Esse - una comunità di Passioni

ATENE AL VOTO, VERSO LA RICONFERMA DI ALEXIS TSIPRAS

Una giornata al gazebo di Syriza

di: Alberto Rotondo,

14 Febbraio 2016

Categorie: Archivio, Europa, Politica Estera

Percorrere in periodo elettorale le strade che ad Atene collegano Omonia a Syntagma, le principali piazze del centro cittadino, è un’esperienza unica. Specialmente se si viene dall’Italia, dove la politica sembra aver smesso di ispirare passione e partecipazione.

Le principali forze politiche tengono qui le loro riunioni, trasformando il centro cittadino in un’agorà permanente.

Ogni partito ha la sua piazza: a Omonia ci sono i comunisti del KKE con il gazebo e il volantinaggio militante, lungo la via Panestimiou di fronte la biblioteca nazionale gli scissionisti di Unità Popolare ( scissione e unità, le parole eterne della sinistra) e il piccolo gazebo del PASOK, che non ricorda nemmeno lontanamente i fasti del passato quando i socialisti guidavano il paese. Nea Dimokratia occupa piazza Syntagma, mentre il gazebo di Syriza si trova lungo la via Stadiou. Una vera topografia della democrazia, si direbbe.
E’ lunedì mattina, manca appena una settimana al giorno delle elezioni e la macchina elettorale di Syriza è in piena attività. Il susseguirsi precipitoso degli eventi degli ultimi due mesi, dal referendum popolare alle dimissioni di Tsipras, hanno creato non poca confusione nel cuore e nella mente di molti . Per questo motivo in serata è previsto un dibattito con il professor Christophoros Vernardakis, esperto di comunicazione politica, che si concentrerà sugli aspetti più controversi della campagna e sui messaggi che bisogna trasmettere a un elettorato che appare per certi versi stanco e deluso.
Proviamo a chiarirci le idee anche noi con le parole di Yannis e Antonis, due giovani dirigenti che rispondono volentieri alle mie domande e che preferiscono essere citati soltanto per nome perchè, sorridono, “i cognomi greci sono difficili da scrivere per un italiano”.
Comincio con una piccola cattiveria: fingendo stupore per la loro presenza mostro il titolo con cui un blogger italiano ha annunciato l’abbandono di Syriza da parte dell’organizzazione giovanile. Ma immediatamente la mia provocazione è spenta dal loro entusiasmo e Yannis mi assicura che “se anche la maggior parte dei quadri del Comitato Centrale hanno abbandonato il partito, i giovani continuano a credere in Syriza e nel suo progetto di governo”.

L’intervista può cominciare :
Robert Nixon, sul Wall Street Journal del 3 settembre, scrive che Tsipras ha portato la Grecia oltre il dibattito sull’austerità. Secondo l’autorevole quotidiano finanziario, con la firma del Memorandum è diventato “il leader più affidabile” per i partner europei.Un vecchio proverbio dice : quando il diavolo ti accarezza vuole l’anima.

