Oggi nel 2019 la battaglia fondamentale è ancora una battaglia di identità, di principio, contro il nazionalismo e il razzismo che rischiano di asfissiare un Paese per sua natura accogliente e fondato sulla fratellanza, mentre sul piano economico l’avversario è e rimane il neoliberismo di cui sono un’eccelsa espressione i vertici UE in fase di nomina, la crema del rigorismo: liberali con i capitali e le multinazionali, rigoristi con i popoli. Parla per tutti l’esperienza della Grecia e dovrebbe animarci il coraggio di Alexis Tsipras e di Syriza cui vanno la nostra piena vicinanza, ricordando che nel momento più duro sono stati lasciati soli da tutti i Governi europei, compresi quelli di stampo socialista.
Emerge in questo senso la necessità per noi di mettere in piede una rete di relazioni internazionali che concretizzino la nostra visione del mondo.
È dunque in Europa che si gioca la partita, ma permane la sensazione che in campo ci sia una sola squadra. Un’incredibile mancanza di opposizione che investe in pieno anche lo scenario italiano.
Io non ci sto alla teoria della congiuntura mondiale per la quale noi siamo deboli perché la sinistra in tutto il mondo è debole. Non è così e si potrebbero fare decine di esempi.
La mancanza di un’opposizione unita, credibile e radicale è il tema che deve investirci in pieno.
La nostra visione, la nostra proposta consiste nell’ecosocialismo, ma ne va rafforzata la declinazione quotidiana.
Ecosocialismo vuol dire fare squadra con i lavoratori e le generazioni precarie, prevedere investimenti pubblici rafforzando il ruolo democratico nella programmazione economica.
Ecosocialismo per me significa dire che alcuni asset strategici possono e devono essere rimessi in mano alla nazione, com’è altrettanto doveroso che lo Stato recuperi il suo ruolo nel cosiddetto mercato del lavoro senza il quale non c’è reddito di cittadinanza che tenga.
Ecosocialismo deve voler dire anche non affermare che siamo per un’autonomia differenziata diversa, bensì che vi siamo contrari e dire quindi con coraggio che parte della riforma del Titolo V della Costituzione fu sbagliata.
Lo stesso vale per la riforma costituzionale sul Parlamento che la maggioranza di governo sta portando avanti: è un attacco alla democrazia, ridurre il numero di parlamentari significa allontanare i cittadini dal Parlamento, nient’altro.
È in definitiva il Centro-sinistra coalizzato e organizzato quello che manca e questa dovrà essere la direzione verso cui far tendere la nostra azione politica; fa parte del nostro DNA: da Togliatti all’Ulivo. Ma sono talmente convinto di questo che ritengo vada anche aperta un’offensiva nei confronti del Partito Democratico.
Ieri Renzi ha ribadito che per lui non c’è vita fuori dal PD… Zingaretti cosa ne pensi?! Se hai qualcosa da dire questo è il momento, il tempo delle alleanze unilaterali è finito, abbiamo già dato e siamo qui a dirvi che da soli perderete ancora.
Più di ogni cosa il Centro-sinistra ha bisogno di credibilità a partire da una nuova classe dirigente che esiste nei nostri territori, che è preparata e che va messa alla prova.
Allora impegniamoci a fare due cose: facciamo funzionare quello che c’è, bisogna rafforzare gli aspetti organizzativi e democratici all’interno di Articolo Uno anche con un momento nazionale totalmente dedicato; in secondo luogo impegniamoci a convocare gli Stati generali della Sinistra, perché è necessario per il Paese, perché solo insieme si torna a vincere e solo vincendo si cambia in meglio la vita delle persone.
Francesco D’Agresta
La Costituente, La Sinistra, Politica Interna,
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