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Francesco e il lavoro

L'appello del Papa a Genova richiama l'attenzione sul mondo del lavoro con un appello contro la disoccupazione

di: Boff,

14 Giugno 2017

Categorie: Filosofia Politica, Idee a sinistra, La Sinistra

Le parole di Francesco all’Ilva di Genova sono uno stimolo per tutto il mondo del lavoro.

Il lavoro è una priorità umana, ha detto. L’attenzione del Papa torna così sui problemi delle persone con un appello contro la disoccupazione: in tal modo la Chiesa racconta un’esigenza diffusa nella nostra società perlopiù inascoltata e indubbiamente disattesa.
I partiti politici non hanno ancora saputo dare risposte concrete, né ci sono riuscite molte componenti della società. Alcune non intendono darne, consapevoli della convenienza del cavalcare le difficoltà e trarne vantaggio: è ciò che ha fatto la grande impresa dal 2008 a oggi.

Mentre l’esperienza dei “cristiano-sociali” all’interno del Partito Democratico si spegne, si fa sentire più forte l’esigenza di un Cristianesimo sociale realmente all’opera, incarnato: se ci guardiamo intorno, nulla risponde davvero alle nostre esigenze, nulla riscalda cuore e pensiero, nulla realizza quelle istanze che non solo il Papa, ma tutti sentono come prioritarie.

Diritto al lavoro. Redistribuzione delle ricchezze. Cura della casa comune. Solidarietà sociale e internazionale. Economia e finanza al servizio delle persone.

Il PD è stato, da questo punto di vista, un fallimento: si è adeguato automaticamente al paradigma neoliberista, senza metterne mai in discussione le priorità. Le forze politiche del Centrodestra, formalmente rispettose di alcune posizioni cristiane in tema di morale, sono addirittura le principali proponenti di una visione sociale aliena al bene comune.
Altre componenti politiche sono estranee a un’ottica cristiana, vuoi per il diffuso razzismo, vuoi per la distanza sul piano dell’accettazione e la pratica della democrazia, vuoi per un materialismo storico che, se portando ad alcune convergenze operative con la pastorale cristiana, ha alla radice una antropologia incompatibile.

Le esigenze e i problemi delle persone sono ancora lì in attesa di una risposta. Sulla carta, il Cristianesimo sociale è una via che non si può dimenticare o trascurare; nella pratica, non abbiamo saputo trovargli una casa. Il nascente nuovo Centrosinistra potrebbe essere la collocazione ideale, se lì si saprà trovare un equilibrio dinamico e proficuo tra caratterizzazioni molto differenti, tutelando un dialogo interno in spirito di confronto rispettoso di ciascun soggetto. Collaborazione.
Ciò non toglie che al Cristianesimo sociale è inviata oggi una chiamata, una vocazione propria: ai “cristiano-sociali” è chiesto di essere operatori nel mondo, testimoni del Vangelo nella vita e nella società, se necessario con una formazione politica propria e riconoscibile.

Il primo passo è individuare i riferimenti e le priorità: in questo è d’aiuto tanto la Dottrina sociale, intesa nella sua accezione più vasta, tanto l’attenzione data da Francesco e dalla Chiesa di questi anni ai temi degli ultimi, guardando con attenzione a quelle realtà più periferiche, eppure feconde di stimoli e idee.
Non devono essere monadi, però: lo sguardo deve spaziare al dialogo con le forze e le teorie che condividono la critica radicale all’attuale sistema e al neoliberismo.

Il secondo passo dovrà essere la constatazione della profonda trasformazione che sta vivendo la società democratica; consapevoli che la democrazia non è nella forma, ma nello spirito, si deve delineare su quali strade condurre un’evoluzione delle istituzioni democratiche perché siano ancora più inclusive, partecipate e rispettose di tutti, distanziandole dall’attuale dittatura della maggioranza.

Infine serve un programma concreto, che dia forma alle istanze teoriche e scandisca i possibili passaggi, gradini verso una società diversa.
Se una “costituente cristiano-sociale” deve nascere, questi sono i primi passi che possiamo oggi delineare, nella certezza che sia un cammino di servizio e non di potere, consapevoli che “la Politica è la più alta forma di carità“.

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