Quattro poliziotti parlano dentro la volante ferma con due portiere aperte. Fa caldo, è estate e sono le undici del mattino.
Il marciapiedi e i parcheggi di questo tratto di strada sono chiusi da un lungo nastro a strisce bianche e rosse, di quelli che si usano quando si vuole segnalare un limite da non superare, legato a paletti mobili posizionati uno ogni dieci metri. L’auto della polizia è nel mezzo della parte libera.
Sul paletto vicino a dove ho parcheggiato io, c’è un cartello con scritto che la zona è inaccessibile a pedoni e auto fino a martedì.
Ma oggi è mercoledì, quindi non vale più.
-Buongiorno, posso chiedere?-
-Dica- risponde uno dei due agenti seduti dietro interrompendo la chiacchierata-
-Sul cartello c’è scritto di non parcheggiare, ma fino a martedì. Oggi è mercoledì, io ho messo la macchina li avanti. Va bene?-
-Sì, lì da oggi va bene. È qui che ancora non si può parcheggiare-
C’è molto spazio vuoto lungo i settanta metri circa di strada e un paio di camion di traslochi posteggiati vicino all’ingresso dell’edificio.
-Grazie, molto gentile-
-Grazie a lei, buongiorno-
Mentre mi giro per andare per la mia strada, con la coda dell’occhio vedo uscire dalla porta dello stabile un uomo corpulento che spinge un carrello della spesa pieno di oggetti di arredo e subito dietro una donna, anche lei con un carrello simile. Sul marciapiedi, lungo la facciata, noto anche una pila di cartoni ammucchiati.
Sembra un trasloco di gente semplice. Certo che se c’è un’auto della polizia, forse non è un trasloco come gli altri. A quel punto delle mie supposizioni, incuriosito mi fermo a guardare. Attraverso la strada e mi metto sul lato opposto in una posizione comoda per vedere bene.
Al piano terra c’è uno spazio commerciale con ampie vetrine, sembra svuotato da poco e sono rimasti solo alcuni cartelli scritti a mano, attaccati alle vetrate con lo scotch, leggibili dall’esterno.
Le scritte più grandi si leggono anche dalla mia posizione.
Su un cartello si legge il titolo:
“Ecco tutti i numeri del nostro residence sociale”
e, appena più sotto, un elenco che non leggo bene da lontano e quindi fotografo zoomando col telefono e poi guardo la foto ingrandita per leggere :
Progetto di Residence sociale autogestito ed autofinanziato
SCHEDA TECNICA
6.000 MQ DI SUPERFICIE ABITABILE
67 APPARTAMENTI, MONO, BI E TRILOCALI
28 BAGNI COMUNI DISTRIBUITI SU 7 PIANI
4 DOCCE COMUNI DISTRIBUITE SU 4 PIANI
1 MENSA SOCIALE AUTOGESTITA
2 CUCINE COMUNI
1 OFFICINA DEL RICICLO
3 SALE CON CAPIENZE DA 30 A 150 PERSONE
1 SALA STUDIO
1 SALA GIOCHI PER BIMBI
1 LUDOTECA
1 BIBLIOTECA
1 SALA TV COMUNE
1 PALESTRA CON ATTREZZI
1 LAVANDERIA
RISULTATI RAGGIUNTI DAL GIORNO DI OCCUPAZIONE :
18 FAMIGLIE TRANSITATE E REINSERITE IN ALLOGGIO ERP
4 FAMIGLIE CON ASSEGNAZIONE IN FASE DI ABBINAMENTO
47 BANDI PRESENTATI PER ASSEGNAZIONE ALLOGGIO ERP
142 CITTADINI SONO TRANSITATI AL RESIDENCE
98 CITTADINI COMPRESI MINORI, HANNO DIMORA AL RESIDENCE (4 COPPIE SI SONO FORMATE QUA, MA METTIAMOLO TRA PARENTESI )
17 ETNIE CONVIVONO PACIFICAMENTE
3 BIMBI HANNO AVUTO LA LORO PRIMA CASA DA NOI
IN QUESTO MOMENTO, CON 98 INQUILINI RESISTENTI, STIAMO FACENDO RISPARMIARE ALLA COLLETTIVITA’ BEN 9mila EURO AL GIORNO, CALCOLANDO IL COSTO MEDIO DI UN CITTADINO OSPITE NELLE COMUNITA’ IN CONVENZIONE (90 EURO AL GIORNO IN MEDIA )
3mila PASTI DISTRIBUITI GRATUITAMENTE CON L’OPERAZIONE ‘MENSA SOTTO LE STELLE’;
370 I SACCHI A PELO INVERNALI E CENTINAIA I CAMBI DI ABITO DISTRIBUITI DALL’OPERAZIONE ‘UN SACCO DI VITA’
