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Licei musicali … con pochi strumenti

La "controrivoluzione" nei licei musicali voluta dalla ministra Fedeli riduce le ore dedicate all'insegnamento dello strumento musicale

Il 15 Maggio scorso, senza gli annunci, gli sbandieramenti e le slide tipiche dello stile renziano, il Ministero della pubblica Istruzione, con una nota (la n. 21315), partorisce un nuovo liceo Musicale in cui, a discapito di studenti ed insegnanti, vengono ridotte le ore di una materia ritenuta, forse, di secondaria importanza. E’ quella dedicata allo “strumento”. All’interno di un istituto superiore destinato a chi di musica vorrebbe cibarsi, nutrirsi, vivere. E che con lo strumento musicale dovrebbe confrontarsi quotidianamente.
È una rivoluzione, verrebbe da dire. Una controrivoluzione. Gli studenti che da settembre siederanno fra i banchi dei licei musicali di tutta Italia si troveranno, settimanalmente, con sole due ore di strumento (di cui una dedicata al cosiddetto “strumento primario” e l’altra al “secondario”) nonostante il DPR 89/10 (l’unico riferimento normativo in vigore) parli di due ore dedicate allo “strumento primario” ed una allo “strumento secondario”.
Tre ore da svolgere, secondo la legge, nell’ambito della materia “Esecuzione ed interpretazione”.
Nel biennio dei licei Musicali però, dall’anno prossimo, questa mancanza verrà “compensata” da un’invenzione del ministero. Quell’ora sarà infatti dedicata all’“ascolto partecipato”. In soldoni, ascoltare un’altra classe che suona. Non abbiamo gli strumenti per giudicare dal punto di vista didattico e persino pedagogico questa scelta. Ognuno può giudicare: a noi lascia molto perplessi.
Questa novità (ragazzi tenuti ad ascoltare altre classi un’ora a settimana) si inserisce poi in un quadro complessivo che stabilisce che i licei musicali debbano essere uno per provincia, con una sola sezione formata al massimo da 27 alunni.
Oltre al danno la beffa: la circolare è stata pubblicata a domande di mobilità già inviate e ad iscrizioni alle classi prime per l’a.s. 2017/18 già fatte. Che fine faranno dunque i posti di lavoro che, alla presentazione delle domande, parevano essere a disposizione? Parliamo tra l’altro – non dimentichiamolo mai – di posti per lavoratrici e lavoratori che non ricevono un adeguamento di contratto da 10 anni e che, ogni anno, presentano domande di mobilità con normative differenti poiché queste vengo sancite nei contratti integrativi che cercano di sopperire a questo blocco lungo due lustri. Inoltre, per i sopraccitati posti di ruolo che scompaiono, era stato indetto un concorso ed è evidente come parte dei vincitori di questo, che hanno impiegato tempo e risorse economiche per parteciparvi, si ritrovino ora senza un posto di lavoro al quale hanno diritto. A questi vengono infatti riservati esclusivamente 700 cattedre. È, in secondo luogo, palese che questa scelta indebolisce il percorso formativo che migliaia di giovani stanno per compiere. Studentesse e studenti che si ritrovano privati di un’ora di strumento. Ci sono motivazioni di carattere didattico o si tratta di una decisione presa nell’otica del mero contenimento dei costi?
Lo abbiamo scritto, detto, letto e sentito tante volte: gli studenti non sono merce, sono il futuro. Come si può pensare di ridurre le spese a discapito del futuro? Come può un Governo guidato da un partito a teorica “trazione progressista” piegare il capo alle logiche economiche quando si parla della fucina del progresso?

Simone Oggionni

http://www.reblab.it

Sono nato nel 1984 a Treviglio, un centro operaio e contadino della bassa padana tra Bergamo e Milano. Ho imparato dalla mia famiglia il valore della giustizia e dell’eguaglianza, il senso del rispetto verso ciò che è di tutti. Ho respirato da qui quella tensione etica che mi ha costretto a fare politica. A scuola e all’Università ho imparato la grandezza della Storia e come essa si possa incarnare nella vita dei singoli, delle classi e dei movimenti di massa. A Genova nel luglio 2001 ho capito che la nostra generazione non poteva sottrarsi al compito di riscattare un futuro pignorato e messo in mora. Per questo, dopo aver ricoperto per anni l'incarico di portavoce nazionale dei Giovani Comunisti e avere fatto parte da indipendente della segreteria nazionale di Sel, ho accettato la sfida di Articolo 1 - Movimento democratico e progressista, per costruire un nuovo soggetto politico della Sinistra, convinto che l’organizzazione collettiva sia ancora lo strumento più adeguato per cambiare il mondo.

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