Esse - una comunità di Passioni

Per un nuovo 25 Aprile

Affinché lo spirito della Liberazione animi una nuova e sempre presente Resistenza civica

di: Luigi Nappi,

25 Aprile 2017

Categorie: La Sinistra, Società

“Adesso vi facciamo vedere noi chi sono i napoletani”: questa frase storica fu il grido disperato con cui le donne napoletane, madri di figli dispersi e mogli di mariti prigionieri durante la Seconda Guerra Mondiale, diedero inizio alle prime rivolte per la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista.

Fino all’8 Settembre del ’43 il Paese era ancora il principale alleato del Reich. Dal 27 al 30 settembre, invece, Napoli fu protagonista di un episodio storico di insurrezione popolare: le cosiddette ‘Quattro Giornate di Napoli’.
Da quel momento cominciò a prendere sempre più forma la Resistenza italiana, grazie alla quale il fascismo crollò e venne infine stipulato l’armistizio con gli anglo-americani.

Le donne furono le prime a comprendere il pericolo di un’occupazione e le conseguenze di uno stato d’assedio. I primi comunicati: lo sgombero forzato di tutte le abitazioni sulla costa fino a 300 m dal mare e l’ordine di deportazione nei campi di lavoro tedeschi di tutti i maschi fra i 18 e 33 anni.
Il popolo napoletano, che già aveva subito e resistito impavido per oltre tre anni, in condizioni drammatiche, spesso disperate, al succedersi di massicci bombardamenti aerei (oltre 3000 morti, circa 30.000 tra mutilati e feriti), alla fine esausto insorse, senza esercito e senza mezzi adeguati alla lotta. Resistettero contro i tedeschi e liberarono la città.

Luigi Longo qualche anno dopo affermò: «Dopo Napoli la parola d’ordine dell’insurrezione finale acquistò un senso e un valore e fu allora la direttiva di marcia per la parte più audace della Resistenza italiana».

Il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) vi chiama alla lotta“, scrissero a caratteri cubitali su un volantino distribuito in clandestinità.
Successivamente, centinaia di migliaia di lavoratori sospesero il lavoro nelle officine, nelle scuole, negli uffici e decine di migliaia di giovani, donne, fanciulli iniziarono a manifestare in mille forme contro l’oppressione nazi-fascista.

Tutto il popolo rispose all’appello. In ogni città, dunque, ma soprattutto in ogni fabbrica, nei mesi successivi gli italiani di diverso orientamento politico e fede religiosa, riuscirono, con non pochi sacrifici, dal basso, a creare centinaia e centinaia di CLN.

Il momento più alto della storia del movimento popolare italiano: la Resistenza. Un lavoro serrato, fatto spalla a spalla dai comunisti ai cattolici, uniti nella lotta per un unico obiettivo: «Arrendersi o perire!».
E’ stata una rivoluzione popolare che mise così fine a venti anni di dittatura fascista e a cinque anni di atroce guerra.

Pertanto penso che l’esempio storico della resistenza partigiana debba illuminare e guidare l’opera di una riorganizzazione politica di sinistra, affinché metta sempre al centro di ogni dibattito lo spirito dell’antifascismo e dalla Costituzione italiana.
Così come fecero i partigiani, bisognerà costruire in ogni fabbrica, in ogni scuola e ogni quartiere un presidio di resistenza civica, per la salvaguardia dei diritti, dell’ambiente e del lavoro.

Lo si potrà fare soltanto prendendo esempio dalla Resistenza e soltanto se noi comunisti, socialisti, cattolici e militanti di Articolo 1 MDP riusciremo a radicarci in ogni territorio, creando, con lo studio, la lotta e con le masse popolari un nuovo orizzonte.

Partire dalla Costituzione italiana dev’essere il nostro primo passo.
Calamandrei affermò: “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità“.

Perciò, proprio in questo preciso momento storico, animato purtroppo da guerre, dal terrorismo e dalle destre che silenziosamente avanzano indisturbate, noi dobbiamo diventare la benzina che fa avviare il motore, il combustibile che sa infiammare la lotta, la passione e l’intelligenza, la militanza e il sacrificio, la vertenza e la proposta per una futura umanità politica e intellettuale.
Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale, ci sono l’impegno e il sacrificio di donne e uomini che hanno lottato per la liberazione della nostra comunità.
Dobbiamo imparare dalla Resistenza, la politica deve avere più coraggio!

Oggi è il 25 Aprile e da stamattina questa canzone sta risuonando nella mia testa: “Cessa il vento, calma è la bufera, torna a casa il fiero partigian, sventolando la rossa sua bandiera; vittoriosi, al fin liberi siam!”.

 

 

 

 

 

 

 

Luigi Nappi

Sono nato nel 1985 a Nola, una cittadina della provincia napoletana, territorio vittima della camorra e dallo scellerato inquinamento ambientale definito "terra dei fuochi". Per questo ho scelto di lottare per una realtà diversa, a partire dalla realtà stessa. Scelsi di militare nel partito della rifondazione comunista e per circa dieci anni, ho intrapreso battaglie molto dure in un territorio molto complicato, in difesa del lavoro, a sostegno della legalità, a tutela dell' ambiente e dei beni comuni. Attualmente, insieme a tanti compagni, abbiamo dato vita ad un associazione politica culturale chiamata FRASTUONO, per la crescita del paese verso uno sviluppo armonico, sociale, culturale e morale. Seguo, con interesse i lavori costituenti per un partito della sinistra alternativa, conscio del fatto che essere comunisti e di sinistra è sempre stato difficile, oggi più che mai.

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