In un articolo di pochi giorni fa, mi sono espresso in merito alle condizioni inumane subite da chi, nel mondo, lascia la propria patria e si muove per raggiungere luoghi in cui poter sopravvivere; ma soprattutto in merito al disinteresse riservato a un vero e proprio olocausto.
Ieri, sugli schermi occidentali, sono giunte le immagini di un’asta di merce umana, in vista di una tratta di schiavi. Giovani, ragazzi, uomini esposti come merce, come fossero bestie o attrezzi. Il venditore indica uno dei presenti, iniziandolo poi a descrivere come un giovane forte, idoneo per il lavoro agricolo. Viene poi ‘acquistato’.
“Un’inchiesta della CNN ha svelato un inquietante business che si snoda in Libia, dove dei giovani lavoratori vengono venduti per cifre che si aggirano intorno a 1200 dinari libici (circa 750 euro). Il broadcast statunitense ha infatti indagato partendo da un video, risalente all’agosto 2017, in cui alcuni uomini vengono letteralmente battuti all’asta e comprati da un numero imprecisato di proprietari terrieri, come moderni servi della gleba”, scrive l’Huffington Post.
Quelle immagini hanno fatto cadere le cataratte dagli occhi dell’Europa, del mondo, passando per l’Onu.
È curioso come si debba passare sempre per immagini crude o toccanti per smuovere la ormai assuefatta sensibilità occidentale.
E ora tutti indignati a dire che bisogna farla finita con questa cosa. È però bizzarro come il concetto di canale umanitario non riesca a farsi largo nelle menti dei potenti e dell’opinione pubblica.
Senza un canale umanitario sicuro, controllato, senza una rete diffusa di percorsi garantiti per spostarsi da luoghi non più accoglienti per la vita umana civile, lo sdegno nei confronti dell’asta di umani si riduce a puro esercizio di stile.
Senza dei canali umanitari capaci di salvare vite umane, noi stessi ci facciamo agenti di commercio di umani, compratori alla ricerca di giovani forti e adatti per il lavoro, con l’unica differenza che lasciamo che la selezione dei più prestanti la faccia il Mediterraneo.
Una differenza che non basterà certamente a salvare l’Europa di fronte al giudizio della Storia.
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Dottorando di ricerca in Filosofia politica. Collaboratore di Micromega: Il Rasoio Di Occam. Autore di: L'uguale dignità degli uomini (2013); e allora? (2014); Dialogare con il Solipsista (2015); Dal laicismo alla laicità (2016); Il non detto (2017).
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