Il referendum è stato vinto dai principi.
Il primo classificato è il principio che la Costituzione si può modificare, ma non si cambia a colpi di maggioranza, bensì con almeno i due terzi del Parlamento, come suggerisce l’articolo 138.
Non si stravolge a pacchetti “dentro tutto”, ma si revisiona un capitolo per volta.
Il secondo scalino del podio va al leaderismo: gli uomini guida non si costruiscono a tavolino con la consulenza delle school of management e delle facoltà di scienze della comunicazione.
Essi emergono con forze proprie dalle idee e dai valori in cui crescono.
Il piglio vivace, risoluto e decisionista, se poggia solo sul carattere dell’individuo, fa emergere appena il suo estro.
Se invece è componente di un vissuto e di un progetto condiviso, consente a molti di riconoscersi nei programmi e nelle soluzioni.
La terza piazza va ai principi fondanti della partecipazione e della emancipazione affidate al progetto di una sinistra finalmente ritrovata e ricongiunta intorno a tutti i suoi valori.
Molta parte dei votanti per il NO appartiene all’ area della sinistra radicale e della sinistra interna del PD. Tanti stanno anche nel Movimento 5 stelle perché a sinistra non sono stati ascoltati.
Questo popolo chiede che a sinistra si faccia ordine, che si abbandoni il gusto per le sofisticate ricette liberiste le quali decorano bene ma solo il centro del piatto senza soddisfare l’appetito. Chiede che si torni ad una sana cucina popolare, semplice e schietta che colma le scodelle e i piatti fumanti alla mensa di tutti.
Per riempire le pance, liberare le teste e alleggerire i cuori.
La Sinistra, Politica Interna,
di: Franco Astengo,
La Sinistra, Politica Interna, Società,
di: Luca Rossi,
Cultura, La Sinistra, Politica Interna,