In questi giorni, in queste ore l’esercito turco sta attaccando le postazioni militari dei curdi sia all’interno della Turchia sia in territorio siriano. È un’operazione vergognosa, compiuta da uno Stato membro della Nato e che in molti vorrebbero accogliere all’interno dell’Unione Europea. Uno Stato che scambia armi e petrolio con il Califfato ed è quindi complice e corresponsabile della potenza militare dell’Isis.
Ecco, la dico così: una sinistra italiana e una sinistra europea che vogliono essere decisive e concrete anche a livello internazionale devono promuovere subito una grande mobilitazione contro la guerra, contro le politiche dello Stato turco e la sua repressione, a fianco della lotta coraggiosa del popolo kurdo, vera bandiera di libertà e di autodeterminazione per l’Europa e il Medio Oriente.
Del resto, ci serve come l’ossigeno alzare lo sguardo, riconnetterci con il mondo, con la sua complessità, le sue contraddizioni e le sue speranze. Appunto: contraddizioni e speranze. Come ci dice oggi Corbyn sul Guardian: l’Unione Europea non ci piace, va radicalmente riformata ma uscire oggi sarebbe un errore, una vittoria delle destre e dei nazionalismi.
Ma con quali strumenti lo costruiamo questo nuovo partito, questa nostra impresa così ambiziosa? Con strumenti nuovi e strumenti antichi, insieme. Dentro la politica di plastica, dell’ipocrisia e dell’austerity, quanto è innovativa la solidarietà reale, fraterna, popolare di Syriza, che mentre governa nella tempesta economica organizza dal basso assistenza, mutua, banca del tempo?
E cosa c’è di più innovativo per le elezioni americane – che sono per definizione il campo delle lobbies e delle grandi major che determinano con i loro finanziamenti da sempre l’esito delle primarie e delle presidenziali – che un candidato, a dirla tutta non così giovane e non così glamour e che si dichiara persino socialista, pubblichi sul suo sito i milioni di dollari raccolti in poche settimane a colpi di 50, 100 dollari dai collettivi studenteschi, dai disoccupati, dagli ispanici, dagli afro-americani? E che parla in maniera così precisa, puntuale, radicale di lavoro, scuola, sanità, pensioni, eguaglianza?
Lo voglio dire chiaramente: la piattaforma digitale è uno strumento fondamentale, ma è uno degli strumenti della politica, non l’unico, non il principale, non il cuore della nostra impresa politica. Il cuore è muscolo, fatto di fibra, carne, sangue, il cuore è umano. E il nostro cuore non può essere la tecnica, la rete. Saremo il partito che vive in presenza, in ogni piega della società italiana, con il proprio corpo, la propria testa, le proprie gambe e camminerà fianco a fianco con le migliori energie di questo Paese. Lacan la diceva in una maniera bellissima: l’amore per il nome proprio, per l’uno per uno. È un’affermazione bellissima. Noi dobbiamo coltivare questo amore per il nome proprio e dobbiamo essere questa riscossa collettiva. Non lasciare indietro nessuno, prenderci per mano.
Il soggetto sarà il partito. Il partito, una cosa nobile e grande.
Con una cultura politica, una elaborazione intellettuale permanente, solida. Una presenza organizzata.
Con una linea politica chiara. Che dice tre cose, oggi. La prima: che la manomissione della Costituzione da parte del governo Renzi è una scelta gravissima, che scava un solco tra noi e il renzismo, tra noi e questo partito democratico che non ha confini a destra, che imbarca ogni giorno Verdini, gli amici di Scaiola e Cuffaro, che mette un amico personale del presidente del Consiglio a controllare i servizi di intelligence. Noi siamo un’altra cosa. Lo diciamo con pacatezza, senza alcun estremismo ma con chiarezza. Il nostro giudizio sul governo Renzi è questo ed è rigoroso. Per questo ci rivolgiamo a Gianni Cuperlo e ai tanti compagni che sono ancora nel partito democratico: è questa casa vostra, venite con noi a combattere una battaglia maggioritaria nel Pase contro una riforma che porta l’Italia fuori dal perimetro democratico!
Secondo punto. Noi diciamo che “il papa non si deve immischiare nella politica italiana”. Ma lo ha detto lui, lo ha detto questo straordinario pontefice che ci chiama a un dialogo profondo, tra credenti e non credenti, sui temi dell’uomo, della cura della nostra casa comune, sul modello di sviluppo e di economia. Ma appunto, l’Italia deve essere uno Stato sovrano e nessuno può mettere un freno a conquiste minime di civiltà come quelle contenute nel disegno di legge sulle unioni civili.
Terzo. Non permetteremo a Salvini e ai suoi camerati di infangare la memoria della Resistenza il prossimo 25 aprile. E non permetteremo a loro di governare neppure un Comune, neppure una città. Pensassero alle loro inchieste giudiziarie, alla corruzione e alle tangenti con cui – speriamo ancora per poco – governano in Lombardia. E ci lasciassero il 25 aprile, con l’orgoglio delle nostre città medaglie d’oro della Resistenza, della nostra Storia.
Concludo. Ho detto della cultura e della linea politica. Ma qual è la chiave perché questo partito sia finalmente il nuovo partito della Sinistra italiana che da tempo vogliamo costruire? Una sola. Alcuni la chiamano contendibilità, io la chiamo democrazia. Un partito che non sia la somma di pezzi autorappresentati, perché se pensiamo sia sufficiente rimettere insieme i gruppi dirigenti delle storie passate non abbiamo capito nulla. Non abbiamo tratto alcun insegnamento dagli errori e dai fallimenti del passato recente. Che invece ci dicono con chiarezza che bisogna voltare pagina, cambiare passo, facce, biografie, linguaggi. Mollare le rendite di posizione e costruire un unico grande corpo collettivo, aperto, ampio, inclusivo, democratico. Custodire fino in fondo l’idea e la pratica della nostra diversità.
Riconsegnare subito la sovranità a questa nostra gente, a questo nostro popolo che vuole tornare a essere protagonista. Sì, come diceva Pietro Ingrao. Le masse protagoniste, almeno qui, almeno a casa nostra.
Grazie.
Aggiornato: 22 Febbraio: La redazione di Esse ringrazia Radio Radicale per il video
Esse è una comunità di passioni che raccoglie tante compagne e tanti compagni che hanno un sogno. Contribuire sia sul piano teorico che su quello pratico-politico a ridare alla parola Sinistra il senso che ha perduto.
Sono nato nel 1984 a Treviglio, un centro operaio e contadino della bassa padana tra Bergamo e Milano. Ho imparato dalla mia famiglia il valore della giustizia e dell’eguaglianza, il senso del rispetto verso ciò che è di tutti. Ho respirato da qui quella tensione etica che mi ha costretto a fare politica. A scuola e all’Università ho imparato la grandezza della Storia e come essa si possa incarnare nella vita dei singoli, delle classi e dei movimenti di massa. A Genova nel luglio 2001 ho capito che la nostra generazione non poteva sottrarsi al compito di riscattare un futuro pignorato e messo in mora. Per questo, dopo aver ricoperto per anni l'incarico di portavoce nazionale dei Giovani Comunisti e avere fatto parte da indipendente della segreteria nazionale di Sel, ho accettato la sfida di Articolo 1 - Movimento democratico e progressista, per costruire un nuovo soggetto politico della Sinistra, convinto che l’organizzazione collettiva sia ancora lo strumento più adeguato per cambiare il mondo.
La Sinistra, Politica Interna, Società,
di: Luca Rossi,
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