Il commissario europeo (socialista francese) Pierre Moscovici è stato, assieme, offensivo e stimolante nella sua inopinata dichiarazione a favore del “SI” nel referendum italiano sulle deformazioni costituzionali.
Offensivo perché quella tra populisti e anti – populisti (o europeisti) è falso e fuorviante: dalla parte del SI, infatti, stanno quanti hanno contribuito, in questi anni, con una politica antipopolare d’impoverimento generale, di ulteriore precarizzazione del mondo del lavoro, di sottrazione di diritti attuata in nome dell’UE dei banchieri di Francoforte e dei reggitori della coda del capitalismo di Bruxelles, in un quadro di abbruttimento politico in atto in molti paesi della storditamente allargata in Unione. Abbruttimento politico che si realizza sul delicatissimo tema dei migranti e arriva a esiti para – fascisti.
Dalla parte del NO si colloca sicuramente uno schieramento molto ampio e variegato, sia dal punto di vista politico sia nella rappresentatività culturale e sociale e diventa così naturale che ciascuno dei suoi componenti tenda a dimostrare le proprie ragioni evidenziando, quando possibile, un’identità.
In quest’ambito è evidente che soffriamo tutti dell’assenza di soggettività organizzate, di partiti, all’altezza di proporre una campagna elettorale conseguente alle esigenze di visione complessiva e di organizzazione sul territorio come sarebbe necessario.
Mi pare allora che sia il caso di raccogliere la provocazione dell’economista (sic) francese.
E’ necessaria all’interno dello schieramento del NO una presenza chiaramente orientata sul terreno della sinistra di opposizione e di alternativa, sia nell’ambito UE sia in quello interno.
Uno schieramento di sinistra che si raccolga e si confronti quale presupposto per un progetto compiutamente politico.
Riprendo, quindi, ancora una volta una proposta che mi ero permesso di avanzare nelle settimane scorse.
Sono molti i soggetti in campo all’interno di quest’area che definisco per brevità di “opposizione per l’alternativa”: sarebbe utile avviare subito un confronto di merito e fissare un appuntamento nazionale.
Debbono emergere tre punti distintivi dai quali far partire il dibattito:
1) Nel merito del referendum: un “NO” motivato proprio dalla necessità di riaffermare con forza l’essenza parlamentare della Repubblica Italiana così come codificata dall’Assemblea Costituente nel testo della Costituzione con un nesso preciso, sotto quest’aspetto, tra prima e seconda parte con relativa ispirazione della non costituzionalizzata legge elettorale proporzionale;
2) Deve essere nuovamente introdotta, nella storia del complesso percorso della sinistra italiana, una concezione della soggettività politica intesa come collettivo e non come somma degli individualismi, puntando alla ricostruzione del “blocco storico” da realizzarsi proprio attraverso una riunificazione delle categorie d’uso della politica in relazione al complesso delle contraddizioni sociali.
3) L’obiettivo deve essere quello di costruire una soggettività politica capace di esprimersi attraverso la promozione di un processo storico reale inteso quale fondamento per una soluzione non semplicisticamente speculativa del rapporto d’implicazione tra economia, politica, storia e realizzando così un riferimento, anche organizzativo e istituzionale, propositivo di una concreta volontà egemonica.
In tempi rapidi servirebbe allora un momento di confronto fra tutti i soggetti e le individualità politiche interessate a un progetto di questo tipo in modo da realizzare, già nel corso della campagna elettorale a favore del “NO” una presenza chiaramente riconoscibile quale espressione di un progetto politico.
Appare evidente, infine, che non è sufficiente un’ipotesi di ricostituzione di un partito comunista posta esclusivamente in base al perseguimento di una tradizione storica e del modello del partito ad integrazione di massa, che rimane comunque di riferimento importante. L’ ipotesi di ricostruzione di un partito comunista abbisogna di una profonda riflessione spostata sulla ricerca di una maggiore intensità nella radicalità di progetto e di un più ampio spettro di coinvolgimento rivolto sia ai percorsi di soggettività politica, sia di movimento
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di: Franco Astengo,