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Una nuova proposta di governo per l’Italia …

Ordine del giorno presentato ai congressi Si di Cremona e di Mantova

Una nuova proposta di governo per l’Italia necessita di una profonda discontinuità rispetto al renzismo e agli errori precedenti del centrosinistra che hanno spianato la strada alla sua ascesa.
Sconfiggere l’egemonia delle politiche di Renzi e la subalternità al liberismo nell’area progressista è il primo indispensabile passo per ricostruire un progetto di governo che si riconnetta con gli interessi del mondo del lavoro e dei ceti sociali che Sinistra Italiana intende ascoltare, coinvolgere e rappresentare. Un progetto di governo che si avvalga dell’esperienza delle donne per realizzare una società più equilibrata, accogliente, meno individualista, che si impegni a sviluppare  una coscienza  dei diritti e delle libertà fondamentali.

Non si tratta solo di archiviare una leadership plebiscitaria che non ha funzionato, ma di imporre un’agenda politica progressista e profondamente rinnovata in materia di lavoro e reddito, politica industriale,  fisco e politica economica, salute, sicurezza sociale, economia circolare, ambiente e riconversione ecologica, scuola, università e ricerca, ordinamento dello Stato, efficienza della pubblica amministrazione, strategia geopolitica e relazioni con l’Europa. Il lavoro programmatico che abbiamo avviato nei mesi scorsi con la presentazione del Social Compact è un primo passo in questa direzione.
Questa strategia necessita di alcuni punti chiari:

1.Il progetto del Partito della Nazione si qualifica e risulta incompatibile con la nostra prospettiva per il contenuto concreto delle sue politiche, ancor prima che per i suoi confini politici.
A maggior ragione dopo l’esito del referendum, non sarà certo un patto elettorale con il renzismo declinante a restituire all’Italia una credibile proposta progressista, in grado di evitare il rischio di una competizione per il governo ristretta alla destra e al M5S.
Anzi, un’operazione del genere darebbe ancora di più il senso di una cittadella dell’establishment benpensante che si blinda di fronte all’avanzata dei cosiddetti populismi, rifiutandosi di raccogliere il messaggio di fondo venuto dagli ultimi appuntamenti elettorali e referendari.

2. Per voltare pagina, non serve però la riedizione di una Cosa rossa protestataria e di testimonianza, che finirebbe per fare il gioco del Partito della Nazione, rinunciando a contendergli l’egemonia nel campo progressista.
Come abbiamo scritto nel documento posto a base dell’Assemblea nazionale di Sinistra Italiana del luglio scorso, “dobbiamo far valere in un campo largo le nostre idee e la discontinuità della nostra analisi, non rinchiuderla in un recinto di testimonianza”, e per questo “la nostra proposta politica deve essere in grado di parlare a un’area ben più vasta dell’ambito tradizionale della sinistra radicale”.
Il destino di Sinistra Italiana non potrà perciò mai essere la riedizione di cartelli elettorali sul modello della Sinistra Arcobaleno o della lista Tsipras, in cui il nuovo soggetto politico rinuncerebbe al suo profilo per assemblare spezzoni e frammenti della sinistra radicale e antagonista, con l’illusione di superare più facilmente soglie di sbarramento e di garantirsi purchessia un minimo di rappresentanza parlamentare.

3. Da subito, Sinistra Italiana deve lavorare per incontrare e unire le tante energie che le mobilitazioni a difesa della Costituzione e contro il Jobs Act, lo Sblocca Italia e la Buona Scuola hanno riattivato nell’elettorato progressista, le forze che nel Partito Democratico hanno avanzato critiche e autocritiche rispetto alle scelte operate e stanno indicando strade alternative, le esperienze del civismo democratico e progressista che sono all’opera in tanti Comuni e che rappresentano per noi un interlocutore essenziale. Allo stesso tempo, sarà fondamentale mantenere un canale di dialogo e un incrocio costante con il sindacato, l’Anpi, l’Arci, il tessuto democratico dell’associazionismo in tutte le sue manifestazioni, i movimenti, i comitati protagonisti di importanti lotte e conquiste sociali e ambientaliste.
Occorre tener ferma una rotta che eviti un duplice rischio: da un lato, un accomodamento subalterno, dall’altro, una deriva verso un minoritarismo protestatario e destinato all’irrilevanza.

4. Nelle prossime settimane Sinistra Italiana non può accontentarsi di assistere da spettatrice agli sviluppi della situazione interna alle altre forze politiche, ma deve rendersi protagonista di iniziative per indicare la strada dell’alternativa, per la costruzione di una nuova proposta di governo progressista per l’Italia. Su questo servirà un’iniziativa incalzante sul piano politico e programmatico, in modo da rendere evidenti le responsabilità di chi resiste al cambiamento di leadership e di contenuti di cui ha bisogno il Paese.
La bussola della nostra iniziativa sarà il confronto sul progetto per l’Italia e per il mondo del lavoro. Archiviare il renzismo è condizione necessaria, ma non sufficiente per riconciliare l’area progressista con gli interessi sociali che sono stati penalizzati dalle sue scelte già prima della deriva renziana.
5. Una proposta per il governo dell’Italia fondata su metodi e contenuti rinnovati necessita anche di una nuova legge elettorale, che raccolga il messaggio del referendum e volti pagina rispetto alle forzature e alle illusioni maggioritarie. Una legge di impianto proporzionale, che archivi la stagione del Governo del Capo e restituisca ai cittadini il diritto di scegliere parlamentari, è la via maestra anche per ricostruire alleanze credibili, fondate sulla compatibilità dei programmi e non, come spesso avvenuto nell’ultimo ventennio, sulla convenienza a spartirsi i premi di maggioranza e ad aggirare le soglie di sbarramento.

6. Nei territori Sinistra Italiana deve battersi per mantenere o riaprire una prospettiva progressista aperta al civismo in tutti i luoghi in cui ciò è concretamente possibile sulla base delle condizioni politiche e programmatiche.

Per fare tutto questo occorre ricostruire un soggetto politico radicato nel territorio, popolare, ecologista, realmente aperto e attraversabile, che riattivi luoghi di aggregazione, impegno ed elaborazione, reali e non solo virtuali, che riconquisti una cultura politica e un punto di vista sul mondo. Qui la sinistra ha perso negli ultimi trent’anni, da qui la sinistra deve ripartire per riorganizzare il proprio campo e il senso della propria missione.
Ma anche il nostro presente ci indica un grave livello di inadeguatezza. Crediamo che i partiti siano una cosa seria e che prima di ogni altra cosa vengono le idee, le persone, i programmi, i territori. Non siamo disposti a blindare un partito mentre fuori il mondo cambia e a farlo intorno a una leadership, magari divisiva. Dobbiamo vivere con lucidità i passaggi che stiamo vivendo, affrontandoli con un senso di responsabilità profondo. In questi giorni sono stati compiuti molti errori, seminando veleni e mettendo a pregiudizio la partecipazione e la credibilità di questo processo costituente. La nostra cultura politica ci deve mettere al riparo da atteggiamenti irresponsabili e con urgenza, in queste ore, bisogna recuperare rispetto agli errori commessi. Per noi il valore dell’unità, del dialogo, della ricerca persino estenuante di un punto di sintesi e di equilibrio è decisiva.

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