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La Sinistra alle prese con il “recinto”

Le compatibilità che inchiodano la sinistra

di: giulio di donato,

2 Marzo 2016

Categorie: Archivio

Prima la globalizzazione neoliberista, ora il cosiddetto pilota automatico messo in moto dalla tecnocrazia europea svuotano le istituzioni democratiche di poteri e funzioni e immobilizzano la politica in un recinto. E noi tutti, a sinistra, restiamo come stretti in una morsa fatale. Chi sta nelle istituzioni, in questo contesto di democrazia rappresentativa “mutilata e inerte” e con un partito democratico interno al quadro delle compatibilità date, finisce per consumarsi in un’inevitabile impotenza, con tutti i rischi di una deriva burocratica e autoreferenziale. Chi ne sta fuori, salva se stesso e la propria carica antagonista, ma non riesce a trovare un perno che sia leva di trasformazioni significative. In questo scenario, come tornare ad essere i soggetti della trasformazione? Innanzitutto, rompendo quella camicia di forza, spezzando il vincolo delle compatibilità date e ricostruendo quegli strumenti di lotta politica in grado di rivoluzionare l’esistente. Tutto molto difficile, certo, ma questo deve essere il compito di una nuova Sinistra che, nel frattempo, si è rigenerata dal basso fuori e oltre il quadro politico attuale. Non c’è solo da ricostruire e organizzare una comunità, un tessuto, un proprio campo sociale; c’è anche la necessità di darsi, qui ed ora, gli strumenti della trasformazione sociale. Sul versante istituzionale, andrebbero restituiti poteri e funzioni alle rappresentanze popolari, rafforzando i momenti di democrazia diretta e partecipativa. Ma qui uno dei nodi del problema è l’Europa. La crisi degli ultimi anni dimostra come l’attuale livello di coesione abbia privato gli Stati di molti degli strumenti necessari a farvi fronte. Ora, o si torna indietro, al recupero della sovranità monetaria e nazionale, oppure – ed è la soluzione da preferire – si procede in fretta ad una maggiore integrazione politica in grado di superare il deficit di democrazia attuale, rompendo quel dominio di tecnocrazia e neoliberismo tutto rigore e tagli alla spesa sociale, privatizzazioni, precarietà e svalorizzazione del lavoro, ecc. Introducendo meccanismi di condivisione del debito e spingendo la Bce a finanziare, sia pure a certe condizioni, direttamente gli Stati, perchè la finalità primaria delle sue azioni diventi, accanto alla stabilità dei prezzi, quella di promuovere la piena occupazione. Sullo sfondo, l’idea della doppia moneta; un diverso modello di cooperazione monetaria che vedrebbe all’interno dell’eurozona la convivenza fra valute diverse e la presenza dell’euro come moneta comune di fronte alle altre valute internazionali come il dollaro e lo yen, che agirebbe da scudo verso la speculazione internazionale. Insomma, urge cambiare volto all’Europa, rilanciando e potenziando quanto di più prezioso ha costruito nei decenni (Welfare state), per un’alternativa di modello di sviluppo, solidale socio-eco sostenibile Se tutto questo, però, sembra essere fatto per i tempi lunghi, nel frattempo, ecco agitarsi i fantasmi del passato. In quasi tutta Europa monta l’estrema destra, pescando consenso nel crescente malessere e disagio sociale, complici un tessuto sempre più frammentato ed atomizzato e un senso comune favorevole a certe parole d’ordine. Oggi, come allora, crisi economica, crisi delle istituzioni democratiche e crisi della sinistra si tengono insieme; ancora una volta, il capitalismo, nelle sue ricorrenti e strutturali crisi, genera mostri e macerie. O si cambia rotta, e alla svelta, o si va a sbattere non solo sul terreno dell’economia ma anche su quello della tenuta democratica. Di fronte, sempre lo stesso bivio: Socialismo o barbarie!

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giulio di donato

Romano. Militante di base. A Sinistra, in direzione ostinata e contraria.

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