La recensione di Francesco D’Agresta e Simone Oggionni al libro di
Matteo Pucciarelli
Tra pochi giorni è il 2021, cento anni dalla nascita del Partito Comunista d’Italia. Come è naturale, da qualche mese hanno cominciato ad accavallarsi imprese editoriali che, con alterni risultati, ne hanno ripercorso la storia. Il rischio per l’anno nuovo è di trovare la sezione saggistica delle librerie piena di volumi sul P.C.I. in un indistinto mare di copertine scarlatte a rischio di qualunquismi e facili liquidazioni.
Un primo punto fermo in quel mare editoriale, una prima isola sulla quale fermarsi a riprendere fiato ce la regala Matteo Pucciarelli che, insieme a Sara Fabrizi, ha scritto per TYPImedia «Comunisti d’Italia».
Il libro è composto da cento brevi biografie di uomini e donne, scritte in maniera snella e accattivante, che nel loro insieme riescono a tratteggiare un’epopea senza la pretesa di scrivere la storia definitiva di un percorso politico ampio e complesso. Piuttosto, con l’impegno di rendere omaggio in maniera onesta a cento figlie e figli di quella storia.
Una scelta intelligente, che si accompagna a quella di non raccontare la storia del P.C.I. bensì del comunismo italiano, due insiemi di vite umane che in gran parte si accavallano, ma che necessariamente non possono coincidere. C’è il P.C.I., dunque, la colonna portante del comunismo in Italia, ma non solo. Ci sono anche le biografie di chi quel partito non l’ha vissuto per scelta o per motivi anagrafici. Comunisti italiani appunto o meglio, riprendendo il titolo, comunisti d’Italia perché quelle che vi si trovano sono sì storie rosse, ma sono senza dubbio anche storie patriottiche che portano alla luce quell’abbraccio indissolubile tra la scelta di vivere l’ideologia di Marx e di Lenin e quella di farlo nel proprio Paese. Non storcerà il naso chi sa che l’internazionalismo, che in alcune biografie del libro traspare anche nel suo senso più romantico, non è la negazione di un amore per il proprio Paese, soprattutto quando si ha da riscattare – come molti dei protagonisti di questa storia hanno dovuto fare – l’Italia dall’onta del nazionalismo fascista.
La scelta di persone e personaggi da raccontare è ricercata e, ovviamente, dà adito a mille “recriminazioni”. Ci sono i dirigenti e le colonne portanti di una storia senza i quali questa non può essere raccontata: Togliatti, Berlinguer, Di Vittorio, Iotti. Ma lo spazio è altrettanto concesso a storie di uomini e donne meno noti ma la cui biografia è stata per certi versi altrettanto essenziale per il movimento comunista e che è un piacere scoprire o riscoprire: vite semplici di persone umili e straordinarie che hanno dovuto sopportare il peso della galera, della repressione e del sacrificio e che anche dopo la dittatura fascista se ne sono andate quasi nell’anonimato, in povertà, lasciando ai compagni tutto quello che avevano, spesso solo libri e carteggi.
Comunisti d’Italia è dunque una rassegna di vite singole che però lasciano trasparire da ogni rigo il senso dell’impresa collettiva ed è netta la continuità narrativa (ed ideologica) che al termine delle due pagine dedicate ugualmente a ogni protagonista ti porta a sfogliare quelle successive, senza pausa. E allora scorre davanti al lettore tutta la storia che abbiamo alle spalle: quella del mutuo soccorso operaio, dei socialisti libertari del diciannovesimo secolo, gente con cappelli a tese larghe, sindacalisti rivoluzionari con i baffi spioventi. Il femminismo degli anni ’10 si incrocia con gli attori del biennio rosso e della scissione di Livorno e si può percepire distintamente la loro ferma certezza che la repubblica dei soviet di lì a poco sarebbe diventata realtà anche in Occidente. Non mancano il dolore, l’esilio, la morte cui vennero condannati gli uomini e le donne che si opposero concretamente al fascismo dalla prima ora, in Spagna e in Italia e poi c’è la Resistenza raccontata attraverso le pagine eroiche di storie piccole e grandi, quelle di chi organizzava il Comitato di Liberazione Nazionale e quelle di madri che nascondevano le bombe nelle culle dei loro figli per superare un posto di blocco tedesco. Uomini e donne che hanno fatto una scelta di campo, netta e pura, per la libertà; gli stessi partigiani che dopo il ’45 divennero l’ossatura della nuova Repubblica animando l’Assemblea Costituente ma anche diventando sindaci di Comuni più o meno grandi. Ci sono le storie di chi ha scelto di dedicarsi anima e corpo alle battaglie contadine, operaie e contro le mafie. C’è tutto il portato rivoluzionario che il comunismo ha significato per le donne, per l’emancipazione di un pezzo d’Italia che aveva combattuto per liberarla ma che si è tentato troppo facilmente di dimenticare. Ci sono le vite degli scienziati e degli artisti, dei registi e dei poeti che hanno fatto una scelta di campo perché, per citare Guttuso, «è necessario che un artista agisca, nel dipingere, come chi fa una guerra o una rivoluzione» e ovviamente non mancano le biografie attraverso le quali si raccontano gli anni di piombo, le battaglie ideologiche, le scissioni e la fine, triste, lasciatecelo dire, del più grande partito comunista d’Occidente.
Ma appunto la storia dei comunisti d’Italia non finisce con lo scioglimento del P.C.I. e prosegue con le tante personalità che anche i più giovani hanno avuto modo di conoscere: magistrati, giornalisti e giovani militanti come Angelo Frammartino, che morirà nel 2006 a 24 anni durante una missione di cooperazione in Palestina.
Comunisti d’Italia è una galleria narrativa e fotografica in cui possiamo trovare la storia dell’Italia repubblicana e dei suoi fondatori. Uomini e donne a cui dobbiamo molto e che possono ancora insegnarci che il futuro si scrive prendendo parte alla storia, rimboccandosi le maniche, lottando per ciò che non si ha e che è giusto reclamare, per sé e in primo luogo per gli altri, scegliendo da che parte stare. A noi pare loro abbiano scelto di stare dalla parte giusta della Storia.
Francesco d’Agresta
Simone Oggionni
di: Franco Astengo,
di: Franco Astengo,
Cultura, La Sinistra, Politica Interna,
di: Franco Astengo,