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SINISTRA, IL PENSIERO LUNGO E L’ INNOVAZIONE CULTURALE #7

Un Futuro in cui credere

Sinistra: quale Leader?
In un’epoca in la comunicazione politica tende ad aggregare consensi intorno a figure dal forte impatto carismatico non si può prescindere dall’individuazione di un leader. Punto complesso per una forza politica che vuole ripartire prima di tutto da una Cultura Politica condivisa e riconoscibile. La necessità di dare vita ad un partito la cui “vita” ed il cui percorso vada oltre la parabola personale di un singolo leader è determinante per strutturare le modalità di scelta a riguardo. Un confronto vero, corretto e aperto, ispirato alle modalità proprie delle grandi forze politiche occidentali, faciliterà di sicuro la formazione di anticorpi culturali che impediscano una tanto temuta e quanto deleteria personalizzazione.
I vari “culti della personalità” che hanno alimentato negli ultimi decenni, in differenti contesti nazionali, le varie strutture leaderistiche e centraliste, costruite prevalentemente su questo concetto, hanno sedimentato nel pensiero diffuso tanto da trasformarlo in una cosa naturale e necessaria. Questo, come detto, tende a diventare uno strumento per controllare il consenso popolare fino a deviare verso l’accentramento della decisionalità a piccole oligarchie.
Come detto, il culto dell’immagine, attraverso i media classici e social media, ha rafforzato ancora di più questo punto di vista, facendo breccia in molte realtà politiche occidentali che radicavano il proprio posizionamento culturale nella sinistra storica.
La leadership però, non è necessariamente qualcosa di positivo. Esistono leadership che si sono rivelate profondamente negative ai fini della causa comune che avrebbero dovuto rappresentare. Esempi in grado di fare danni irreparabili sono tanti, sul piano storico e politico, e molto spesso abbiamo assistito a leadership devastanti.
Bisogna individuare un modello che superi la visione di una leadership classica, che si esaurisce in domande elementari e incentrate integralmente sulla sua figura, come “cosa fa? chi è ? cosa propone?” . Perché questo avvenga bisogna includere e far partecipare attivamente i follower e i cittadini, che della leadership sono i promotori, i costruttori, i destinatari e principali i protagonisti. Abbiamo la necessità di comprendere e strutturare una complessa relazione che possa fare in modo che sia il rapporto leader-follower-cittadino a individuare la leadership.
Perché la leadership sia stabile e quindi, credibile, bisogna pensare ed elaborare un modello innovativo di governo produttivo, formare i propri sostenitori come nuovi leader, ascoltare i propri cittadini come autentici committenti del proprio lavoro e fare in modo che l’uso pieno della democrazia interna si esplichi in una contendibilità della leadership che sia percepita come valore permanente dell’organizzazione.
L’obiettivo principale è quello di restituire fiducia nella politica e titolarità del potere decisionale alla base sociale, riportando tutti alle proprie responsabilità, candidati, dirigenti, rappresentanti e singoli attivisti, persino i semplici cittadini. E’ la qualità e il livello di partecipazione collettiva a marcare la differenza tra la democratica selezione di un leader e il rischio di una deriva verso il verticismo e il leaderismo assoluto.
Provare a costruire la leadership sulla forza delle idee, attraverso proposte che risultino innovative e rivoluzionari, ma anche semplici da comprendere in una semplificazione che non deve essere concettuale o sostanziale, quanto nella forma espressiva. Bernie Sanders, candidato “left” alle primarie democratiche per le Presidenziali americane è un esempio lampante di questa tipologia di leadership.
Sintetizza messaggi forti e pregni di significati politici in una comunicazione che sta aggregando senza perdere pezzi, attorno a un concetto diverso di stato, del recupero del “fattore umano” partendo proprio dalla proposta popolare di Occupy Wall Street. “Sento molto trasporto emotivo, nel dover dire a chiare lettere che abbastanza, vuole davvero dire che è abbastanza, noi abbiamo bisogno di un cambiamento concreto, che gli enstablishment, economici politici e mediatici non possono strutturare senza tenere conto delle persone”. Oppure ancora il senatore dell’Vermont “Nel definire alcune istituzioni finanziarie si usa la dicitura troppo grande per fallire, io dico che invece sono troppo grandi per poter esistere”. E ancora “I milionari americani sono sul piede di guerra, vogliono più di quanto già non abbiano preso, ancora e ancora e ancora”.Oppure, “Gli insegnanti non hanno causato questa recessione economica. Non l’hanno causata nemmeno i pompieri e i poliziotti. Questa recessione è stata causata dall’avidità, dall’assenza di scrupoli e dal comportamento illegale degli operatori di Wall Street”. E per citare un’ultima e significativa frase di Sanders, “La classe milionaria capisce benissimo quali interessi ci siano in gioco. Un gruppo ristretto di persone che investe centinaia di miliardi di dollari in queste elezioni. Il loro obiettivo non è quello di rinforzare la classe media, ma invece è quello di continuare a fare in modo che i ricchi si arricchiscano a spese di tutti gli altri”.
Mai nessuna leadership di sinistra aveva preso così tanti consensi nell’America “conservatrice e capitalista”. Il mondo sta cambiando e dire a chiare lettere quali sono i problemi delle persone, senza mezzi termini chiamando le cose con il loro nome, torna ad essere prioritario, per costruire una forza politica davvero nuova e una leadership necessaria, che sia, però, davvero rappresentativa di un modo nuovo di pensare la società. [continua]

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