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Quel fesso di Moni Ovadia

Barbara Spinelli si tiene il seggio e un coro di giornalisti ne giustifica la scelta. E Moni Ovadia che mantiene la sua promessa?

di: andrea colasuonno,

11 Febbraio 2016

Categorie: Europa, La Sinistra, Unità a Sinistra

Da quando Barbara Spinelli ha deciso di tenersi il suo seggio al Parlamento europeo si è sentito e letto di tutto. A me personalmente la scelta ha deluso, ma è anche vero che io sono un sempliciotto, quindi mi sono soffermato sulla lettura degli articoli dei grandi intellettuali che l’hanno difesa, per capire dove sbagliavo.

Per prima cosa ho letto il comunicato di Viale e Gallino che difendevano la scelta “sulla base del vasto consenso ottenuto e dei mutamenti avvenuti nella situazione politica interna”. Ho letto in seguito il commento di Curzio Maltese, altro eletto della Lista Tsipras, diceva “meglio lei d’Iva Zanicchi o Clemente Mastella. A Bruxelles, uno dei palazzi della Commissione è dedicato a suo padre”. Bisogna ammetterlo, un commento di sostanza, merito e in definitiva di un certo spessore. Mi sono imbattuto anche nello svarione della Guzzanti che prima ha firmato perché la Spinelli non ci andasse in Parlamento, poi ha detto che si era sbagliata e che era meglio che ci andasse perché “la stimo, l’ho votata, ho sempre condiviso i suoi articoli, mi fido di lei come di pochissime altre persone. Magari la sinistra fosse fatta di persone così”.

Ho continuato sentendo la campana dei giornalisti, così Mentana ha scritto “ha cambiato idea, […] dove sta il dramma?” poi fa l’esempio del campione in campo e conclude “ma siete sicuri, cari giocatori della squadra Tsipras che il pubblico, accorso anche grazie alla sua presenza, sia così contento di vedere la Spinelli uscire proprio adesso, sul più bello?”. E poi Scanzi “la Spinelli ha cambiato idea, è vero, ma l’idea originaria era errata”.

Infine ho cercato l’autodifesa dell’interessata, la Spinelli stessa, a cui non è bastato dire che accettava poiché sorpresa dei tanti voti presi, ha anche dovuto aggiungere che SeL è stata ambigua, come se non sapesse di questa posizione mediana prima di approfittare del suo 2/3% di voti, come se Fratoianni e Vendola non avessero rassicurato tutti il giorno dopo i risultati (“In questo momento è difficile immaginare che chi è stato eletto con l’Altra Europa con Tsipras possa militare nel gruppo S&D”), come se Curzio Maltese non dicesse la stessa cosa quando afferma che “la  Sinistra Europea dovrebbe intrecciare un dialogo con il PD-Pse al fine di modificare il Fiscal Compact e porre fine alle politiche di austerità, in questi anni decise dal centrodestra del Ppe in accordo con i socialisti europei”.

Tuttavia ogni volta che ho letto queste ragioni a me è venuto da pensare a Moni Ovadia, anzi a quel fesso di Moni Ovadia. Perché a sto punto, delle due l’una. Fermo restando che sono personalità della stessa levatura e che hanno ricoperto in questa circostanza lo stesso ruolo, se la Spinelli ha fatto bene ad accettare, Moni Ovadia ha sbagliato a rifiutare. Eppure nessuno se l’è filato, nessuno dei grandi intellettuali di cui sopra ha scritto una riga per esortarlo ad accettare, nessuno gli ha detto che sbagliava a dimettersi, perché? Ovadia non ha forse avuto “larghi consensi”? Ovadia non è stato interessato dai “mutamenti avvenuti nella situazione politica interna”? Ovadia non è stimabile? Ovadia non è un “campione in campo”?

Allora di Ovadia mi son sentito in dovere di scrivere io, per quanto può servire. Personalmente di tutti i soggetti coinvolti in questa vicenda, Moni Ovadia è una delle poche persone che sento di dover ringraziare, perché si è impegnato e ha mantenuto la parola data. È sicuramente perché io sono un sempliciotto che mi si suscitano sentimenti del genere, però una volta ho letto delle pagine di Aristotele in cui si diceva che alla base della democrazia deve necessariamente esserci philìa, ossia un sentimento di amicizia fra i membri di quella comunità, o la comunità tende al disgregamento. Ecco adesso dalla Lista Tsipras si vorrebbe cavar fuori una sinistra unita, un gruppo di persone presumibilmente democraticamente gestito. In questo gruppo, per tenerlo unito in modo democratico, dovrebbe esserci philìa, e cioè fiducia, ma io di un garante che non ha rispettato la parola data non riesco più a fidarmi e questo, mi rendo conto, è un bel casino.

Di quel fesso di Moni Ovadia riuscirei a fidarmi, quello che ha fatto il gesto più rivoluzionario degli ultimi anni mantenendo una promessa, ma credo che sia perché sono un sempliciotto. Io, talmente semplice che quando sono stressato e devo sfuggire alle pressioni non vado neanche a Parigi, al massimo posso permettermi un giro in zona Ticinese.

andrea colasuonno

Andrea Colasuonno nasce ad Andria il 17/06/1984. Nel 2010 si laurea in filosofia all'Università Statale di Milano con una tesi su Albert Camus e il pensiero meridiano. Negli ultimi anni ha vissuto in Palestina per un progetto di servizio civile all'estero, e in Belgio dove ha insegnato grazie a un progetto dell'Unione Europea. Suoi articoli sono apparsi su Nena News, Lo Straniero, Politica & Società, Esseblog, Rivista di politica, Bocche Scucite, Ragion Pratica, Nuovo Meridionalismo.

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