Dopo il 19 aprile scorso, giorno in cui sono morte 800 persone nel più grande naufragio nella storia dell’immigrazione, il dibattito su come gestire gli sbarchi sulle coste europee è ripreso feroce. Le posizioni che si fronteggiano sono sostanzialmente due: una, potremmo dire, “umanitaria”, per cui i migranti andrebbero soccorsi e avviati a una vita dignitosa; l’altra, potremmo dire, “securitaria”, per cui le frontiere andrebbero chiuse e i migranti lasciati al loro destino.
L’Unione Europea, con colpevole ritardo, sta provando a far passare l’idea per cui i profughi andrebbero divisi equamente fra i Paesi membri così da rendere l’emergenza gestibile. Molte nazioni, Regno Unito e Danimarca in testa, si oppongono alla cosa, mentre in casa nostra, Salvini, Maroni e affini, si rifiutano di accettare altri stranieri nelle regioni da loro governate.
L’impressione è che si stia dicendo di tutto e soprattutto che lo si stia facendo a partire dalla propria limitata prospettiva e in vista dei propri grami scopi politici o economici, perdendo di vista ciò di cui si sta parlando: il Mediterraneo. Se ci si fermasse un attimo e ci si ricordasse che stiamo appunto parlando del Mare Mediterraneo, ci si renderebbe conto forse che l’intero dibattito non ha senso.
Il Mediterraneo, da millenni a questa parte, non fa altro che spostare gente da un lato all’altro delle sue sponde, dall’una all’altra delle sue isole. Lo fa dal tempo dei Fenici. L’ha fatto in maniera pacifica per mezzo di lenti spostamenti di popoli, l’ha fatto in maniera violenta sotto forma di cruenti scontri di civiltà. L’ha fatto per motivi religiosi, per motivi economici, per motivi scientifici, per motivi artistici, l’importante è che ha sempre continuato a farlo.
Il Mediterraneo non è l’Oceano, un’infinita distesa d’acqua che spaurisce la mente e fa tremare le gambe al navigante; il Mediterraneo è una continua e armoniosa alternanza fra terra e mare, la sua stessa conformazione orografica è un invito al viaggio, al solo guardarlo sulla mappa si ha la speranza di potercela fare.
Per convincersene basta leggere Braudel o Matvejević. Prima di Cristo furono i Greci, gli Italici, i Celti, i Longobardi, gli Slavi che attraversarono il Mare Nostro seguendo la rotta a Nord. Questa costeggia le coste della attuale Grecia, le sue isole, fino a Corfù. Di qui in meno di una giornata si attraversa il canale d’Otranto per poi seguire la costa italiana fino a Messina, dunque il Tirreno, la Sicilia e così via. Dopo Cristo toccò ad Arabi e Turchi, seguendo altre due rotte divenute celebri. La prima, quella Sud, costeggia il litorale africano: Egitto, Libia, Africa Minore, fino allo stretto di Gibilterra. La seconda si avventura in mare aperto, che pure davvero aperto non è mai. Fa come il gioco della campana sfruttando le isole: Cipro, Creta, Malta, la Sicilia, la Sardegna, le Baleari.
Proprio guardando alle isole poi si capisce quanto il movimento del Mediterraneo sia stato incessante. La Corsica ha successivamente assistito allo sbarco di iberi, liguri, cartaginesi, romani, bizantini, saraceni, pisani, genovesi e infine francesi. Malta ha ospitato turchi, arabi, catalani, inglesi. La Sicilia, greci, cartaginesi, romani, bizantini, musulmani, normanni, angioini, catalani. La cattedrale di Palermo è incastonata in un’antica moschea, quella di Siracusa in un tempio di Atena, la moschea di Córdoba ha al centro la chiesetta gotica di Santa Cruz. Si potrebbe andare avanti all’infinito.
Tornando alle beghe di oggi e alla questione degli sbarchi, una cosa saggia è quella di analizzare il reale e poi attuare politiche per provare a governarlo, sembra invece abbastanza avventato procedere pensando a delle politiche che ci facciano prendere voti, per poi provare ad adattarle al reale. Il reale è il Mediterraneo: veramente qualcuno può pensare che esso smetterà di fare il Mediterraneo perché andiamo in Libia ad affondare i barconi, perché sospendiamo Schengen, o perché Cameron ha detto no alle quote di ripartizione?
Abbiamo visto in azione i respingimenti, gli accordi con Gheddafi, Frontex, Frontex Plus, Mare Nostrum, Triton e il Mediterraneo ha continuato a spostare gente. Da gennaio 2015 sono morti circa 2000 migranti, 400 al mese, 100 alla settimana, 14 al giorno, uno ogni 2 ore: si sono forse fermati gli sbarchi?
Jean Grenier, scrittore franco-algerino quasi del tutto dimenticato, scrisse: “Alcuni vogliono che la vera Algeria sia quella dei Romani, altri quella degli Arabi, altri ancora quella degli artigiani turcomanni e dei pescatori siciliani. Hanno tutti ragione; e tutti dimenticano qualcosa… Questo paese non appartiene a nessuno e accoglie tutti”. Lo scrisse in un libro intitolato Ispirazioni mediterranee. Forse allora conviene tacere un attimo, quest’estate andare al mare e farsi ispirare, facendo pace con il fatto che il Mediterraneo, nonostante noi, continuerà a fare quello che ha sempre fatto: il Mediterraneo.
Andrea Colasuonno nasce ad Andria il 17/06/1984. Nel 2010 si laurea in filosofia all'Università Statale di Milano con una tesi su Albert Camus e il pensiero meridiano. Negli ultimi anni ha vissuto in Palestina per un progetto di servizio civile all'estero, e in Belgio dove ha insegnato grazie a un progetto dell'Unione Europea. Suoi articoli sono apparsi su Nena News, Lo Straniero, Politica & Società, Esseblog, Rivista di politica, Bocche Scucite, Ragion Pratica, Nuovo Meridionalismo.
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di: Giada Pistilli,