Il tentativo di una parte della Sinistra di marcare la propria collocazione inquadrando gli avversari nel recinto della destra storica, più spesso in quella del ventennio novecentesco, oltre che storicamente superato è una trappola mortale.
Uno spreco di energie che potrebbero meglio essere impiegate nell’analisi della mutazione antropologica della società, oppure ad una reazione all’avanzare del mostruoso.
Più utile sarebbe interrogarsi sulle ragioni per le quali una nuova élite si affaccia con virulenza alla scena politica, condannando la Sinistra all’ininfluenza. Così come altrettanto utile sarebbe analizzare la natura post-ideologica della nuova classe dirigente.
Queste due cose insieme portano ad affrontare temi spinosi per la Sinistra.
In primo luogo dovrebbe ammettere che le ragioni della clamorosa sconfitta risiedono nella incapacità di leggere le pulsioni, i bisogni, le mutazioni di una società globalizzata, duramente colpita dallo scontro fra alta finanza e produzione. Dovrebbe confessare di non essere stata in grado di offrire soluzioni alternative, di essere rimasta impaludata all’inseguimento delle destre nel loro terreno naturale.
In secondo luogo se analizzasse il carico ideologico della nuova classe dirigente, forse si accorgerebbe che la nuova élite si è imposta grazie ad una sorta di antropizzazione ideologia frutto del recupero di una miscela di temi della sinistra e della destra novecentesche, declinati nella nostra modernità.
La redistribuzione della ricchezza, nel sostegno di chi non ha un reddito, la necessità di protezione e sicurezza del proprio popolo, così come il tema della pensione, che non era solo il tempo dell’improduttività, la fine statistica di un ciclo di vita, ma una risorsa sociale, culturale, un tempo di vacanza diversamente produttiva, erano tutti temi fortemente ideologici della sinistra. Allo stesso modo la riduzione della tassazione, declinata secondo i valori della destra novecentesca, non può prescindere dall’idea di società che si vuole realizzare.
Tutti temi caratterizzati da una forte natura ideologica, non inquadrabile in uno scenario novecentesco, per questo “post-ideologica”.
E in questo paradosso ideologico, nella fase del declino del renzismo, la sinistra potrebbe anche avviare una class action nei confronti della nuova classe dirigente, per vedersi sottratta la primogenitura, avendo lei per prima avviato la mutazione post-ideologica della propria natura spostando sempre più a destra il proprio baricentro.
Diogene sconfessò il paradosso di Zenone, semplicemente camminando.
La Sinistra prenda esempio dagli antichi: faccia cose semplici.
Si rimetta in cammino. Liberandosi dal bisogno di rivendicare in modo astratto i propri valori e la propria collocazione. Si riappropri dei temi e sfidi il nuovo governo sulle proprie contraddizioni, offrendo un progetto alternativo di società.
Torni ad essere popolare, si riconnetta con il proprio popolo con parole semplici, liberando il vocabolario dalle liturgie.
La Sinistra non ha bisogno di operazioni di restyling o di un maquillage. Non si tratta di unire le tribù contro l’uomo bianco. Quello di cui abbiamo disperato bisogno è di una vera e propria rivoluzione culturale, di una identità e di un pensiero di lungo corso.
Passaggi che richiedono la rimozione delle barriere, delle posizioni preconfezionate, dei dirigismi, liberando una nuova classe dirigente per metterla in grado di coniugare i valori con i bisogni della società moderna.
Tutte cose che ci dovrebbero impegnare a tempo pieno, senza autoassolverci o autoproclamarci, senza dilettarci nell’inutile esercizio di classificare astrattamente gli altri all’opposto, nell’unico tentativo di rivendicare un campo sempre più arido, sterile ed improduttivo.
La Sinistra, Politica Interna,
di: Franco Astengo,
di: Franco Astengo,