OBIETTIVI E DATE ENTRO CUI SARANNO RAGGIUNTI:
RISCALDAMENTO SECONDA ALA DEL PALAZZO (LA PRIMA ALA E’ BEN RISCALDATA) – ENTRO DICEMBRE
MONTAGGIO DI ALTRE 2 DOCCE – ENTRO DICEMBRE
PRESENTAZIONE AL GOVERNO DI UNA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE CHE PORTI IL NOSTRO PROGETTO AD ESSERE LEGALMENTE RICONOSCIUTO E RIPETIBILE – ENTRO MARZO PROSSIMO ANNO
FINE PREVISTA DELL’ESPERIENZA – “COL CACCHIO CHE CI FREGHI”
Fermo gentilmente un passante e gli chiedo:
-Scusi, cosa succede?-
-Quello-risponde lui indicando il grande edificio-è un palazzo del comune. Una volta c’erano gli uffici di un’ azienda pubblica ridimensionata; è rimasto vuoto per alcuni anni e poi un gruppo di persone l’ha occupato. Da due anni ci avevano fatto molti appartamenti per gente in difficoltà. Adesso l’hanno sgomberato. Oggi è il terzo giorno di evacuazione, ormai hanno quasi finito. Veniva due giorni fa e ieri, e vedeva camionette della polizia, decine di agenti, una quindicina di camion di traslochi e molte famiglie in lacrime.
Chissà dove li hanno portati. Dicono, smistati in alcune cooperative di accoglienza. Poverini…-
-A leggere i cartelli appesi a quelle vetrate sembra che fosse una bella cosa! Perché li hanno mandati via?-
-Lei è abbastanza giovane- mi risponde il passante- e magari certe cose non le ha mai viste, ma io che potrei essere suo padre, ne ho viste tante di cose così. In questo Paese che amo per tanti motivi, c’è una cosa che non mi va giù da sempre ed è la mancanza di rispetto per i poveri.
Non dico la carità e l’elemosina, di quelle ce n’è in abbondanza. Dico il rispetto sociale.
Vede, il rispetto è quella cosa che dà dignità a tutti e la prima forma di rispetto dovrebbe venire dalle istituzioni e dai ricchi, che si assumono la responsabilità di assicurare i diritti di tutti attraverso le leggi.
Il diritto di essere trattati degnamente.
Il diritto alla casa è parte fondamentale di questo, ma è largamente ignorato.
Invece dovrebbe essere scritto chiaramente nella Costituzione e un alloggio adeguato non dovrebbe mancare a nessuno, per riconoscimento di un diritto naturale.
Lo Stato dovrebbe investire le risorse necessarie affinché chiunque fra quelli che non possono provvedere in autonomia, abbia una casa dove vivere da solo o dove allevare la sua famiglia. Invece tutto è in mano al “mercato” cioè all’egoismo e alla speculazione e in Italia non si fa più edilizia pubblica.
Sa quanti appartamenti pubblici ci sono in città, sfitti perché non hanno gli impianti a norma o andrebbero ristrutturati per l’agibilità abitativa? Migliaia. Ma non si fa quasi nulla perché l’Amministrazione dice di non avere i soldi. Ma per ristrutturare teatri e monumenti i soldi si trovano. È giusto avere città belle e curate, ma prima dovremmo pensare alla casa per tutti.
C’è scritto anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948:
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti”.
La dignità viene prima di tutto e la casa è la prima affermazione della dignità.
Prima del lavoro, perché ci sono lavori che non consentono di pagare una casa.
E prima della salute, perché senza una casa non si può stare bene.
Nella nostra Costituzione, di cui si parla tanto in questi tempi, il lavoro e la salute sono citati come diritti inalienabili. Ma la casa no. La parola casa c’è solo per citare gli ex re di Casa Savoia.
Non è abbastanza grande per starci tutti.
di: Carlo Crosato,
di: Franco Astengo,