Da oggi, ogni tanto, farò il gioco dell’Eretico, spinto dall’ amore per il dubbio che ti porta a dire ad alta voce parole scomode e pesanti. Anche solo per capire se hanno un senso.
Lo faccio, con la faccia di quello che canta intonato, fuori da un coro stonato e, per tutti gli altri, è quello che sbaglia. Oppure il contrario.
Sarà l’altezza delle fiamme e del fumo, del rogo che mi attende, a deciderlo.
La dico così, come mi viene.
Io, un certo tipo di antifascismo militante, perennemente spaventato dal fascismo politico, proprio non riesco più a capirlo. Quello speculare all’ancor meno comprensibile fascismo militante nostalgico, per capirci.
Non fraintendetemi, sono profondamente antifascista, in ogni implicazione del termine.
Ma non ho paura dei fantasmi e men che meno dei corpi “posseduti” o zombie, che dir si voglia.
Il fascismo, nella sua accezione politica, è stato ucciso dalla storia dell’occidente nell’900. Almeno nella forma, negli stereotipi e nelle icone che lo hanno caratterizzato. Non può neanche più essere considerato un’ideologia, nel senso corretto del termine. Perché le ideologie sono punti di vista sul futuro delle persone, perseguibili e compatibili con la realtà.
Chi lo ha gloriosamente battuto in guerra, lo ha reso cronicamente minoritario, inchiodato per identità al passato, tra la nostalgia di vecchie icone e dei vecchi fasti, tristi stereotipi e le contraddizioni palesi dei conservatori più strenui. Senza una singola parola nel lessico che alluda minimamente al futuro. Anzi, la maggior parte delle proposte che avanza nella contemporaneità, sono talmente fuori dal tempo da contraddire e negare leggi, convenzioni, trattati internazionali e diritti umani universalmente riconosciuti, come il diritto alla protezione, per esempio.
Questo, in un’epoca che si conta in anni digitali e quindi 12 per ogni anno solare. In cui il presente che non ti piace, è già passato prima che tu riesca ad organizzarti e decida di agire.
Oggi, il ridicolo del ritorno indietro, ad un modello sociale sepolto da oltre mezzo secolo, si palesa in ogni sua manifestazione.
Fantasmi o zombie e nulla più.
Quello che mi spaventa, che mi fa sentire ancora un antifascista militante, invece, quello che davvero dovrebbero preoccuparci tutti è il “fascismo umano”.
Quel sentimento collettivo, che attraversa le epoche e le società, che pervade le masse a intraprendere le guerre tra poveri, che stimola i conflitti, che comprende la guerra e la violenza come soluzioni auspicabili e che soffia sul fuoco degli scontri tribali, e che non è un albero nel giardino della storia.
Il fascismo umano, non puoi potarlo con un articolo della Costituzione, non puoi abbatterlo con una legge, non puoi tagliarlo via con un convegno antifascista e non puoi ridurlo alle sue radici tagliandogli perennemente la chioma.
Perché non è un albero, ma una pianta infestante nella storia dell’umanità.
Ha tanti nomi, quante sono le crisi sociali che devastano la vita dei più poveri.
È come l’ortica o la malerba, cresce in silenzio negli angoli meno probabili della società.
È un sentimento sociale, una debolezza collettiva che si può combattere, ma solo superando le crisi sociali ed economiche, senza dover ricorrere a guerre tra poveri e violenza.
Per me l’unico antifascismo utile a quest’epoca, è quello che sta al fianco dei più deboli ogni giorno e che smina i conflitti sociali, cercando di impedire che esplodano.
Il resto, tutto quello che si spinge oltre la corretta conservazione della memoria storica e dei suoi valori, figli degli errori di un popolo intero, è combattere i fantasmi.
Preservare la memoria, diffondere la storia, commemorare è fondamentale, ma è insufficiente ad evitare il ripetersi degli errori passati, se non si traggono conclusioni e si affronta il presente.
