Esse - una comunità di Passioni

Il coraggio di tornare a chiamarsi socialisti e comunisti

La sinistra oggi deve ricominciare a familiarizzare con le parole che l'hanno resa protagonista delle lotte sociali

Un salto di qualità nella proposta e nell’analisi politica è necessario e fuori da ogni dubbio. Pertanto serve prendere atto che le compagini socialiste europee negli ultimi hanno dato prova di scarsa visione sociale e nello stesso tempo sono state insufficienti, poco incisive se consideriamo le disuguaglianze e le rigide regole dell’Unione Europea, principalmente nei confronti delle classi subalterne. Meglio, invece, hanno fatto le forze di sinistra nate fuori dal perimetro socialista e mi riferisco a Podemos, Syriza, die linke. Forze politiche diverse tra loro ma con una straordinaria capacità di intercettare le criticità del sistema europeo, le risposte alle disuguaglianze, al lavoro precario, ad una riconversione eco sostenibile dell’ambiente. Più speranzosa, invece, è la proposta di alleanza avanzata da Sanchez, mirata principalmente al rilancio degli investimenti. Ma non è abbastanza sufficiente.
 
Penso che un partito politico, almeno per noi che proveniamo culturalmente da una certa storia, deve ambire a diventare partito di massa. Il PCI lo era, lo era anche il PDS-DS. Principalmente perché entrambi i partiti avevano una chiara idea di società, perché indubbiamente popolari. Attualmente il sistema capitalistico non è degenerato, pertanto le crisi, prima economiche, poi finanziarie, non sono altro che fattori determinati del capitalismo stesso. Il capitalismo è così come lo vediamo, praticamente dalla fine dell’ottocento ad oggi. E se il capitalismo è l’origine di tutti i nostri mali, non dobbiamo aver paura a pronunciare parole come “socialismo”. Se è vero che urge una politica alternativa al “liberismo” allora non dobbiamo aver paura di pronunciare parole come “socialismo”. In fine se esiste ancora il capitalismo non può non esistere il socialismo.
 
Enrico Berlinguer diceva “Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”. Parole che parlano più dei nostri incontri, più dei nostri dibattiti. Pertanto dobbiamo cominciare a farle nostre. La sinistra oggi deve cominciare a familiarizzare con le parole che l’hanno resa protagonista delle lotte sociali.
Sapere dove andare se sappiamo da dove proveniamo. Il novecento, secolo straordinario e terribile, è finito. Pertanto penso sia improbabile immaginarci come eravamo. Sarebbe più ambizioso immaginarci cosi come potremmo diventare. Partire dall’articolo 1 della costituzione la dice lunga, ma il cammino deve essere socialista, con i suoi principi. Pluralista nelle voci e nelle opinioni, che punti alla cultura come diceva Gramsci. E per dirla come gli ordinovisti, che sia intellettuale e collettivo. Un partito che sappia imporsi e condizionare il socialismo europeo, troppo spesso alla deriva.
 
Lo possiamo affermare come Enrico Berlinguer, come Gramsci ma possiamo affermarlo come Papa Bergoglio “siate uomini e donne con gli altri e per gli altri, dei veri campioni nel servizio agli altri”, questo per dimostrare quanto largo sia il nostro progetto e come sia davvero indispensabile lavorare gomito a gomito dai comunisti ai seguaci di papa Francesco. Questa è la nostra sfida. La buona politica ha bisogno di buoni esempi diceva Vittorio Foa.
 
Essere comunisti oggi significa mettersi al servizio di un partito che sappia aggregare e non escludere, lo stesso vale per chi crede in un percorso politico basato sui principi di una società di liberi ed uguali. Una pluralità politica impegnata in un programma di piena attuazione dei principi di cooperazione e solidarietà, di piena attuazione della Costituzione Italiana. Solo stando insieme, uniti in un campo largo, possiamo diventare, a lungo termine e se lavoriamo bene, una straordinaria comunità di compagni e compagne, ossia “il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti”.

Luigi Nappi

Sono nato nel 1985 a Nola, una cittadina della provincia napoletana, territorio vittima della camorra e dallo scellerato inquinamento ambientale definito "terra dei fuochi". Per questo ho scelto di lottare per una realtà diversa, a partire dalla realtà stessa. Scelsi di militare nel partito della rifondazione comunista e per circa dieci anni, ho intrapreso battaglie molto dure in un territorio molto complicato, in difesa del lavoro, a sostegno della legalità, a tutela dell' ambiente e dei beni comuni. Attualmente, insieme a tanti compagni, abbiamo dato vita ad un associazione politica culturale chiamata FRASTUONO, per la crescita del paese verso uno sviluppo armonico, sociale, culturale e morale. Seguo, con interesse i lavori costituenti per un partito della sinistra alternativa, conscio del fatto che essere comunisti e di sinistra è sempre stato difficile, oggi più che mai.

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