Esse - una comunità di Passioni

Campagna Referendaria

un tentativo d’analisi prima del voto

di: Luigi Nappi,

22 Ottobre 2016

Categorie: Italia, Politica Interna

Con molta attenzione viene seguito il travaglio che sta segnando in questa fase la vita delle forze politiche in campo; tuttavia ci si rende conto di quanto sia faticoso, in questa “kermesse” di proclami e semplificazioni, far valere davvero le ragioni del NO; si avverte il pericolo che i contrasti e i personalismi possano far perdere di vista le vere finalità della politica, atta a garantire le condizioni entro cui può realizzarsi la pienezza della vita umana.

Occorre allora chiedersi quali sono gli obiettivi e gli intenti degli esponenti del governo, ma anche di chi all’opposizione, contrasta questa pessima riforma costituzionale, visto che risulta difficile per molti, spiegare le ragioni del dissenso entrando nel merito della riforma.

Gli esponenti del governo semplicisticamente dicono che “al referendum si vota per abolire il Senato”, poi propinano una faziosa scheda elettorale, forse, per estorcere un’voto in ultima battuta tra le indecisioni in cabina elettorale. Poi c’è il NO della destra, dei populisti, degli evergreen della prima Repubblica, un voto opportunista, che non è quello della straordinaria comunità che in questi mesi è impegnata nei comitati del NO, con le associazioni, i comitati territoriali, la società civile in genere, da sempre in difesa della nostra costituzione anche quando, poco più di 10 anni fa, nell’estate del 2006, andava in scena un altro referendum costituzionale voluto da Berlusconi. Si intravede, dunque, il rischio dell’allontanamento dei cittadini dalla vita politica del paese che in qualche modo mette in discussione la qualità della vita democratica.

Poi c’è il “combinato disposto” con la legge elettorale “l’Italicum”, legge che, per forza di cose, diventa tema centrale nella discussione politica sul referendum. Da questa combinazione sbagliata ne consegue un accentramento di potere nelle mani dell’esecutivo e del premier, generando, come conseguenza inevitabile, un deleterio contrappeso democratico. Per questo, la straordinaria comunità della sinistra, con forza dovrà far valere le vere ragioni del NO, dovrà farlo tra la gente, nelle piazze, nei luoghi di incontro, perché la Costituzione italiana chiara e comprensibile a tutti, non va modificata da una riforma tecnicamente incomprensibile. Il paese è diviso proprio sulla costituzione che l’ha unito dopo il fascismo, perciò, vale la pena spendere tutte le nostre forze, per poi convergere in un campo largo progressista, provando a dimostrare con concretezza che esiste un altro modo di far politica. Attualmente le nostre idee, e di preciso il percorso di sinistra italiana, rappresenta il tentativo concreto per uscire definitivamente dal vicolo cieco in cui si dibatte ormai da decenni. Costruire il partito nel rispetto di un programma basato sui diritti, l’ambiente, il lavoro, l’Europa, provare a convivere insieme e a lavorare gomito a gomito: comunisti, forze civiche, culture ambientaliste, associazionismo cattolico, movimenti di lotta che accettino la sfida di governo. Seguire altre strade, quelle del Ni e del So, in questa fase di campagna referendaria, o quelle delle alleanze trasformiste e ambigue con il PD, servirebbe solo a determinare l’insuccesso, come d’altronde è accaduto già negli anni passati. Attualmente bisogna ricostruire uno spazio aperto plurale, di esperienze, sentimenti, passioni. Questa è la sfida. Un’appassionante processo di trasformazione politica in un presente ignoto ove le destre crescono in Italia e in Europa e si alimentano grazie alla crisi, al pressapochismo, all’incertezza, proprio come quelle degli anni passati. Un partito che lavori per gli altri, che faccia qualcosa per qualcuno e che ponga al centro di ogni discussione, l’umano. Iniziamo a farlo partendo dal referendum e dal nostro No, senza se e senza ma.

Luigi Nappi

Sono nato nel 1985 a Nola, una cittadina della provincia napoletana, territorio vittima della camorra e dallo scellerato inquinamento ambientale definito "terra dei fuochi". Per questo ho scelto di lottare per una realtà diversa, a partire dalla realtà stessa. Scelsi di militare nel partito della rifondazione comunista e per circa dieci anni, ho intrapreso battaglie molto dure in un territorio molto complicato, in difesa del lavoro, a sostegno della legalità, a tutela dell' ambiente e dei beni comuni. Attualmente, insieme a tanti compagni, abbiamo dato vita ad un associazione politica culturale chiamata FRASTUONO, per la crescita del paese verso uno sviluppo armonico, sociale, culturale e morale. Seguo, con interesse i lavori costituenti per un partito della sinistra alternativa, conscio del fatto che essere comunisti e di sinistra è sempre stato difficile, oggi più che mai.

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