Di fronte alla violenza non posso non assumere una posizione di principio.
Non tutto è neutro. Non tutto si commisura al nostro individuale bisogno. Non tutto può essere scelto oppure no dipendentemente da ciò che ci fa stare bene. Assumo un principio e scelgo in base a quello. Non derogo. Non posso e non voglio. E se questo non mi fa essere del tutto laica, se non mi fa rifiutare ogni dogmatismo, bene non lo sono. Se c’è un Giusto allora ciò che lo contraddice è sbagliato, è ingiusto. Questo voglio oggi, di fronte alla sciagurata operazione editoriale de Il Giornale.
Vantata per operazione culturale, essa altro non è che una squallida operazione editoriale, commerciale e forse financo politica in modo offensivamente subliminale. Editoriale perché Sallusti dice che è bene conoscere il Male per poterlo evitare, per non ripeterlo, allora il suo giornale si erge a educatore delle masse con una collana sul Terzo Reich. Così i lettori sapranno cosa è stato il Terzo Reich, sapranno cosa è stato il Male assoluto, e i bravi lettori impareranno e non lo rifaranno. Roba che nemmeno verso un bambino funziona così. Anzi si chiamerebbe manipolazione! Ma, rovesciando l’indicazione, il bambino potrebbe invece essere portato all’emulazione di quanto legge o gli si dice di non fare. Elementare logica dell’inversione del divieto. E poi cosa è il male? Sallusti crede di averlo chiaro? Crede che leggere il Male assoluto sia leggere il Mein Kampf? Il Male sta piuttosto nell’assuefarsi al pensiero dominante e non contraddirlo; sta nel non avere un proprio pensiero. E visto che di pensiero dominante siamo pieni fino al collo, e visto che difficilmente ci si erge critici contro di esso, si è già assuefatti, si è già immersi, immobili dentro logiche che hanno fatto breccia, si sono radicate, si sono impossessate delle menti di tanti, tantissimi, cosa gli vai a far leggere? Qualcosa che scuota? Qualcosa che ci ricordi che siamo esseri pensanti? No. Gli vai a far leggere esattamente quello di cui si nutre il pensiero dominante: il rifiuto dell’altro; il pregiudizio; l’esclusione; l’eliminazione. Cosa si aspetta Sallusti? Che leggere Mein Kampf riporti tutti sulla retta via del bene? Ha dato cibo ad affamati di conferme.
Il Giornale regala Mein Kampf. Quanto vende il giornale? Quanta curiosità ha scatenato? Quanta cupidigia? Quanta corsa al finora inedito scandalosissimo libro? Ludibrio osceno. Cassa facile facile. Strumentalizzazione di gusti dubbi. Di ricerche di conferme. Si grasse risate e ghigni di chi avrà avuto tra le mani tutto ciò che gli serviva per raddrizzare ancora di più la spalle, stare eretti, spavaldi, forti, i più forti di tutti. Cassa facile verso chi con la cultura politica della relazione non ha nulla a che spartire. E che della relazione si fa beffe. La rifiuta. E spaccia questo rifiuto per la soluzione a tutti i mali, altro che quello assoluto! Propaganda questo rifiuto come la misura atta a proteggere tutti i nazionalismi. Chiusura. Muri. Rigettare indietro ogni e qualunque differenza.
Da qui si fa operazione politica. Da qui si può leggere come supporto ad una campagna elettorale durissima e pericolosa. Dare in pasto alla destra nazionalista, populista, apolitica, un libro come Mein Kampf cosa vuol dire? Dove si vuole portare l’elettorato? Dove lo si vuole indirizzare? E quell’elettorato ancora indeciso? Quello che non sa che pesci prendere? Quello che non distingue tra le forze politiche in campo ciò che gli corrisponde di più? Quello che si lascia travolgere dalle piene contingenti? Quello che cerca sopra ogni altra cosa la “protezione”? Che vede la soluzione dei suoi materiali problemi nella esclusione di chi “ci sta portando via il lavoro”? Ecco tutti questi indecisi che messaggio hanno da Il Giornale di Sallusti?
Allora se oggi voglio assumere un principio e tenermi ferma ad esso, oggi rifiuto l’operazione di Sallusti. Oggi sostengo che questa operazione sia ingiusta, proprio nel senso di opposta alla Giustizia. Perché è propagandistica, strumentalizzatrice, manipolatrice, aizzante e potenziante la piena dell’odio, dell’esclusione, della diffidenza, della chiusura. Essa è ingiusta perché va contro ciò che per me è Giusto e cioè la cultura politica della Relazione, del dialogo, dello scambio, e della meraviglia delle differenze!
di: Franco Astengo,
Cultura, La Sinistra, Politica Interna,