Esse - una comunità di Passioni

Precarietà. L’inaccettabile precarietà

Breve storia di un Lui qualsiasi, delle sue speranze e aspettative in un mondo sempre più precario

di: Associazione Esse,

5 Maggio 2017

Categorie: Diritti, Lavoro, Società

L’incessante suono della pioggia si mescolava alla musica trasmessa dalla televisione. Senso di precarietà.

L’animo di Lui mal si adattava all’atmosfera calda e festosa proveniente dallo schermo.
Non riusciva a non pensare a Lei.

Poteva quasi vederla aggirarsi tra gli scaffali di quel negozio incurante dell’odierna festività e dei turni, di per sé molto difficili, aperto anche quel giorno. Aperto sempre.

Scrutando fuori dalla finestra si domandava quanto poco senso avesse tutto questo.

La loro storia era appena agli inizi. Quando sei vicino ai trent’anni è tutto più difficile. Le cicatrici del passato pesano come macigni. Il dubbio e il desiderio lottano fra loro azzannandosi e lacerandosi come fiere.

Il lavoro, precario e mal pagato, domina le giornate con tirannica prepotenza.

Non vi sono più i lunghi pomeriggi liberi dell’Università trascorsi davanti ad un bel film o passeggiando lungo il fiume.

La turnazione feroce divora spesso i weekend e stare insieme spesso vuol dire rubare ore al sonno, provando costantemente a incrociare i rispettivi orari e costringendo l’uno o l’altra a passare molto tempo sulle linee notturne.

Stringendosi attorno alle spalle una coperta nel vano tentativo di respingere il freddo di un insolito Maggio dal sapore autunnale, Lui sospirò rassegnato.

Avrebbe voluto un’auto per poterla andare a prendere e portarla via con sé, ma il suo stipendio non lo permetteva. I soldi risparmiati venivano diligentemente accantonati nel lontano sogno di una casa in cui costruire una famiglia.

Vuote risuonano in TV le parole dei sindacati, retaggio di una tradizione antica che però trova difficile rappresentanza tra i numerosi volti della politica.

Con un ultimo sospiro Lui spenne quindi l’apparecchio. Non ha alcun senso celebrare la Festa del Lavoro in un Paese in cui molti, troppi sono attanagliati dalla precarietà derivante da leggi ingiuste e da un Governo ormai succube del mercato spietato.

Lui non sa se la loro storia riuscirà a germogliare.

Di una cosa, però, è certo.

Se mai un giorno avrà figli, farà qualsiasi cosa per poter regalare loro un Paese con più diritti di quello ricevuto. Una Repubblica davvero fondata sul lavoro.

Associazione Esse

http://www.esseblog.it

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