Esse - una comunità di Passioni

La strada del socialismo per le prossime europee

Per l'Elezioni Europee un'unica lista socialista!

Nelle scorse settimane ho avuto modo di leggere un interessante articolo a doppia firma Folena-Oggionni dal titolo: “Strada per strada costruiamo una sinistra sociale, socialista, per il lavoro” . Un articolo chiaro che si pone un problema fondamentale: la ricostruzione di identità della sinistra. La ricerca di una soggettività ormai perduta.
Leggo sempre volentieri e con attenzione le analisi di personalità che si sono formate ed hanno vissuto buona parte della loro esperienza politica nel Partito Comunista o in formazioni che derivano da quella tradizione, e che oggi intendono misurarsi con la costruzione nel nostro Paese di un soggetto che si collochi senza timidezze nell’ambito della grande comunità del socialismo europeo.
Noi che proveniamo invece dalla storia del socialismo italiano siamo da tempo convinti che la ricerca di un solido e convinto radicamento nella comunità dei partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti sia l’unica strada percorribile per restituire una prospettiva e una speranza ad una sinistra italiana stanca e disillusa. Siamo ben consapevoli delle difficoltà che questa comunità sta incontrando in questi anni e che in alcuni casi, come quello greco, hanno portato perfino alla scomparsa di partiti antichi e radicati. Ma sappiamo altrettanto bene che essa, come ha saputo dimostrare da ultimo in Spagna e Portogallo, possiede le energie per rinnovarsi e per dare risposte da sinistra alle inquietudini che attraversano i popoli europei. La sinistra italiana non può rimanere estranea a questa ricerca, e senza dubbio Folena, Oggionni, Caldarola, Rossi stanno fornendo un importante contributo in questa direzione.
Folena e Oggionni sostengono che “a sinistra, nel nostro campo, il tempo dei giochi è finito. Bisogna uscire dall’autoreferenzialità, dall’isolamento, dalla marginalità. E se non interviene un’assunzione radicale di responsabilità sinistra e centrosinistra evaporeranno”.
Da socialista la penso allo stesso modo. Occorre superare gli schemi del recente passato, proporre nuove idee, mutare il lessico politico. Comprendere gli errori di valutazione commessi. E allora cosa fare nei prossimi mesi?
Credo che il dibattito in corso debba darsi l’obiettivo di costruire, in vista delle elezioni del Parlamento europeo, una grande lista unitaria, che contenga già nel nome un chiaro riferimento alla comunità socialista europea e al mondo del lavoro, uscendo dall’annosa e oramai stucchevole ricerca di scorciatoie prive di significato pur di non definirsi ne’ socialisti ne’ comunisti.
Una lista che metta al centro della propria azione il superamento delle politiche di austerità, la tutela del mondo del lavoro, la lotta alle diseguaglianze, la regolamentazione della globalizzazione. L’Europa dei popoli passa dal recupero anche in Italia degli ideali, dei programmi e dei metodi del socialismo democratico. Che da sempre sa coniugare la tutela del lavoro e dei diritti, che è vicino al bisogno, agli ultimi, ai dimenticati, agli invisibili.
Sono altresì d’accordo con Folena e Oggionni quando evidenziano la imprescindibile necessità della formazione di nuovi gruppi dirigenti, composti di persone credibili, capaci.
Dobbiamo riprendere il filo dell’ascolto per ridare un senso alla nostra democrazia rappresentativa.
Abbiamo bisogno di parlarci, confrontarci. I partiti, profondamente in crisi di identità, oggi non bastano più. Occorre voltare pagina: servono nuovi modi di comunicare.
Il confronto continuo, serio, approfondito è l’unico strumento utile per recuperare consenso ma soprattutto restituire fiducia. Ma bisogna fare subito. Prima le idee e dopo le persone. Le idee socialiste muovono ancora nel mondo milioni di uomini, sono la diga contro il dilagare dei nazionalismi, degli egoismi, degli autoritarismi. La parola ‘socialista’ ormai non è più un tabù’ nemmeno negli Stati Uniti grazie alle idee e alle iniziative di Bernie Sanders e dei tanti che lo hanno seguito. Tanto meno lo è in Europa. Non può esserlo in Italia, dove i socialisti hanno scritto alcune delle pagine più belle della nostra storia democratica.

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