Ricordare Giovanni Falcone significa praticare il dubbio, curare la “Cosa pubblica”, non voltarsi dall’altra parte quando qualcuno, sia questo un Amministratore pubblico, un Dirigente pubblico, un uomo di Governo, o un privato cittadino, la “Cosa pubblica” la mortifica usandola a proprio piacimento, tutelando i propri interessi, schiacciando i diritti degli altri.
Ricordare Giovanni Falcone significa condurre il proprio dovere con diligenza e rispetto, senza avere la pretesa di un riconoscimento altrui. Significa conoscere e studiare per crescere in una società, per svilupparla e non per truffarla.
Ricordare Giovanni Falcone significa tenere in alto la questione morale e prendere le distanze da tutti quei uomini, che rappresentando la “Cosa pubblica”, seppur non vengano accertate le loro responsabilità penali, mostrano una certa contiguità a soggetti poco trasparenti, spesso coinvolti in vicende che mettono al centro la mafia e la criminalità organizzata.
Ricordare Giovanni Falcone significa lottare per sentire quel fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità -per utilizzare le parole di Paolo Borsellino – che condivise con lui l’esistenza e il tragico destino.
Far vivere Giovanni Falcone significa pretendere la verità, che a distanza di 28 anni si fa ancora fatica ad ottenere.
Quest’anno il 23 Maggio sarà celebrato in maniera diversa: non ci saranno manifestazioni a Palermo o in altre città d’Italia a causa dell’emergenza sanitaria, ci saranno soltanto lenzuoli bianchi esposti probabilmente anche da chi domani tornerà a seguire modelli di vita opposti a quelli che caratterizzano la legalità e l’antimafia.
Il bianco è un colore che rappresenta la purezza e la libertà, una pagina da scrivere.
Impegniamoci a scriverla nel migliore dei modi.
Nicolò Tammuzza
di: Nicolò Tammuzza,
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