Guardo con grande rispetto alle vicende interne al Partito Democratico, partito a cui non sono iscritto né sono stato iscritto in passato.
La separazione di Renzi dal PD però parla a tutta l’area di Governo (con ripercussioni che inevitabilmente ipotecano -vedremo presto in che modo- il suo futuro) e ancora di più a tutto il campo progressista italiano. Contribuisce per molti versi a fare chiarezza e a togliere alibi a chi ha nascosto in questi anni dietro il renzismo le proprie titubanze e corresponsabilità.
Ora è il tempo delle scelte.
Esistono le condizioni oggettive per una Bad Godesberg -di segno diverso da quella tedesca del 1959- della Sinistra italiana.
Un grande processo costituente di riforma, di ridiscussione, di ridefinizione del programma e del profilo di una moderna Sinistra di Governo e del lavoro in questo Paese.
Un processo aperto, che rimescoli le carte, non predeterminato dalle correnti, cui tutti possano partecipare, portando il proprio contributo: soggetti, partiti, associazioni, individui, forze intellettuali.
Nicola Zingaretti e tutto il PD hanno oggi una grande responsabilità, definendo date e luoghi dell’avvio di questo processo.
Io credo che per essere virtuoso debba partire da due premesse: la prima è che il progetto strategico su cui è nato il PD -come paradossalmente dice lo stesso Renzi a Repubblica– è fallito.
È fallita l’idea di un partito all’americana, fondato sul leader e sulla fusione a freddo di due forze politiche del passato, con un approccio iper-maggioritario.
Allo stesso modo, possiamo dire noi, è fallita alla prova dei fatti l’esperienza della Sinistra radicale, minoritaria e velleitaria, disinteressata al consenso e al Governo.
La seconda premessa ha a che fare con la cultura politica e, di conseguenza, con i contenuti del nuovo percorso: senza una radicale revisione del profilo programmatico, Renzi o non Renzi, non si va lontano.
Va abbandonata quella subalternità culturale profonda alle politiche d’austerità che in questi anni ha guidato l’azione dei governi di Centro-Sinistra (Jobs Act, Fornero, Buona Scuola ma anche, prima e ben prima, Pareggio di Bilancio in Costituzione, privatizzazioni, ripetuti tagli all’istruzione e alla Sanità pubblica) che è la prima vera causa dello sfondamento del nazional-populismo nella società italiana.
È nato il governo giallo-rosso, che avrà con i gruppi renziani anche un altro colore.
Non vorrei tornare a schemi antichi, ma quel trattino è importante. C’è il giallo, c’è Renzi.
Deve vivere un rosso forte, semmai con le venature verdi dell’ambiente e dell’ecologismo, riorganizzato, popolare, con le radici solide nella nostra storia e per il presente e il futuro, un grande progetto di trasformazione.
Noi ci siamo.
Simone Oggionni
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