Siamo chiamati a definire con precisione e schiettezza le nostre prospettive. Il giusto richiamo al realismo che da più parti viene suggerito impone due cose: un’analisi meticolosa dello stato dell’arte (delle nostre difficoltà e quindi delle ragioni, oggettive e soggettive, di queste difficoltà), un’estrema onestà e limpidezza nelle comunicazioni tra centro e territori.
Entrambe sono precondizioni per affrontare con serenità, ma anche con serietà, una discussione nella quale tutte e tutti siano posti nelle condizioni di esprimere la propria opinione, sottoponendola al confronto e al giudizio collettivo.
Già oggi nel Paese (per affrontare l’urgenza di una questione sociale sempre più evidente; per dare un contributo di lotta e di idee alle forze sociali e politiche della sinistra di governo) e ancora di più in vista delle prossime elezioni politiche occorre costruire e difendere una larga coalizione democratica e progressista con idee chiare e capacità unitaria. Al suo interno è necessario che collaborino il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico, Articolo Uno e tutte le forze progressiste interessate all’obiettivo. Ma l’unità non basta: occorre un profondo processo di rinnovamento del campo e dei singoli soggetti, sia sul piano programmatico, sia sul piano organizzativo. Ci permettiamo di dire che proprio da questo punto di vista non ci sembrano rimosse le ragioni che portarono quattro anni fa alla nascita di Articolo Uno. È ancora assente infatti nel Paese una forza del lavoro, popolare e di sinistra, che assorba e superi le insufficienze del Partito Democratico e delle formazioni politiche alla sua sinistra. Per questo occorre mantenere la barra dritta su questo obiettivo, che ha evidentemente molto a che fare anche con il processo delle Agorà democratiche.
Noi vi parteciperemo con determinazione, per misurarci sulle idee e sui contenuti e verificare la possibilità che, a partire da quel percorso, si apra un processo di tipo nuovo. Un processo che porti alla formazione di una nuova soggettività della sinistra italiana, un nuovo partito, nuovo e diverso rispetto al Pd, ad Articolo Uno; oppure uno spazio di tipo federativo, che unisca nella rispettiva autonomia Pd, Articolo Uno e quanti volessero partecipare all’impresa.
Noi crediamo in questa linea politica – più volte esplicitata anche da Pierluigi Bersani – e crediamo che sia alternativa all’ipotesi di partecipare alle Agorà con l’obiettivo di confluire sic et simpliciter nel Partito democratico. L’obiettivo di dare vita a una soggettività nuova (che poggia sulla convinzione che l’attuale Pd non abbia ancora pienamente maturato al suo interno la consapevolezza dell’urgenza di un salto di qualità rispetto alla cultura politica, al profilo programmatico, all’identità) deve essere perseguito con chiarezza e radicalità, partecipando alle Agorà – nelle forme previste dal regolamento – esplicitando questo obiettivo, non meno importante delle priorità programmatiche che sono state individuate e che proporremo al giudizio della piattaforma.
Riteniamo che disarmare Articolo Uno sarebbe un errore. Occorre al contrario avere cura della nostra comunità politica e della sua organizzazione. Crediamo nel fatto che investire in questa comunità e nei suoi iscritti, rilanciare le ragioni politiche e programmatiche per le quali siamo nati sia la precondizione per promuovere, rivendicare quel fatto politico nuovo che occorre al Paese. Mentre si coltiva la linea dell’unità, di qualunque tipo sia, occorre credere nella propria identità, nella propria autonomia.
Pensiamo con questo che Articolo Uno sia sufficiente? Indenne da limiti e responsabilità? Niente affatto. Di nuovo invochiamo quell’analisi della realtà – che serve, che dobbiamo compiere tutti insieme – per capire le ragioni oggettive e soggettive dei nostri gravi ritardi.
Occorre comprendere dove questa debolezza nasca e in che misura essa sia frutto dell’esaurimento dello spazio politico sul quale il progetto di Articolo Uno aveva investito (uno spazio autonomo rispetto al Pd, seppure interno a un campo coalizionale di tipo democratico e progressista), e in che misura invece essa sia frutto di errori (politici, tattici, organizzativi) imputabili a noi tutti e in primo luogo ai gruppi dirigenti che hanno assunto in questi anni l’onere e l’onore di rappresentarci.
Non c’è proposta politica, non c’è linea credibile, senza un’analisi della realtà. Noi intendiamo cimentarci e invitiamo tutto il nostro gruppo dirigente a fare altrettanto.
Rimane da chiedersi: dove si deve condurre questa analisi di ciò che siamo e di quel che vogliamo fare o contribuire a realizzare? La portata decisiva delle scelte che dobbiamo compiere impone di affrontare la discussione al nostro interno in maniera ordinata e democratica. Ciò sarà possibile solo tramite la convocazione di un congresso nazionale di Articolo Uno. Anche qualora esso si convochi tra molti mesi (cioè ad aprile 2022, alla fine del percorso delle Agorà) riteniamo utile che nel frattempo si attivino al nostro interno processi democratici, partecipativi e consultivi, che accompagnino la nostra partecipazione alle Agorà e diano ai territori e agli iscritti la possibilità di incidere sugli orientamenti programmatici e strategici che la nostra organizzazione porterà in quel contesto.
Queste considerazioni non poggiano come abbiamo scritto su di una sopravvalutazione di quel che siamo o di una sottovalutazione dei problemi generali che stiamo affrontando. Non poggiano neppure su di un giudizio provinciale, piegato sulla congiuntura o su convenienze di tipo meramente tattico. Al contrario, poggiano sulla necessità di produrre, anche in Italia, una vera e propria rifondazione teorica e organizzativa del campo progressista e, segnatamente, delle forze che provengono dalla storia e dalla tradizione socialista e socialdemocratica. Per questo occorre pensare e agire tutti insieme. In tutta Europa ci si attrezza per questa discussione e per le complesse sfide che la nuova fase impone a tutti. Con grande umiltà, con grande realismo, ci dobbiamo confrontare con un bisogno di coerenza, efficacia, radicalità e innovazione che è nelle corde della nostra storia come dei tempi che stiamo vivendo.
ESSE
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di: Emilio Russo,
La Sinistra, Politica Interna,
di: Simone Oggionni,