In questi giorni, grande è la mobilitazione per il SI al Referendum del 17 aprile.
In tanti, e in tante piazze e vie, giriamo fra la gente con i pacchi di volantini sotto le braccia e parliamo con le persone. Si vuole informare e sensibilizzare rispetto al referendum sulle trivelle; si prende la parola insieme per capire e farsi un’idea chiara; si fanno domande e si prova a rispondere sul motivo del referendum, sulla posta in gioco; sull’ambiente, sul lavoro, sul Mare che rischia un inquinamento irreversibile.
In molti fanno volantinaggio ed altre iniziative, da disegni, a video, a discussioni in piazza. Il tutto promosso da SINISTRA ITALIANA e dal Comitato NOTRIV che stanno interagendo con le donne e gli uomini che escono dall’indifferenza, non vogliono ascoltare gli inviti a restarsene a casa. A Frosinone, a Ceccano, A Supino, Giuliano, in molti luoghi ciociari si affrontano le questioni del referendum. Da oggi, come anche ieri venerdì 8 aprile, si volantina, e le iniziative continueranno fino alla chiusura della campagna referendaria.
Il 17 aprile si vota un quesito molto chiaro, inequivocabile, giusto: si tratta di ABROGARE un vero e proprio regalo fatto dal Governo Renzi ai “trivellatori del mare” entro le 12 miglia dalla costa, consentendo loro di protrarre le estrazioni fino all’esaurimento dei giacimenti (e non fino alla scadenza della concessione).
La volontà popolare che si potrà esprimere, votando SI, sarà molto chiara ed efficace: basta con le trivellazioni inquinanti e con i favori ai petrolieri.
Un SI – forte e chiaro – in favore di una politica energetica diversa, per puntare sulle energie rinnovabili, riducendo drasticamente l’uso di petrolio e di idrocarburi.
Le trivellazione non garantiscono nemmeno un posto di lavoro in più: chi dice che le trivellazioni porteranno nuovi posti di lavoro racconta una falsità. Le piattaforme petrolifere sono ad alta intensità di capitali (costano tantissimo) ma bassissima di lavoro. Dove ci sono le trivelle, il saldo tra nuova occupazione e quella preesistente è negativo.
I nostri mari ospitano quantità minime di gas e petrolio: le riserve di petrolio equivalgono a circa 7-8 settimane di consumo nazionale, quelle di gas 6 mesi. I combustibili poi apparterranno alle multinazionali, che potrebbero decidere di non destinarli all’Italia ma di venderli all’estero.
C’è un rischio incidenti. Il mediterraneo è un grande lago: per estrarre poche gocce di petrolio, metteremmo in pericolo le coste, la fauna e la flora marina. Le piattaforme petrolifere davanti ai nostri litorali (12 miglia dalla costa) penalizzeranno il turismo, che da solo vale il 10 per cento del PIL del paese
Inoltre la scelta del Governo di non accorpare il referendum alle elezioni amministrative costerà allo Stato circa 350 milioni di euro. Per di più Il governo sta invitando i cittadini all’astensione. E’ chiaro che vogliono sfavorire la partecipazione democratica. Così si inficia il diritto stesso all’espressione del voto popolare, si riduce lo spazio della Democrazia, non si ascoltano gli elettori, la voce dei cittadini è ridotta al silenzio. Via che porta soltanto all’astensione elettorale: un indietreggiare dell’opinione pubblica a tutto vantaggio di chi al Potere non trova opposizione alcuna e manovra così nel deserto della propria autoreferenzialità. E’ la fine del confronto politico, la fine del diritto di voto. E nel caso delle estrazioni in mare, la prosecuzione di affarismi, ricerche facili di profitti irresponsabili e pure miopi, che non si preoccupano affatto del presente né tantomeno del futuro del lavoro, dell’ambiente, della democrazia.
Allora se non portano posti di lavoro né soldi allo stato, non garantiscono indipendenza energetica, non combattono i cambiamenti climatici, mettono a rischio ecosistema, turismo, pesca e commercio, mettono a rischio la partecipazione democratica a decisioni che investono tutta la cittadinanza e sulle quali è più che opportuno una larghissima espressione pubblica. Allora a che cosa servono? Soltanto a garantire guadagno alle multinazionali.
Quale ALTERNATIVA?
Votare SI il 17 aprile non serve solo a fermare le trivelle, ma a chiedere politiche di messa in sicurezza del territorio e investimenti nelle ENERGIE RINNOVABILI, compatibili con la qualità della vita dei cittadini, con la salute, con la bellezza della Terra e del Mare. Vogliamo tutelare l’ambiente e la salute delle persone. Creare nuovi posti di lavoro e non regalare l’Italia ai petrolieri stranieri.
Domenica 17 aprile andiamo a votare e votiamo SI.
Ricordiamoci la tessera elettorale e il documento di riconoscimento. Riprendiamoci la Democrazia, recuperiamo lo spazio che ci spetta, facciamo sentire la nostra voce e la nostra opinione, senza abbandonare il campo a chi non vuole altro se non l’astensione.
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