Vorrei in questo contributo, tornare su un concetto che ho già espresso a Roma nell’ultima assemblea di Sinistra Italiana. Nel frattempo gli ulteriori eventi hanno confermato e rafforzato la mia convinzione che la sinistra o torna utile o rischia di non avere motivo di esistere, o viene identificata come luogo di partecipazione ed emancipazione di chi deve lavorare per vivere o è persino dannosa.
Da Cosmopolitica in poi, purtroppo, abbiamo assistito ad un percorso che ha riprodotto per gran parte gli errori del passato: Processi decisionali sequestrati, discussione sterile sulle alleanze sempre di ceto politico e mai sociali, tentazioni di ripetizioni di errori drammatici come federazioni delle sinistre e/o cartelli elettorali rabberciati.
Serve invece una sinistra utile che smetta di rappresentare e faccia partecipare i lavoratori, capace di ridare alle masse il suo messaggio fondamentale, in grado di dire quale socialismo immaginiamo e vogliamo perseguire nel breve, medio e lungo termine, perchè è quello del socialismo il campo in cui bisogna operare: Una sinistra che sappia indicare e praticare forme di resistenza alla crisi capitalista che sta mettendo a dura prova la vita di quello che dovrebbe essere il suo popolo, una sinistra all’altezza di aprire nuovi spazi sociali collaborando anche con quelli già esistenti per mettere in campo pratiche mutualiste, formazione politica, appoggio e supporto alle forme di economia alternativa, da quella a chilometro zero fino alle forme di economia circolare e cooperativa.
C’è da costruire un partito ampio, aperto, partecipato, capace di fare vivere al proprio interno la ricchezza, valorizzandola, di quelle tante esperienze sopra richiamate, capace di costruire un disegno di società alternativo al neoliberismo con tutte e tutti coloro che sono disposti a portare la loro storia dentro una comunità più ampia senza volere preservare orticelli. Un partito che sappia comprendere la fase, riaggregare il blocco sociale che deve animarlo e parteciparlo che deve prendere parola, in grado di costruire alleanze sociali di medio periodo per realizzare i suoi obbiettivi tattici ed intermedi, capace di passare dalle alleanze sociali a quelle politiche senza esserne schiavo. Occorre ritornare a dire quale progetto di paese, di Europa e di mondo abbiamo da qui ai prossimi dieci anni almeno, in modo condiviso, facendo scaturire le nostre proposte da un lavoro capillare di inchiesta ed ascolto del nostro popolo. Bisogna smetterla di definirsi per contrarietà a qualcun altro che sia il Pd o il Movimento Cinque Stelle. Se sapremo fare ciò e io sono sicuro che una parte di noi almeno lo saprà fare, costruiremo qualcosa di bello ed utile per il presente e per il futuro, in caso contario rischiamo di replicare un progetto brutto e rabberciato che non serve a nessuno.
La Sinistra, Politica Interna,
di: Luigi Nappi,