La storia passata, che accomuna un popolo, non è una spranga che puoi utilizzare per picchiare l’avversario politico, senza dare botte e massacrare intrinsecamente sé stessi e alla società che quella storia ha prodotto nel presente. La conoscenza della storia servirebbe ad articolare soluzioni per evitare il ripetersi di eventi evitabili e non per semplificare. Per quello basta l’ignoranza. Non può essere un dogma, né tifo da stadio, né guelfi contro ghibellini, perché la storia ci insegna che tutto è più complesso.
E se è vero come è vero, che “mio nonno partigiano gli ha fatto il culo a tuo nonno balilla”, è altrettanto vero che sono entrambi morti e noi dovremmo evitare di commettere gli stessi errori.
Vorrei entrare in un convegno di quelli storici, a cui non riesco più a partecipare, mentre parlate delle repressioni degli anni ’30, vorrei interromperlo gridando a squarcia gola ” Se avete tempo adesso, usciamo fuori e capiamo cosa sta accadendo. Nelle nostre scuole, nelle nostre strade, nelle nostre città, nei nostri uffici pubblici, nelle aule della politica, in tutti i partiti, monta un odio antico, che quasi 100 anni fa ha preso una forma figlia di quel tempo. Dovremmo capire insieme che forma sta prendendo oggi, per poterla combattere e battere ancora!”.
C’è una guerra in ogni angolo del pianeta, ognuna costruita su pretesti e conflitti da propaganda pseudoreligiosa o di civiltà, ma strutturata e mossa per interessi puramente economici, in cui muoiono solo i poveri e i loro figli.
7 miliardi di esseri umani, tutti coinvolti, grazie ad un’irreversibile globalizzazione. Mentre in Europa costruiscono di nuovo muri e aumentano decadenza culturale e miseria.
La tensione internazionale torna a vibrare e gli schemi, sociali e politici, dell’altro secolo hanno smesso di funzionare da quasi vent’anni.
Abbiamo troppi problemi comuni per essere fantasmi o per doverli combattere.
Superare il ‘900, per scrivere e praticare nuovi paradigmi sociali e politici.
Contro gli schemi della Grande Alleanza tra la classe politica del centrodestra e centrosinistra novecenteschi, che tutelano le grandi potenze economiche mondiali, lo status quo socioeconomico, a discapito del 99% dei cittadini.
Dalla parte degli emarginati, i poveri con i poveri, i diseredati con i diseredati, senza distinzione di genere, razza, nazionalità, perché nessuna di queste condizioni riguarda i problemi globali che dobbiamo risolvere.
In un sistema globale che è multinazionale, e non più nazionale o semplicemente internazionale.
Che cosa vuol dire davvero sinistra e cosa invece destra, rispetto al contesto sociale in cui viviamo?
La risposta vera, concreta a questa domanda, è il principio fondante per iniziare una nuova epoca politica.
E non è post-idealismo, ma l’esatto contrario.
La cosciente necessità di un’ idea nuova, che ci guidi fuori da questa situazione.
L’ esistenza dei grillini, e di fenomeni simili nel resto d’Europa, riempie il vuoto di questa confusione e perenne condizione di inutilità politica.
Torniamo a rispondere con sentenze contemporanee, che abbiano riscontri concreti nella vita delle persone a questa domanda e torneremo tutti ad avere un senso.
Questo è il senso vero, per me, dell’eredità dei valori antifascisti Costituzionali, in passato troppo spesso fraintesi, stereotipati, banalizzati, per inchiodarci per sempre a combattere i fantasmi.
Fino a diventare Fantasmi noi stessi.
Ok, mi fermo.
Il gioco dell’Eretico è pericoloso.
Già puzza di carne bruciata.
Mi chiedo però, che epoca di crisi sarà, quella che abbiamo davanti, senza eroi, avventurieri e persino senza eretici?
La Sinistra, Politica Interna, Società,
La Sinistra, Politica Interna, Società,
La Sinistra, Politica Interna, Società,