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Della Democrazia e di Eugenio Scalfari

Elogio (antico, rituale, irriflesso) del monocratismo. E rifiuto (irriflesso, immotivato) del governo duale

Scrive Eugenio Scalfari nell’editoriale del 3 Aprile:

«Il tema della democrazia è stato più volte riproposto

da quando Renzi ha preso il potere nel 2013 come segretario 

del Pd prima e di presidente del Consiglio poi.

Da allora Renzi comanda da solo con il suo cerchio magico 

composto da suoi più fedeli collaboratori. Ho più volte criticato 

questa tendenza autoritaria, connessa anche

ad una riforma elettorale maggioritaria e ad una riforma 

costituzionale di trasformazione- abolizione del Senato. 

Fermo restando – per quanto mi riguarda – la più netta 

contrarietà a quelle due riforme (elettorale

e costituzionale) ho invece rivisto la mia contrarietà

al comando solitario. L’ho rivista per due ragioni: la prima 

riguarda l’estrema complessità dei problemi che oggi ogni 

governo deve fronteggiare nel proprio Paese, in Europa

e nel mondo.

La seconda sta nella constatazione che una società globale 

complica ancor più la complessità dei problemi

e la maggiore rapidità necessaria per risolverli.

Ma c’è una terza ragione: in tutto l’Occidente democratico 

esiste un Capo che comanda da solo: il cancelliere 

in Germania, il premier in Gran Bretagna,

il presidente della Repubblica in Francia, il presidente 

degli Stati Uniti d’America. Solo per ricordare gli esempi

di maggiore importanza. Questi esempi non configurano 

dittature: esistono contropoteri adeguati: i Parlamenti,

le Corti costituzionali, la Magistratura. Questi poteri ci sono 

e vanno comunque rafforzati. Entro questi limiti l’esistenza 

di un capo dell’Esecutivo che sia al timone non desta 

preoccupazioni».

Scalfari, quindi, dopo anni di riflessione e studi, scopre

la necessità, per la soluzione in complessità/rapidità

dei problemi, di avere “un capo che comanda da solo,

sia pure entro dati limiti”. Scopre, in una parola,

la necessità della continuità storica del monocratismo

al Potere (anche se “sunt … certi fines”).

Ma qual è l’origine del monocratismo? E’ forse un’origine

animalesca? Un’origine esclusivamente causata

dal primordiale dominio del Maschio Alfa? Un’origine istintiva,

naturale, fuori logos e civiltà?

L’organizzazione sociale del Potere pare comunque

ancora riflettere quell’origine, sia pure con tutti i limiti raccolti

dalla Storia lungo il suo percorso.

Il monocratismo sembra essere l’esito naturale

di una storia tutta al maschile, e insieme l’esito culturale

di un assoluto predominio del maschilismo, soprattutto

nelle istituzioni del Potere.

Si può ancora sperare di risolvere la complessità

dei problemi con una struttura di Potere di tipo monocratico

con un’origine così marcata sul piano dei generi?

Non è auspicabile tentare di superare il monocratismo

con un Governo Duale? Un uomo e una donna

al Comando da soli?  Sempre of course entro definiti limiti.

Ognuno può liberamente immaginare la portata

delle conseguenze a cascata nei comportamenti sociali

e di relazione. E ogni persona, soprattutto se di cultura

liberale e di sinistra, in quanto impegnata nel processo

di estensione della democrazia reale, non può lasciar cadere

nel vuoto la riflessione nel merito.

Forse difendere il monocratismo,  proprio a partire

dall’Occidente, non è il massimo.

O no?

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