(Yannis) Sarà così per il Wall Street Journal, non certo per i media greci in mano ai vecchi oligarchi. Per loro Tsipras è tuttora un pericolo concreto e una seria minaccia per i privilegi delle classi superiori. Vorrei chiarire che il Memorandum non fa parte dei programmi di Syriza. Tsipras si è trovato a fronteggiare un vero e proprio colpo di stato, espresso nei termini di un’alternativa netta: firmare il Memorandum o uscire immediatamente dall’euro, una scelta che avrebbe colpito duramente gli interessi delle classi subalterne e le cui conseguenze negative si sarebbero fatte sentire per oltre un decennio. Non aveva scelta.
Migliaia di donne e uomini raggiungono ogni giorno le nostre coste, in Italia come in Grecia. Sebbene qualcosa sembrerebbe cambiare nell’opinione pubblica europea, dopo la decisione tedesca di aprire le frontiere ai rifugiati siriani, nel Mediterraneo si continua a morire mentre si erigono nuovi muri nel cuore d’Europa. Che approccio ha avuto a questi drammi il governo della sinistra in Grecia?
(Yannis) Le chiusure del precedente governo dei conservatori hanno trasformato l’Egeo in un immenso cimitero. Il governo di Syriza ha rafforzato i dispositivi di prima accoglienza, organizzando in modo più efficiente i soccorsi e facendo pressione perchè l’intera Unione Europea si facesse carico dei problemi epocali che pone questa vera e propia ondata migratoria di massa. In soli 10 giorni siamo riusciti a traghettare verso la terraferma più di 20.000 profughi che affollavano l’isola di Lesbo. Poi c’è il problema della riforma delle forze di polizia, il cui personale è spesso impreparato a fronteggiare le situazioni di emergenza che si creano, quando una moltitudine di persone arrivano improvvisamente in una piccola isola, come quelle che fronteggiano le coste turche. Si tratta di un obiettivo comune a tutte le forze progressiste europee, anche per non assistere più alle scene vergognose di questi giorni con le cariche della polizia ungherese e il nuovo muro della vergogna con cui stanno recintando le loro frontiere. C’è ancora tanto da fare.
In questi anni Syriza è diventata un modello per la sinistra italiana, attraversata da mille vecchie e nuove divisioni. Voi siete invece riusciti a riunire le forze e a portarle al governo del paese. Dopo la firma del Memorandum diversi compagni hanno lasciato Syriza, alcuni hanno fondato un partito concorrente mentre altri, come Varoufakis, hanno lanciato un nuovo movimento europeo contro l’austerità. C’ è il rischio che le scissioni di Syriza si trasmettano per contagio all’intera sinistra europea?
(Antonis) Negli ultimi tre anni noi abbiamo lavorato per unire la sinistra europea. In Spagna Pablo Iglesias e Podemos sono stati sin da subito al fianco di Syriza e della sua lotta, mentre in Italia nel nome di Tsipras avete costruito una lista unitaria per le elezioni europee. Nelle capitali di tutta Europa migliaia di persone sono scese in piazza in solidarietà con il popolo greco, mentre nello stesso partito socialista europeo si comincia a pensare che l’austerità non può essere il nostro unico comune destino. Tutto ciò dimostra che i problemi che abbiamo posto non sono solo nostri, noi siamo solo parte di un unico movimento che interessa l’Europa intera. E’stato molto triste assistere alle divisioni di questi ultimi mesi, perchè la lotta contro l’austerità è appena agli inizi, tuttavia sono sicuro che ci incontreremo di nuovo con tutti i compagni che ci hanno lasciato e insieme cambieremo la Grecia e l’Europa.
Il 17 ottobre ricorre la Giornata Internazionale di lotta contro la povertà, una data che i movimenti sociali hanno scelto per una mobilitazione europea contro la crisi e i suoi responsabili. Tsipras ha vinto le scorse elezioni proponendo alcune misure straordinarie per affrontare quella che non ha esitato a definire come una crisi umanitaria. Cosa è stato fatto e cosa resta ancora da fare?
(Antonis) La vittoria di Syriza dello scorso mese di gennaio non nasce dal nulla. Vengo da Vyronas, il quartiere che porta il nome di lord Byron. Sorge in una delle immense periferie ateniesi. dove la crisi si è fatta sentire in tutta la sua ferocia. Lì in questi anni abbiamo costruito reti di solidarietà, con cui ad esempio riusciamo a garantire pasti regolari a più di mille persone. Giunti al governo, le persone più povere hanno potuto usufruire di una social card con un contributo mensile di 120 euro per l’acquisto di alimenti e di 70 euro per le medicine. Inoltre i disoccupati possono richiedere una tessera per muoversi gratuitamente in città, utilizzando i mezzi del sistema di trasporto urbano. Bisogna fare ancora tantissimo perchè nessuno venga lasciato da solo, a partire da una drastica riduzione della tassazione sui redditi più bassi.
Atene in questi anni è stata la capitale dell’Europa che resiste: “il crogiuolo della resistenza”, per usare le parole di un famoso libro di Tsakalotos, che ha fuso insieme nuove esperienze di partecipazione popolare e reti solidali. Sarà ancora così dopo il 20 settembre?
(Antonis) Lo speriamo. I problemi del popolo greco sono veramente tanti. In questi mesi abbiamo provato ad affrontarli insieme, creando reti di solidarietà attiva e favorendo la socializzazione delle persone, anche attraverso la liberazione di spazi dove ci si potesse incontrare e crescere culturalmente e politicamente. Non ci fermeremo. La stragrande maggioranza del popolo greco con il referendum di luglio ha detto no all’austerità, dimostrando la maturazione di una nuova coscienza politica. Non conosciamo il futuro, ma sappiamo che il popolo continuerà a lottare e noi insieme a loro. Come ha detto Alexis Tsipras, la sinistra è niente senza la gente che lotta per cambiare la propria vita.
Chi vincerà le elezioni il prossimo 20 settembre?
(Antonis) Non c’è dubbio, vinceremo noi  con oltre il 35% dei voti.

 

Alberto Rotondo

Vive a Catania. Attivista politico antirazzista, antisessista e antispecista. Si interessa di questioni economiche e di politica europea e internazionale.

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