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Il referendum e il quorum spaccato: la quiete prima della tempesta

Riflessioni post referendum: che fare?

Il referendum lo abbiamo perso e non per pochi decimi di percentuale.

Forse perché abbiamo dato troppo peso a Facebook e twitter e troppo poco a fare campagna referendaria, casa per casa, persona per persona, come si sarebbe dovuto fare. Ma certo è che non si tratta di una mezza vittoria. Non ci sono conti che possano tornare per vedere il bicchiere mezzo pieno, per provare a salvare un quarto della faccia, non su questo, non questa volta.

Questa volta l’Italia ci ha spaccato il cuore, anzi, il quorum. Lo ha fatto parlando proprio della salute e la tutela del nostro mare, che è l’unica cosa con cui confiniamo oltre agli austriaci, ai francesci, agli svizzeri, agli sloveni con cui combattiamo e ci odiamo reciprocamente dalla notte dei tempi. Ma con il mare no, era madre e padre di tutte le nostre grandi storie, almeno fino ad ora. Fino a questa totale indifferenza che ha toccato il 70% degli aventi diritto, nonostante i partiti che invitassero al voto fossero tutti, tranne quelli della maggioranza di governo. Certo l’informazione pubblica non ha aiutato, tra articoli sbagliati, comunicazione istituzionale tardiva e disinformazione pilotata.

Ma non ci lamenteremo e non ci piangeremo addosso, non questa volta.

“Odio gli indifferenti” diceva Gramsci, noi non possiamo permettercelo, perché questa indifferenza non è la stessa di un secolo fa. Noi con questi indifferenti dobbiamo provare a parlare, dobbiamo riuscire a raccontargli una storia differente dalla grammatica unica e populista dell’epoca renziana, per convincerli a non esser più indifferenti e a combattere al nostro fianco.

I comitati notriv regionali, provinciali e locali unitari non hanno funzionato. Con tutte le forze politiche coinvolte prese a cercare di lanciare il proprio cappello sul risultato referendario ancora tutto da acquisire. Tutti a pensare tristemente di poter politicizzare le azioni anche minime, sul proprio simbolo, per propria visibilità, magari in vista delle amministrative, per qualche 0,qualcosa% in più.

E allora? Si riparte subito, certo, da una lezione amara, siamo costretti a farlo, senza alternative. E, almeno noi, lo faremo con qualche certezza in più.  La certezza di dover dare vita a qualcosa di nuovo e definito, comprensibile e riconoscibile, perché quello che c’è inizia a non rappresentare veramente più nessuno.

Noi non ci accontentiamo di dare vita ad un’accozzaglia di forze diverse, per combattere qualcuno, si chiami anche Renzi, magari dovendo come in questo caso sperare che gli italiani continuino a votare anche il neogiacobinismo dei 5 stelle o il fascioqualunquismo di Salvini, perché di fatto noi non siamo ancora numericamente e politicamente autosufficienti.

Certo, combatteremo di nuovo per il Referendum costituzionale in arrivo, ma lasciateci la speranza di poter continuare a credere che i nostri voti, come sempre è stato, debbano essere pro-qualcosa e non anti-qualcuno.

Ed in questo senso, ci teniamo a sottolineare che noi, la sinistra unitaria arcobaleno 2.0, della somma dei 1000 simbolini della “coerenza”, che rappresentano solo piccoli gruppi autoreferenziali e autonominati, non la vogliamo fare.

Semmai vogliamo collaborare per costruire qualcosa di veramente nuovo, che provi a sovvertire gli status quo nazionali, che oggi invece sono tutti arrotati intorno ad interessi ben lontani dal bene comune. Vogliamo collaborare a dare vita ad un partito che abbia la forza di aiutare una nazione disinformata, intorpidita e arresa, a svegliarsi e che non sia un moltiplicatore di banalità, bufale da facebook e odio cieco, insulti e tweet offensivi .

E che abbia davvero la voglia e il coraggio di sfidare e battere Renzi, la sua corte e il suo carrozzone degli “ciaone”, senza vergogna e rispetto per gli altri. Sfidarli e batterli su quale futuro costruire per questa nazione e per un’Europa diversa.

E che magari riesca finalmente a cambiare in meglio le cose.

Perché, per il momento, siamo immersi nel solito mare (trivellabile) del nulla di fatto tutto italiano, guardando l’orizzonte. Passando il tempo a darci a vicenda  colpe e responsabilità o ad autoincensarci su vittorie di Pirro tutte di fantasia, e a chiederci cosa avremmo potuto fare e non abbiamo fatto.

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