Esse - una comunità di Passioni

Alla fine, un sorriso

L'UMANISTA N. 16

di: Riccardo Ceriani,

19 Settembre 2016

Categorie: Diritti, Salute, Società, Stato Sociale

D-………..
M- …..dottore…..davvero non c’è più nulla da fare?
D- Temo proprio di no, signora……abbiamo provato tutte le terapie possibili e il ragazzo rimane stabile sulla patologia, ma gli effetti collaterali lei sa bene quanto pesino, e poi il fatto di dover vivere in ospedale, per un giovane dell’età di R, è davvero difficile da sopportare. Temo forse più gli effetti psicologici, la mortificazione personale, i contraccolpi emotivi, piuttosto che le conseguenze fisiche. Un ragazzo ha bisogno di un contesto dinamico e istruttivo, di una casa in cui svegliarsi la mattina vicino a chi gli vuole bene, trascorrere la giornata a scuola e a divertirsi Ogni altra condizione significherebbe privazione e sofferenza. Il benessere psichico deve prevalere su quello fisico. Se non c’è serenità, non c’è vera vita. R soffre per tutto questo più che per il dolore fisico, e soffre anche nel vedere lei e suo marito piangere per le sue condizioni…..lui è triste perché non ha una vita vera ed è tristissimo perché vede voi, anche i fratelli, penare senza pace.
M- Si, lo so…..è di grande sofferenza per me vederlo e saperlo qui anziché a scuola coi compagni, a casa coi fratelli, a divertirsi con gli amici. Però è tremendo anche solo pensare di non averlo più, di vivere il resto della mia vita e quella di suo padre, senza più il suo sorriso, la sua voce, le sue idee, i suoi baci e i suoi abbracci. Non posso pensarci……mi si spezza il cuore. Ne morirei anch’io, e suo padre impazzirebbe……è così attaccato a R…… e i suoi fratelli, la loro infanzia subirebbe un trauma irrisolvibile…..un fratello così amabile…..no…no…..e poi io sono credente, che diritto abbiamo noi di decidere al posto di Dio? Nessun diritto, la vita non ci appartiene. La vita è sacra e appartiene a Lui e a Lui ci rimettiamo.
D- Quando faccio il turno di notte, spesso vedo R sveglio e qualche volta l’ho sentito pregare ad alta voce. Anche lui crede in Dio; una notte gli ho sentito dire a bassa voce: “Dio, perché non mi prendi con te? Tu sai quanto soffro e sono triste. Perché vuoi che viva ancora? Perché non dai pace a me e alla mia mamma e al mio papà, accogliendomi nella tua casa? Oggi io sono qui, chiuso in questa stanza. Non mi accarezza nessuno, se non i medici e le infermiere, e vedo i miei fratelli, i miei compagni di scuola e i miei genitori, la mia ragazza attraverso un vetro. So che sarà sempre così……se invece tu mi riprendi, io potrò avvicinarmi a loro quando voglio, andare a visitarli e ammirarli con gli occhi del mio spirito immortale e loro sapranno che io sto con te e con tanti altri amici che ti hanno già raggiunto. Saranno felici per questo, anche se oggi hanno paura che soffrirebbero per la mia assenza fisica. Tu ed io sappiamo però che non è così. Riprendimi, ti prego….”….
M-…..dottore!…. Le sue parole mi confondono, ma mi fanno anche capire che devo pensare a lui, alla sua felicità e meno alla mia e a quelli che restano. È vero… proprio perché credo, devo sapere che R non svanirà nel nulla, ma sarà sempre con noi e nei nostri cuori, e lo ricorderemo per quello che è oggi, così amorevole e saggio nelle sue preghiere e per come è stato prima, così vivace e affettuoso.
D- Lei mi conforta, signora….la notte scorse R mi ha chiamato, mi ha sorriso e mi ha chiesto se quel sorriso era bello da vedere e se potevo dire alle infermiere di avvisarlo un po’ prima che lei arrivasse oggi, perché voleva regalare anche lei quel sorriso, perché non piangesse più per lui, vedendolo sorridere. Mi ha chiesto anche di mandare qualcuno capace di disegnare, un pittore forse, che gli facesse un ritratto del suo sorriso, perché vi rimanga quando finalmente andrà in paradiso……
M- Dottore sono sconvolta, quando sono arrivata R sorrideva sereno ed io ho pensato che finalmente non avesse dolori e sperasse di uscire presto; ero convinta che le cure iniziassero a fare effetto e mi ero convinta della necessità di andare avanti……. Ora capisco che lo faceva per me, per la mia serenità…….si può imparare molto da un ragazzo di diciassette anni….dimostra più forza e più coraggio di noi. Io lo amo e sento che lui ha ragione e anche lei dottore ha ragione a farmi riflettere su queste cose e sento che anche mio marito capirà….mi dica cosa dobbiamo fare, le prometto che ci penseremo con il cuore e con la ragione. Mi faccia entrare nella sua stanza. Parlerò anche con R e se mi chiederà ciò che chiede a Dio sceglieremo per il suo bene, perché il bene di R sarà quello di tutti noi…..

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