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Cosa vuol dire fare Politica, e farla da Sinistra?

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30 Aprile 2020

Categorie: Idee a sinistra, La Sinistra

A trent’anni dalla svolta della Bolognina, che riguardò il più grande Partito Comunista d’Occidente ed il più grande Partito di massa del nostro Paese, delle riflessioni sullo stato della Sinistra degli ultimi anni, sono obbligatorie.
In questi giorni ho riflettuto tanto su quello che ha rappresentato il Partito Comunista italiano, per la democrazia, per l’intera società, nella vita della nostra gente; le classi più deboli, gli ultimi.
Ho subito pensato ad una straordinaria iniziativa, promossa nel 1947, dal PCI.
Una storia dimenticata, quella dei cosiddetti “Treni della felicità”, quei vagoni che da Napoli e dal Sud Italia, portarono circa 70.000 bambine e bambini in Emilia-Romagna prima, ed in altre regioni del Nord poi, ospitati da diverse famiglie del luogo.
Questi treni furono chiamati in tal modo perché riuscirono a incidere profondamente nella vita di quei bambini, nel loro presente e nel loro futuro.
A quei bambini mancava tutto: cure mediche, istruzione, vestiti.
Spesso non riuscivano a mettere insieme il pranzo con la cena, ma grazie a quella straordinaria manifestazione di solidarietà si riuscì a dare speranza, si riuscì a dare un futuro.
Oggi viviamo in condizioni diverse, è vero, ma cosa rimane di quella esperienza?
Cosa vuol dire fare Politica, e farla da Sinistra?
La Sinistra in questi anni ha smarrito la sua identità, ha perso la sua sostanza, il suo modo di intendere la politica, ha perso la connessione con il suo popolo, con quelle classi deboli, con gli ultimi.
Ha perso di vista il suo obiettivo: lottare per dare a tutti un’opportunità.
Era un periodo diverso quello, sì, ma era un periodo in cui si stava con i piedi piantati nella società, un periodo in cui si conoscevano le esigenze della propria gente e solo dopo, con una grande opera di coinvolgimento e partecipazione, si elaborava una vera proposta politica.
Ed allora da lì si dovrebbe ripartire, far appassionare la gente, farla partecipare, ascoltarla e confrontarci, conoscere le loro difficoltà quotidiane, le ansie dei giovani e le paure dei più grandi; solo così tornerà la sinistra ad avere un ruolo in questa società, a rappresentare un popolo che non ci riconosce più.
Ma per fare tutto ciò, due sono le condizioni necessarie:

  • Una classe dirigente credibile
  • Contenuti radicali, chiari.
    Una dura lotta all’evasione fiscale, affermando con forza l’eliminazione del contante in prospettiva.
    Occorre investire con importanti risorse in istruzione e ricerca, investimenti sul lavoro e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
    Occorre rimettere al centro il Servizio Sanitario Nazionale affrontando il problema della carenza di personale, garantendo innanzitutto l’accesso alle formazioni specialistiche ai medici abilitati.
    Bene l’abolizione del SuperTicket, ma non basta, abbiamo bisogno di medici per garantire una sanità pubblica di qualità.
    Abbiamo bisogno di un ‘Piano casa’, tornare a parlare di edilizia popolare; tutti hanno diritto ad un tetto.
    Occorre tornare a discutere di equo canone riguardo agli affitti, per evitare grandi speculazioni.
    Questi e tanti altri, sono i temi da affrontare per una sinistra degna di questo nome.
    La strada è in salita, ma l’unica da percorrere.
    Rinunciare al nostro ruolo, alle nostre idee, questo sì, rappresenterebbe la più grande delle sconfitte.

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