Esse - una comunità di Passioni

Tutti i numeri del caporalato

Tutti i numeri per capire le dimensioni di un fenomeno che non sembra possibile fermare

Solo in Puglia nelle ultime settimane sono morte, mentre lavoravano nei campi, 4 persone. Zakaria Ben Hassine, 42 anni, tunisino, morto a Polignano; Mohammed Abdullah, 47 anni, sudanese, morto a Nardò; Paola Clemente, 49 anni, italiana, morta ad Andria; Maria Lemma, 39 anni, italiana, morta a Ginosa.

Ad essere sotto accusa, a ragione, per queste morti, è il cosiddetto fenomeno del “caporalato”. Un “caporale”, come è noto, è un soggetto che fa da intermediario fra la manodopera e il padrone, assicurando a quest’ultimo operai da pagare pochissimo e disposti a lavorare molto. Ci riesce pescando in mezzo a gente che non ha alternative, ricorrendo a metodi illegali spesso violenti e ricattatori. Il “caporalato” è dunque un’attività illecita che ha come obiettivo lo sfruttamento della manodopera.

La Puglia è certamente la regione d’Italia in cui il fenomeno ha assunto le sue tinte più fosche, ad esserne colpito, tuttavia, è tutto il territorio nazionale. È un fenomeno difficile da studiare perché la galassia degli sfruttati è largamente eterogenea. Ovviamente ci sono gli stranieri: africani ma anche europei, per lo più dell’Est; con regolare permesso di soggiorno ma anche clandestini o rifugiati. Fra questi poi ci sono gli stagionali (che lavorano solo per qualche mese) o gli stanziali (che risiedono sempre nello stesso posto); quelli che vivono nei ghetti oppure in casolari abbandonati o ancora in normali case, magari in periferia; quelli che fanno lo stesso lavoro da anni, quelli che vogliono solo farsi i soldi per poi ripartire.

Ci sono però anche gli italiani. Quelli che hanno sempre lavorato in agricoltura e poi si sono dovuti piegare a lavorare per un caporale, o quelli che la crisi ha privato del loro lavoro e non hanno potuto far altro che adattarsi.

Il fenomeno dunque è di difficile inquadramento. Ha provato a darne lettura organica il rapporto “Agromafie e caporalato” pubblicato dal Flai nel 2014. Da quello abbiamo tratto i nostri dati.

  • 400 mila sono i lavoratori sfruttati dai caporali. Di questi 100 mila sono in condizioni di grave assoggettamento, definite “paraschiavistiche” dal rapporto;
  • 80 sono gli epicentri dello sfruttamento in Italia. In 55 di questi le condizioni di lavoro risultano “indecenti”;
  • più del 60% dei lavoratori sotto caporale non ha accesso a servizi igienici né all’acqua corrente, mentre il 70% presenta malattie (non segnalate prima dell’inizio della vita nei campi);
  • 25/30 euro è la paga media per una giornata anche di 12 ore, esattamente il 50% in meno rispetto alla paga prevista dai contratti nazionali. 5 euro il caporale chiede ad ogni lavoratore per il trasporto sul posto di lavoro, 1,5 euro fa pagare una bottiglia d’acqua, 3,5 euro un panino;
  • Circa 1000 persone ospita il ghetto più grande d’Italia, a Rignano Garganico. I braccianti pagano un affitto ai caporali per viverci e sono costretti a farlo perché gli stessi assumono solo gente che abita nel ghetto;
  • 600 milioni all’anno sono il gettito contributivo che l’Italia perde in conseguenza del caporalato.

I caporali arrestati o denunciati al momento della pubblicazione del rapporto sono 355, le leggi ad hoc esistono, possono essere migliorate, ma è anche difficile farle applicare. I numeri però ci parlano di un’emergenza. Sono numeri che raccontano di schiavitù, nel 2015, in Occidente, in un paese considerato fra i più evoluti del mondo. Numeri che in una repubblica che si dice fondata sul lavoro non dovrebbero esistere, visto che ci definiamo repubblica. E lo chiamiamo lavoro.

andrea colasuonno

Andrea Colasuonno nasce ad Andria il 17/06/1984. Nel 2010 si laurea in filosofia all'Università Statale di Milano con una tesi su Albert Camus e il pensiero meridiano. Negli ultimi anni ha vissuto in Palestina per un progetto di servizio civile all'estero, e in Belgio dove ha insegnato grazie a un progetto dell'Unione Europea. Suoi articoli sono apparsi su Nena News, Lo Straniero, Politica & Società, Esseblog, Rivista di politica, Bocche Scucite, Ragion Pratica, Nuovo Meridionalismo.

Politica Interna, Società,

Due Sì per cambiare l’Italia

Una breve guida per vederci chiaro sui referendum del 28 Maggio

Il 28 Maggio prossimo - in una unica giornata - si vota per i due referendum sul lavoro promossi, principalmente, dalla CGIL. I quesiti... [...]

di: FabioAmodio78,

Politica Interna, Società,

Day by Day

L'Umanista n. 14

A-Scusa, sbaglio o ci conosciamo? C-Può darsi, in che zona abiti? A-Al Gratosoglio, tu? C-Io a Lambrate A-Allora ci siamo... [...]

di: Riccardo Ceriani,

Ritorna all'home page