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Make America great again, e Trump sale sul trono!

Verdetto a sorpresa nella lunga notte delle Presidenziali americane.

di: Franco Frediani,

9 Novembre 2016

Categorie: America del Nord, Eventi, Politica Estera

La notte dei presagi, delle percezioni anticipatorie. Con largo anticipo Hillary Clinton “ringrazia lo staff, comunque vadano le cose”. Donald Trump spazza via i pronostici della vigilia che lo vedevano come sfavorito, andando ad imporsi come il 45° presidente degli Stati Uniti. Il “tycoon” rispetta il significato del soprannome. Ciò che ci aspettavamo dalla Clinton ci viene offerto da Lui. Vince negli stati dove nessuno credeva, e lo fa proprio grazie a quelle che venivano considerate dai più, ed a giusta ragione, vere e proprie manifestazioni di arroganza, espressioni dirette quanto palesemente minacciose. Proprio quello che invece milioni di cittadini americani hanno premiato, cercando l’uomo forte, pronto a mettere in pratica iniziative decise che potrebbero cambiare molte delle cose portate avanti dall’Amministrazione Obama. E forse anche il destino del mondo!
E’ difficile, almeno a caldo, dire qualcosa sul consenso che Trump ha riscosso proprio negli stati dove “teoricamente” avrebbe dovuto perdere. Gli esempi sono chiari e sorprendenti, come quello del Texas dove la comunità Ispanica gli ha concesso i suoi favori, o come la caduta del tradizionale veto imposto dai Mormoni. Per non parlare delle analisi fatte alla vigilia, sicuramente viziate da atteggiamenti di “prudenza” di milioni di sostenitori repubblicani. Si ipotizza persino qualcosa di strano a livello comunicativo. Voluto o casuale? Ma tanti sono gli interrogativi che rimangono aperti. E’ quindi chiaro che dovremo fermarci quì per riflettere, cercare di capire quello che veramente è accaduto senza avventurarci in considerazioni approssimative e sicuramente affrettate. Possiamo però semplificare un po le cose parlando senza incertezze di un vero e proprio tsunami politico, perché di questo si tratta. Siamo in presenza di un evento che potrebbe cambiare il mondo; al punto che già molti commentatori lo paragonano al crollo del muro di Berlino. La geopolitica mondiale è in fibrillazione. Le Borse hanno paura e la traducono in “valori numerici” che porteranno vistose sorprese. I democratici hanno forse scelto il candidato sbagliato; o forse è stata la stessa Clinton ad aver perso, ostinatamente come suo solito. Si dice che sia stata, in un certo qual modo, “punita” dalle stesse Donne americane che hanno visto in Lei l’immagine di una persona antipatica, collusa o quanto meno a contatto per troppo tempo con i poteri forti, lontana dallo stereotipo della tipica donna americana, non percependola come una di loro. Una famiglia ricca; una ricchezza accumulata proprio attraverso l’impegno politico-amministrativo che ha stancato con molti anni di presenza ai vertici del potere, molti e molte. Ipotesi, ma non poi molto lontane dalla conferma.
I dati sono implacabili, e l’elenco degli stati e del numero dei grandi elettori emette progressivamente la sentenza favorevole a Trump al quale, a pochissimi stati ancora da scrutinare, vanno: Idaho, Montana, Utah, Wyoming, Nord Dakota, Sud Dakota, Nebraska, Kansas, Oklahoma, Texas, Iowa, Missouri, Arkansas, Louisiana, Indiana, Kentucky, Tennessee, Mississipi, Alabama, Ohio, West Virginia, Carolina N., Carolina S., Georgia e Florida, Arizona e Alaska.
L’ex Segretario di Stato si aggiudica invece gli stati di Washington, Oregon, California, Nevada, Colorado, New Mexico, Illinois, Virgiania, New York e Maine.
Al partito repubblicano vanno sia il Senato che la Camera dei rappresentanti.
Resta il messaggio, anch’esso inviato con discreto anticipo dallo stesso Obama che rivolgendosi agli americani dice più o meno che “il sole continuerà ogni giorno a sorgere e l’America resterà il più grande Paese del mondo”.
A noi invece rimane sicuramente la preoccupazione per l’incertezza di un futuro che non promette molto di buono. Impossibile non andare con il pensiero a ciò che poteva essere e non è stato. Dopo il “rifiuto” palesato nei confronti di Hillary Clinton, e la “speranza” riposta nel nuovo (bello o brutto che sia), non si può non pensare a come potevano andare le cose se lo sfidante Democratico fosse stato diverso. Il pensiero va ad “un certo” Bernie Sanders, inutile negarlo!

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