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Primi appunti (non corretti) per avviare un dibattito

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30 Aprile 2020

Categorie: Politica Interna

Per sapere quale sarà il destino della maggioranza di Governo forse servirà ancora un po’ di tempo. Al momento si finge che le cose non siano cambiate ma presto ci saranno problemi. In ogni caso situazione dell’economia e Legge di bilancio sottoporranno i contraenti del contratto a duri contraccolpi, se non si saranno separati già prima.

Nel frattempo – non senza preoccupazione per un Paese che rischia di non essere governato – qualche riflessione politica possiamo cominciare ad azzardarla.

Sul quadro europeo non mi dilungo. E’ piuttosto chiaro che i sovranisti non sono passati e che l’Unione, seppure ammaccata, esce indenne dall’assalto forse troppo enfaticamente annunciato.

Queste sono diventate – anzi – le prime vere Elezioni davvero europee sia per partecipazione che per i temi dibattuti e per la tensione politica.

C’è da sperare che lo scampato pericolo induca a un cambio sostanzioso di politiche, soprattutto correggendo quella linea di drastica austerità finanziaria che tanto ha pesato sul malessere sociale diffuso.

Molto dipenderà anche dai movimenti che si esprimeranno sui grandi temi sociali, ambientali e civili e dalla loro capacità di sapersi affacciare con efficacia sulla scena europea.

Da noi, lo sappiamo, ha prevalso nettamente la Lega, è franata la creatura di Grillo, ha colto un buon risultato la lista unitaria costruita da Zingaretti intorno al PD (risultato prima che elettorale psicologico, ben oltre il 20% e staccando di quasi sei punti i Cinque Stelle).

Il voto, pur nella drammatica prevalenza leghista, disegna una geografia sociale di un Paese piuttosto frastagliato. Tra Centro Nord e Centro Sud, tra aree centrali e periferie, tra grandi città e centri minori. Frutto di una grande articolazione del voto, divenuto ormai anche molto più mobile che nel passato.

In questo quadro la Lega di Salvini è diventato un partito di massa pienamente nazionale. Un partito di Destra, più reazionario e populista che classicamente fascista. Un impasto astuto tra riti arcaici e strumenti e metodi ultra moderni. Capace di combinare insieme l’aura di novità (cui ha concorso l’Alleanza con un movimento inedito come quello di Grillo) e il radicamento sul territorio, soprattutto nella gestione dei Governi regionali e locali. Insomma una forza ben salda che interpreta e perfino costruisce le pulsioni di una parte ampia del Paese, senza per questo smarrirsi in ideologismi inefficaci e forzati.

A questo avversario non sarà uno scherzo costruire una alternativa vincente.

Non poteva e non potrà riuscirci una forza come il Movimento Cinque Stelle, con un elettorato mobilissimo e troppo contiguo su diversi temi a quello leghista, con una identità fragilissima e vaga mentre l’altro agita convinzioni ruvide e profonde, con una Classe dirigente inadeguata e inesperta.

Sarà una sfida difficile anche per il Centro Sinistra, che per fortuna ha dato un segno di importante e confortante ripresa.

Si discute su stampa e TV di quali possibili e future alleanze. Ma è un modo fiacco di pensare, geometrico e tattico. Se Salvini avesse ragionato così starebbe ancora a disputarsi dal basso del suo 10% la leadership con Berlusconi o con Toti.

Le alleanze sono essenziali ma più ancora è centrale il rapporto che si sa costruire col Paese. Un rapporto anche nuovo che del Paese intercetti anche sentimenti importanti.

E l’attuale panorama politico italiano non credo rimarrà in eterno uguale a sé stesso.

Ci sono bisogni, istanze, aspirazioni anche non di sola materia, che non trovano rappresentanza (come spiegano, eloquenti, non solo gli alti tassi di astensione, ma anche le ridottissime manciate di voti raccolte da ispirazioni politiche importanti)

A sinistra del PD sembra esserci un deserto, ma se guardiamo meglio i dati vediamo che il 25% di chi a suo tempo aveva votato LeU ad oggi ha votato PD e che candidati spiccatamente connotati a sinistra, come Bartolo e Pisapia, risultano eletti con quasi trecentomila preferenze a testa (seicentomila in due, più di tutti i voti raccolti dalla aborracciata lista di Fratoianni e Ferrero).

Questo peraltro dimostra che è stata giusta la scelta di Articolo Uno di non presentare una sua lista e rafforzare la lista unitaria PD – Pse.

Così come è impensabile che mentre i Verdi nel resto d’Europa assurgono al ruolo di forza maggiore (al punto da essere essenziali per gli assetti di gestione dell’Unione) qui debbano rimanere appannaggio di pochi ceti politici minori.
I grandi movimenti giovanili sul clima, le sensibilità ambientali non è detto non trovino anche qui forme di rappresentanza più serie, capaci come in Germania di essere forza di proposta piuttosto che minoritari cartelli dei ‘No’.

E lo stesso vale per rappresentanze democratiche che possano esprimere ceti e interessi sociali più intermedi, non identificabili con i referenti sociali della Sinistra, ma lontani dal salvinismo e dalla Destra.

Insomma è una grande rilettura della società e del lavoro che dovremo favorire, riaggregare blocchi sociali che emergono dalla crisi della globalizzazione e dallo sconvolgente cambiamento tecnologico, ideare nuovi obiettivi capaci di coniugare coerenza di valori e mondo nuovo.

A questa altezza si combatte la Destra, che a suo modo non è solo conservatrice, ma portatrice di una innovazione perversa.

E’ in scomposizioni e ricomposizioni sociali e di rappresentanze politiche così che può trovare una strada democraticamente inclusiva lo stesso fenomeno dei Cinque Stelle. La loro crisi è soprattutto la crisi di una identità trasversale.

La rovinosa sconfitta potrebbe agevolarne la frattura, con linee di indirizzo alcune verso la Lega, altre verso altri lidi.
Alcuni, anche come parte di una più larga coalizione di Centro Sinistra, magari dopo aver recuperato una certa matrice ambientalista degli inizi.

La realtà del Paese è molto più ampia delle tattiche dei numerini.
E c’è molta più vita sotto il cielo di quanto noi stessi -tutti- crediamo.

Così penso vada sfidato Salvini, sul modello di società e di Paese.
Con proposte socialmente e ambientalmente più eque e più capaci di corrispondere alla vita dei più deboli e delle generazioni più giovani.
Pensierose del bene comune dell’Italia e dello spazio europeo.

Vito Nocera

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