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Manifesto

Abbiamo in comune un’idea e un sogno.

L’idea è quella che ancora oggi, anzi oggi più che mai, la parola “sinistra” abbia un significato profondo e un’attualità stringente: si tratta però di reinventarla, attraverso il contributo di una nuova generazione.

Il sogno è quello di contribuire sia sul piano teorico, sia su quello pratico-politico a ridare a questa parola il senso che ha perduto.

Abbiamo molto da dire

Negli ultimi trenta anni si è venuta imponendo la legge spietata di un ultracapitalismo finanziario globalizzato senza più concorrenti. Il suo dominio si è imposto alla stessa stregua di una legge di natura, riuscendo in larga misura ad annullare qualsiasi opposizione sia di natura teorica che pratica.

Il pensiero unico neo-liberista è l’ideologia di questo dominio che ha pervaso di sé la società e, quel che è peggio, la sinistra stessa, la quale ha reagito o piegandosi alla logica del monoteismo del mercato o rispondendo in modo minoritario e inconcludente.

Il modello economico e sociale che si è imposto, nonostante gli effetti devastanti della crisi che ha contribuito a creare, non sembra modificabile, al massimo riformabile. Le parole d’ordine (austerità, profitto, produttività, competitività eccetera) sono le stesse per tutti, somministrate per decreto da organi sovranazionali.

Il neoliberismo ha originato la crisi e oggi pretende di curarci dai mali che esso stesso ha causato. Com’è possibile che una ricetta fallimentare – rivolta contro il lavoro, i diritti e la democrazia – venga considerata nuovamente l’unica possibile?

Siamo convinti che un pensiero e una pratica autenticamente di sinistra siano l’unica via d’uscita possibile. L’obiettivo non è soltanto dimostrare la bontà delle nostre idee, ma imporle nel dibattito pubblico e nella società.

Una grande ambizione, ancora una volta: capovolgere i punti di vista. Giocare in attacco la sfida dei e per i contenuti.

Il nostro punto di vista

Ci hanno spiegato che la flessibilità è bella e necessaria. Che il privato funziona meglio del pubblico. Che aziende e lavoratori condividono i medesimi obiettivi. Che i nostri padri hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità. Che aiutare chi resta indietro è un lusso che non ci possiamo permettere. Che competere con chi ci sta accanto è non solo necessario ma stimolante. Che tagliare le spese per la scuola e l’Università pubbliche, i trasporti pubblici, per gli ospedali, per l’edilizia popolare sia un destino ineluttabile. Che la politica è una cosa sporca e per disonesti. Che possedere è essere. Che ci si salva da soli.

Ecco la nostra ambizione: spiegare perché ci hanno mentito, raccontando il mondo dal punto di vista di chi possiede ricchezze e privilegi, e come si fa a rendere concreta un’utopia.