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Una sfida tutta aperta

nuove sfide per la sinistra italiana

di: giulio di donato,

2 Marzo 2016

Categorie: Archivio

Oltrepassato positivamente lo scoglio elettorale, sembravano superate vecchie e nuove resistenze, vecchi e nuovi tentennamenti. Invece son bastati pochi giorni per cadere in una spirale asfissiante che ha logorato gli entusiasmi e che ha allontanato tutti ancor di più dalla realtà.
La questione Spinelli ha scoperchiato un pentolone dal quale sono usciti tutti i limiti e le ambiguità dell’operazione politico-elettorale L’Altra Europa. Ora però che la tempesta si è placata, ci appare più chiaro quello che deve essere il percorso da intraprendere. E soprattutto ci è chiaro da dove e come ripartire: senza dubbio da quello che di buono si è attivato in questi mesi di campagna elettorale, dai comitati territoriali, dalle tante belle candidature presenti nelle liste e da quelle soggettività espressione di un nuovo protagonismo giovanile che si sono ritrovate domenica a Roma.
C’è bisogno però che da queste realtà arrivi ora una spinta forte e decisa che sia in grado di dispiegare tutte le potenzialità che solo una proposta che nasce fuori e oltre il quadro politico attuale può avere. Su questo punto le indicazioni che ci vengono dall’assemblea di domenica sono assai positive e confortanti.
C’è da darsi quel minimo di coordinamento e organizzazione che sia la più leggera e inclusiva possibile, utile a garantire processi decisionali democratici e trasparenti ed a tenere unita una comunità per iniziare fin da subito a costruire iniziative e campagne su quei temi e quelle questioni che ci caratterizzano come forza di sinistra. Quel tipo di struttura che sia la più funzionale quindi ad una lotta politica efficace ed incisiva, che nello stesso tempo non dia l’idea che sei qualcosa di già compiuto e definitivo, perchè sei un cantiere aperto, sei dentro ad un processo, dentro ad un movimento che si ridefinirà sulla base delle iniziative che si metteranno in campo, i cui momenti fondativi saranno le lotte e le mobilitazioni che si andranno organizzando nei prossimi mesi.
Non si può, allora, che cominciare dalla costruzione di uno spazio politico organizzato capace di includere quelle soggettività critiche protagoniste delle varie forme di resistenza e di lotta in atto e di accogliere quelle voci critiche e sofferenti della società che oggi agiscono e pensano in solitudine.
Assieme a tutto questo c’è da attivarsi fin da subito intorno a poche ma importanti campagne, così da scansare tentazioni e torsioni politiciste e autoreferenziali.
In questo senso resta urgente e prioritaria una grande campagna-mobilitazione sul tema del lavoro, non solo sul lavoro che c’è ed è precario, ma anche e soprattutto sul tema del lavoro che manca, che rappresenta l’emergenza numero uno di questo paese. Sulla base di alcune parole d’ordine, quali ad esempio il tema della riduzione dell’orario, il grande tema della redistribuzione del lavoro che c’è. Dentro una piattaforma che assuma una forte radicalità in termini di proposte e di pratiche, sulla quale costruire nuove lotte e mobilitazioni, e nuove e più efficaci forme di conflitto sociale: solo così riusciremo ad intercettare quella larga fetta di popolazione, soprattutto giovanile, oggi in grande sofferenza sociale che ha bisogno di vedersi rappresentati gli umori e la rabbia.
Se è saltato l’appuntamento dell’11 Luglio a Torino, che avrebbe visto una prima reazione in termini di conflitto alle politiche economiche dominanti, non può e non deve saltare un nuovo percorso di lotte in grado di rilanciare un’incisiva opposizione sociale sfidando il governo su un’agenda alternativa di proposte.
Trent’anni fa iniziava la controffensiva neoliberista: chissà che non sia questo il tempo per una nuova riscossa, il momento di ribaltare l’ordine del discorso dominante per non agire più in termini di sola resistenza, ma provare a contrattaccare sulla necessità della cosiddetta alternativa di sistema. Forse solo dandoci questo orizzonte strategico possiamo ridare slancio e forza alle nostre future battaglie.
Così come per Syriza, non è più tempo per operazioni dal sapore politicista o dall’alto, ma di una nuova realtà che nasce dal basso dentro un percorso di insediamento sociale, di lotte e battaglie sociali condivise. Come per Syriza, sarà il terreno dei movimenti e delle lotte sociali a fornire elementi per un lavoro comune alle varie fazioni della sinistra oggi in campo. Insomma, si parte dai conflitti e sulla base di un programma che segna un punto di rottura con le varie compatibilità date.
Concludendo, se nel breve periodo poco o nulla arriverà da quelle realtà cui si accennava all’inizio, ecco il timore che le strutture organizzate esistenti – che hanno da tempo esaurito ogni “spinta propulsiva” – possano fagocitare il nuovo percorso e proporre qualcosa certamente dal respiro più corto e con molta meno forza attrattiva. Una delle eventualità è che una nuova versione di Sel si metta a capo del nuovo processo politico, attraverso un’abile e sapiente relazione con alcuni dei soggetti oggi più interessanti. Con il risultato di riportarci alla stessa situazione di partenza con una Rifondazione comunista sempre più residuale e isolata e una nuova (?) sinistra che si forma a partire da Sel e intorno a Sel. Insomma, ben altro rispetto alle possibilità che abbiamo dinanzi. Nulla oggi infatti può veramente nascere che abbia una seria possibilità di affermarsi se si resta aggrappati alla “continuità” con la sinistra politica esistente, ma solo operando uno strappo con tutta la sua storia più o meno recente.
C’è da rilanciare dunque lo spirito dell’Altra Europa: quell’idea di una rigenerazione dal basso della sinistra a partire dalle lotte e da quelle soggettività critiche che hanno costruito le mobilitazioni degli ultimi anni. Con il compito per chi viene da esperienze di militanza di partito di fornire al quadro di riferimento dato una sintesi alta e un respiro più propriamente politico, senza disperdere quella giusta radicalità nelle proposte e nelle pratiche che la nuova situazione storico-politica richiede.

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giulio di donato

Romano. Militante di base. A Sinistra, in direzione ostinata e contraria.

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