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Cosa sta succedendo in Cecenia?

È in atto una gravissima violazione dei Diritti Umani: numerosi omosessuali sono stati deportati e torturati in un lager

di: Chiara Di Marcantonio,

20 Aprile 2017

Categorie: Politica Estera

Sconcertante. Semplicemente agghiacciante.

In Cecenia in questo periodo sta avvenendo l’impensabile. Alcune ex caserme militari sono state trasformate in un vero e proprio lager destinato a “correggere uomini dall’orientamento sessuale non tradizionale o sospetto“. Il sito si trova ad Argun, una cittadina a circa 15 chilometri ad est della capitale Groznyj.

Da fine Febbraio ad oggi sono stati deportati oltre 100 uomini (anche diversi ragazzi molto giovani), letteralmente sequestrati dai corpi paramilitari dai quali vengono sottoposti a torture e sevizie disumane. Almeno tre persone sarebbero già morte.

La gravissima situazione in corso è stata rivelata dalla testata indipendente russa Novaya Gazeta, per cui collaborarono le giornaliste Anna Politkovskaja e Natalya Estemirova, entrambe assassinate in circostanze non ancora chiarite.

Tutto sarebbe partito dall’arresto di un uomo per consumo di sostanze stupefacenti nel cui cellulare, ingiustamente sequestratogli, sono state trovate immagini «a contenuto omosessuale». I militari hanno così ispezionato la rubrica del telefono per individuare altri contatti legati all’uomo da rintracciare e poi prelevare.
«Ci hanno fatto l’elettroshock. È stato atroce. Ho resistito finché non ho perso i sensi e sono caduto a terra», ha raccontato un sopravvissuto alla testata di cui sopra. «Alcuni sono stati brutalmente picchiati con dei tubi metallici. “Non meritate la vita!”, ci hanno urlato».

Altre denunce sono state raccolte da ILGA (la più importante associazione europea per i Diritti Civili delle persone omosessuali e transessuali) e dalla Rete LGBT russa, la quale ha istituito un numero riservato per vittime e testimoni.
«I detenuti vengono interrogati, costretti a sedersi su delle bottiglie, picchiati a sangue, torturati con scariche elettriche.
Alcuni sono stati percossi brutalmente fino alla morte e poi riconsegnati esanimi ai familiari
», ha riferito a Novaya Gazeta un altro testimone oculare.
«Esistono solo tre modi per uscire: pagare una somma esorbitante, fornire altri contatti o essere consegnati in mano a dei parenti spesso omofobi cosicché finiscano loro il “lavoro” iniziato lì dentro»

Tanya Lokshina, direttrice di “Human Rights Watch” per la Russia, ha definito “inaccettabile” il silenzio da parte del Cremlino sulla violazione dei Diritti Umani in atto, in una regione dove “l’omofobia è intensa e dilagante” e la situazione è critica per chi è gay.

Il Governo ceceno ha smentito tutto con dichiarazioni al limite dell’assurdo.

Secondo Alvi Karimov, portavoce del Presidente ceceno Ramzan Kadyrov, in Cecenia non esistono omosessuali. «Se ci fossero», ha proseguito, «non sarebbe necessario arrestarli in quanto i loro stessi familiari li invierebbero in posti da cui non potrebbero fare ritorno».

Queste affermazioni irricevibili hanno spinto la comunità internazionale a mobilitarsi.
L’associazione italiana “Certi Diritti” ha inviato una lettera urgente al Ministro degli Esteri Angelino Alfano e all’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri Federica Mogherini affinché la diplomazia europea non resti silente: «La necessità di preservare gli equilibri geopolitici con la Russia non insabbi il ricorso storico messo in atto dalle autorità cecene».

Michele Ragosta, deputato di Articolo Uno-Movimento Democratico e Progressista, ha annunciato un’interrogazione parlamentare indirizzata alla Farnesina.

Anche i parlamentari del Pd Monica Cirinnà, Sergio Lo Giudice, Benedetto Dalla Vedova e Luigi Manconi (quest’ultimo è Presidente della Commissione Diritti Umani) hanno predisposto un’interrogazione al Ministero degli Esteri per sollecitare una reazione del nostro Paese dinanzi a questa immane violenza.

«La Repubblica Cecena, essendo parte della Federazione russa, è soggetta alle tristemente famose leggi contro la libera espressione delle persone omosessuali approvate dalla Duma tre anni fa. Questa escalation mette in serio pericolo la condizione dello Stato di Diritto nella Russia di Putin: il Governo russo deve avviare urgentemente un’indagine e permettere agli ispettori internazionali una verifica delle condizioni in cui versano i detenuti», hanno dichiarato.

A tal proposito è intervenuto anche l’ex premier Matteo Renzi: «Le notizie dalla Cecenia lasciano senza parole. L’esistenza, nel 2017, di campi per rieducare uomini “dall’orientamento sessuale non tradizionale o sospetto” fa davvero rabbrividire. La dignità e la libertà degli esseri umani, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, non possono essere lese così per nessun motivo ed in nessuna parte del mondo. I campi di concentramento per gay ci riportano al nazismo: tutti dobbiamo far sentire il nostro sdegno».

Martedì sera a Milano oltre 300 persone si sono riunite in Piazza Esquilino, nei pressi dell’Ambasciata russa, per esprimere vicinanza e solidarietà alla comunità omosessuale cecena.

A Roma è previsto un Sit In davanti all’Ambasciata russa della Capitale sabato 22 Aprile alle 16:30.

Amnesty International Italia ha finora raccolto oltre 40.000 firme attraverso una petizione indirizzata a Aleksandr Ivanovich Bastrykin, Presidente della Commissione d’Inchiesta della Federazione Russa, in cui vengono richieste a quest’ultimo indagini tempestive, l’individuazione dei colpevoli nonché giustizia per le vittime.

Anche il portale Avaaz ne ha lanciata una, arrivata ad un milione e mezzo di sottoscrizioni provenienti da ogni parte del mondo.

In tutto ciò, chi sta scrivendo questo pezzo non riesce a non pensare ad una celebre poesia del pastore luterano Martin Niemöller, poi riformulata da Bertolt Brecht in questi termini:

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non rimase più nessuno
».

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