Esse - una comunità di Passioni

In campo aperto

Verso Sinistra Italiana

Il renzismo ha perso le elezioni amministrative, una battuta d’arresto per la corazzata renziana, colpita ma non affondata, che nasce dalle città, dal senso di ingiustizia e diseguaglianza che i più oggi provano in Italia. E’ la manifestazione visibile della delusione e del malcontento rispetto alle politiche del Governo, la certificazione di un cambio di fase, del venir meno dell’enorme credito ricevuto nelle precedenti elezioni europee.
Abbiamo detto nei giorni scorsi che le elezioni amministrative hanno logiche specifiche e che è sbagliato annullarle  per un eccessivo seppur comprensibile bisogno di semplificazione. Tuttavia è evidente che il voto e soprattutto l’esito dei ballottaggi ci inducono a qualche riflessione, dalle caratteristiche più generali. E’ innegabile l’affermazione del Movimento 5 Stelle, un successo reso ancora più forte dalla debolezza delle altre proposte politiche e dalla capacità di poter contare, in particolare ai ballottaggi, sull’apporto delle altre forze politiche, dalla destra più becera, a parti della sinistra, tutti “uniti” da un solo unico scopo: sconfiggere Matteo Renzi. Schematicamente è questo l’elemento più evidente dei ballottaggi, un meccanismo infernale da tenere a mente anche in vista di ipotetici doppi turni in vista delle elezioni politiche.
Già al primo turno la sinistra ha mostrato tutti i suoi limiti. Luci ed ombre ci raccontano di una situazione troppo frastagliata, per nulla organica, di una campagna elettorale tesa più a resistere che a vincere, nonostante l’ennesimo sforzo straordinario compiuto dai militanti e dai candidati, a cui va il doveroso ringraziamento. Abbiamo visto una sinistra, escluse eccellenti eccezioni che giustamente vanno valorizzate, con poche aspirazioni, che sembrava accontentarsi, gioire più per le difficoltà altrui, senza essere altresì consapevole dei propri limiti. Una condizione in cui è pesata enormemente la mancanza di un progetto generale di lungo respiro, di una sfida da lanciare nel Paese, un vuoto ideale e organizzativo che va subito colmato.
Quel vuoto c’è perché manca ancora il disegno politico comune, manca il partito. Ma se è questa la priorità allora bisogna cominciare a fare sul serio: compiere quello scatto organizzativo in grado di portarci fuori dalle trincee, in campo aperto.
Bisogna, quindi, accorciare i tempi, mettere in campo senza tentennamenti il partito della sinistra, Sinistra Italiana appunto, e costruirlo insieme con serietà ed estrema cura. Un partito in primo luogo democratico, fondato sulla passione delle persone, sulle scelte collettive e sul rispetto per la comunità, che nasca e si confronti quotidianamente e umilmente con i cittadini e le loro condizioni, uomini e donne, organizzati e non, che sono il cuore di ogni impresa politica.
Non servirà a niente un ennesimo partito di carta, la Sinistra Italiana che vogliamo costruire dovrà essere all’altezza della sfida che intendiamo lanciare. Quindi un partito con strutture permanenti e congressi, radicato nel Paese e utile socialmente, aperto ma organizzato, moderno nell’efficacia della comunicazione, ma solido nel rispetto dei rapporti umani, dove ad ogni compagno e compagna sia data la possibilità di contribuire realmente alla direzione dello stesso e l’impegno politico sia un’occasione per migliorare qui e ora la qualità della vita a partire dai nostri territori. Uccideremmo sul nascere ogni entusiasmo e buon proposito se la fase fondativa ed il primo congresso diventassero il campo di gioco di posizioni radicalizzate o ambizioni personali; solo e soltanto la politica potrà essere il giusto e responsabile terreno di confronto.
Soprattutto ci sarà bisogno di un’estrema dose di coraggio: Sinistra Italiana sarà il nostro partito, il nuovo partito, se combatteremo tutte le brutture della sinistra degli ultimi anni. Lavoro collettivo, umiltà, rinnovamento profondo dei gruppi dirigenti, dovranno essere i tratti distintivi di un partito liberato da residualità e subalternità. Anche la viziata e spesso fuorviante discussione sulla collocazione elettorale è deleteria se anteposta alla definizione della cultura politica che ci unisce e della strategia da condividere; l’obbiettivo prossimo, al contrario, dovrà essere quello di definire insieme l’autonomia politica e culturale che ci darà la forza di affrontare con determinazione i passaggi più difficili, senza la spocchia della presunta autosufficienza che è l’anticamera della sconfitta.
Possiamo e dobbiamo essere molto di più di quello che è stata la sinistra radicale degli ultimi anni: quella da costruire è una reale opzione di governo, in grado di interpretare e coniugare esigenza di cambiamento e giustizia sociale. La nostra forza deriverà dalla proposta politica con la quale verremo identificati, con cui sfideremo Matteo Renzi e i populismi; per farlo c’è bisogno di una grande propensione popolare, di massa, a partire dall’impegno sul referendum costituzionale. Di questo dovremo occuparci nei prossimi mesi, se intendiamo fare sul serio.

Francesco D'Agresta

http://esseblog.it

Per l'internazionale politica e calcistica. Voglio la sinistra al governo del Paese.

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