“Non vivo nell’ansia di tornare da qualche parte, ma vivo nell’ansia di non lasciare la politica a chi crede che sia un prolungamento di Facebook. In questi mesi hanno raccontato un sacco di bugie…”.
E ancora, in un crescendo rossiniano: “Mi avete visto in questi mesi, mi vedrete il doppio, tornerò nelle scuole, tornerò in televisione. Pensano di liberarsi di me, hanno sbagliato…”.
E infine petto gonfio, camicia bianca di fuori, pantaloni International Klein Blue, a squarciagola: “Tutti insieme andiamo a salvare, a recuperare questo Paese”.
Ad arringare le folle alla festa del PD di Firenze è proprio lui: Matteo Renzi.
Ora, io so bene che una delle prime regole è non dare troppo peso ai propri avversari politici. Meglio snobbare che sovradimensionare chi vuoi combattere. Il fatto è che Renzi esagera davvero. O meglio delira e suscita deliri. Un fatto, prima che politico, “clinico”.
E allora bisogna preoccuparsi sul serio. Perché anche se lui non è certo l’unico responsabile della crisi della Sinistra, non si può di certo dimenticare il suo contributo decisivo nell’abbattere definitivamente la baracca. Ecco perché le sue parole suonano come una minaccia da non sottovalutare.
“Salvare il paese” con chi ha cercato di fare carta straccia della Costituzione e poi, tanto per farsi perdonare, dopo aver fatto perdere milioni e milioni di voti al suo partito, ha consegnato il paese nelle mani delle destre e dei populismi, resi proprio da lui più arroganti, spudorati e pericolosi che mai?
E allora forse è il caso di dire delle cose controcorrente.
Sono d’accordo, la politica è fatta sicuramente di congiunture internazionali, di rapporti di forza, di relazioni socio-economiche, di influenze poderose delle strutture sulle sovrastrutture e viceversa. Tutto vero.
Come è vera un’altra cosa, detta e stradetta: bisogna ripartire dai territori, ricucire il legame sentimentale con il popolo, tessere pazientemente la trama.
Ma è vero anche che la politica è fatta di elementi soggettivi, di simboli e di contenuti politici e culturali. Mi si passi l’accostamento un po’ surreale (si parva licet): ve lo immaginate voi il Partito comunista d’Italia diretto da Amedeo Bordiga, anziché da Antonio Gramsci?
Sarà stato pure necessario, a suo tempo, mettere Bordiga nelle condizioni di non nuocere, o no?
Questo per dire che chi può, dentro il PD soprattutto, deve fare l’impossibile per liberare la scena da un personaggio che non solo non vuole farsi da parte, dopo tutti i guai che ha combinato, ma insiste e rilancia.
Vi prego, compagni, difendiamo i nostri studenti da Matteo Renzi. Aiutiamolo a farsi il suo partito di centro con Casini e a levarsi di torno. Certo non sarà sufficiente, ma è assolutamente necessario.
Purtroppo dentro il PD, formazione politica affetta da un indecisionismo patologico cronico e autolesionistico, non sembra affermarsi l’indispensabilità di mettere a riposo l’artefice principale del disastro che lo ha funestato (con il contributo a dire il vero della inconsistenza dei suoi competitori interni ed esterni).
Con Renzi dentro il PD che arringa le masse non è possibile ricostruire nessuna area progressista, liberata dalle suggestioni della versione casareccia di un epigonico blairismo di ritorno.
Come si potrà far parte di una grande compagine “europeista di sinistra”, contro i sovranisti e i nazionalisti di destra, alle prossime europee, con l’inossidabile fiorentino che continua ad arringare le folle?
La Sinistra, Politica Interna,
di: Franco Astengo,
di: Franco Astengo,