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Sarri il Comunista

Breve storia di un allenatore atipico

di: Luigi Nappi,

14 Novembre 2017

Categorie: Filosofia Politica, Sport

Mezza Italia ha lavorato all’Italsider, l’acciaieria al centro di un secolo di lotte operaie, dalla crisi dell’acciaio fino alla sua chiusura, avvenuta dopo una pluridecennale attività.
Erano tanti quelli che ci lavoravano, noti e meno noti, tra cui l’attore Paolo Villaggio, il poeta e scrittore tarantino Pasquale Pinto, il rugbista Marco Bollesan, il sindacalista Guido Rossa ucciso barbaramente dalle Brigate Rosse, il critico e scrittore Carlo Vita.

Cosa c’entra Sarri con questa storia?
Nato a Napoli, città straordinaria dalle mille contraddizioni, nel 1959, ha vissuto nel quartiere Bagnoli per i primi tre anni di vita, poi è cresciuto a Castelfranco Piandiscò, nella provincia di Arezzo. Suo padre era uno dei tanti operai dell’Italsider.
Amante del calcio, segue quello dilettantistico non abbandonando la sua professione da dipendente della Banca Toscana a Firenze, poi a Londra e in Germania, Svizzera e Lussemburgo. La mattina in banca, al pomeriggio allenamenti e partite di calcio. Nel 1999, lascia il lavoro per dedicarsi al calcio.

« Ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto gratis. Ho giocato, alleno da una vita, non sono qui per caso. Mi chiamano ancora l’ex impiegato. Come fosse una colpa aver fatto altro».

L’11 giugno 2015 firma col Napoli il contratto, subentrando a Rafael Benítez, allenatore sopraffine di altissimi livelli.
Poche, dunque, le aspettative dei tifosi. Qualcuno cominciò a pensare che il Napoli non volesse affatto salire di livello.
Al contrario Sarri ha dato alla squadra una spinta in più, camminando dieci passi in avanti rispetto a coloro che lo hanno preceduto.
Il secondo anno sulla panchina azzurra termina al terzo posto in campionato con nuovo record di punti in Serie A. Quest’anno, invece, i risultati sembrano coerenti con le aspettative. Un’allenatore d’altri tempi, ma con idee innovative.

Con Zdenek Zeman condivide il vizio per il fumo, nei suoi uffici le sigarette non mancano mai.
Riposto nell’armadio l’abito sartoriale offerto dalla società, Sarri indossa la tuta che gli consente di muoversi con agilità sulla panchina. Lo vediamo con forza dare indicazioni alla squadra che spesso diventano imprecazioni. Un burbero di poche parole, un operaio del calcio italiano.

Sarri porta con sé quella cultura operaia di chi lavora ore ed ore, quella voglia di riscatto, quella forza d’animo per andare avanti.
Così un passo alla volta imprime il suo gioco con il Napoli, tessendo con pazienza le proprie trame, cercando sempre ed in ogni partita di sparigliare i duelli offensivi con i tagli verso le fasce, tentando sempre, con tanto impegno agonistico, di creare una zona di superiorità numerica sino alla difesa avversaria.
Un gioco complesso quello della squadra campana che, almeno per il momento, cresce, si perfeziona, stupisce e vince.
Lo stesso patron azzurro, De Laurentiis, in un intervista a Veltroni, disse a chiare lettere: «Mi faceva impazzire il fatto che fosse un comunista convinto, il fatto che fosse un grande lettore. Poi mi era piaciuto questa cosa che portasse la tuta».

Maurizio Sarri, il mister con la tuta, che scrive sul taccuino, legge Bukowski, vota a sinistra (ma non Renzi) e non sogna una vita da star del calcio.
E’ la figura che ci voleva, non solo nel calcio, ma nella società. Almeno oggi, in un momento calcistico difficile che vede fuori la Nazionale di Calcio italiana per il prossimo Mondiale.
Se non possiamo deliziarci con la politica, almeno noi tifosi partenopei potremo riporre le nostre speranze in lui e nel Napoli. Chissà, magari riusciremo anche a convincere Sarri a candidarsi come Presidente del Consiglio.
Ad Maiora compagno!

Luigi Nappi

Sono nato nel 1985 a Nola, una cittadina della provincia napoletana, territorio vittima della camorra e dallo scellerato inquinamento ambientale definito "terra dei fuochi". Per questo ho scelto di lottare per una realtà diversa, a partire dalla realtà stessa. Scelsi di militare nel partito della rifondazione comunista e per circa dieci anni, ho intrapreso battaglie molto dure in un territorio molto complicato, in difesa del lavoro, a sostegno della legalità, a tutela dell' ambiente e dei beni comuni. Attualmente, insieme a tanti compagni, abbiamo dato vita ad un associazione politica culturale chiamata FRASTUONO, per la crescita del paese verso uno sviluppo armonico, sociale, culturale e morale. Seguo, con interesse i lavori costituenti per un partito della sinistra alternativa, conscio del fatto che essere comunisti e di sinistra è sempre stato difficile, oggi più che mai.

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