Ha detto un mucchio di cose Mattarella nel suo discorso di fine anno. Sembra una onesta fotografia dell’Italia vera. Mi è parso togliere il velo di ottimismo sfegatato e spregiudicato dei mesi renziani. Fotografia che vuole dar ragione del disagio e risolverlo? Oppure fotografia che attesta una realtà troppo problematica e, perciò stesso, datrice di un alibi consolatorio a non fare nulla? O poco?
Frattura nord-sud; disparità di trattamento uomo-donna, con accluso femminicidio a gogò; giovani senza lavoro ma che, se se ne vanno, non è che fanno bene, ma dovrebbero deciderlo e non esserci costretti; il lavoro che non c’è, e finalmente sembra tornato all’onore della cronaca; l’immigrazione e l’odio di ritorno, sempre per un disagio che cresce esponenziale, e che rischia di travolgere tutto e tutti e spostarsi drammaticamente a destra. E poi evasione fiscale; corruzione; illegalità, anche queste erano parole un po’ desuete, direi. I disservizi della Sanità e anche quelli dei trasporti pubblici, che producono cittadini di serie a e di serie b: ma mica li vogliamo, però (!?). Il terrorismo e la ingiusta identificazione immigrato = terrorista: giammai tale superficiale e fin troppo facile identificazione, sembra sottolineare Mattarella, e meno male! E poi anche una riflessione sul web: bene perché “allarga la conoscenza”: se lo dice lui (!?). Però rischioso perché in rete si “confondono verità e menzogna”: ma a questo gioco giochiamo da sempre, non credo che la “colpa” sia della rete, quanto di certa prassi politica e giornalistica. Ma soprattutto adesso sarebbe indotta non tanto da cosciente confusione, ma da incosciente confusione: la velocità e puntualità della mezze notizie non fa di certo lavorare di ragionamento, e quindi come aspettarsi il discrimine verità/menzogna? Troppo ottimisti saremmo, data l’utilizzabilità mordi e fuggi di ogni proposizione, che così possa chiamarsi, che circola in rete.
E alla fine un soccorso al nuovo governo: chi voleva andare subito al voto avrebbe condotto il Paese alla deriva vista la disparità delle attuali leggi elettorali: e con chi prendersela? Con chi vorrebbe finalmente votare o con chi ci ha dato un Italicum immaginandosi già spacciato il Senato, e solo, però, dal punto di vista di un voto che, appunto, non ci sarebbe più stato? E comunque Mattarella sostiene che era necessario risolvere subito la crisi di governo: ma queste parole “occorre risolvere subito la crisi di governo”, le sentiamo già da parecchio, non è così? Poi i nodi vengono al pettine: visto la “conservazione” conservante del Senato, pare ci voglia una legge elettorale pure per quello: dunque occorre farne una al più presto per riequilibrare una differenza che avrebbe potuto alterare il dato elettorale: diverso, e tanto, tra Camera e Senato. Beh, si tratta dell’a, b, c…vedremo. Anche perché, chiudendo il suo discorso, Mattarella riconosce che c’è stata tanta partecipazione al voto del 4 dicembre! Meno male che se lo ricorda e che ce lo ricorda: milioni al voto. E che vorrà dire? La democrazia che rialza la testa? La voglia di partecipazione? Ma anche forse la voglia di una sterzata a sinistra, perché no? Cioè, non è che tutti quelli che hanno votato no, vogliono votare a destra o 5stelle alle prossime (chissà quando) politiche: credo, io, che ci sia tanta e tanta sinistra sopita, che magari vorrebbe riprendersi uno spazio politico autonomo e chiaro: proprio per le questioni prioritarie che il Presidente ha detto in apertura del suo discorso: perché è proprio Mattarella che nelle primissime frasi pronunciate, ha detto la parola centrale: Lavoro.
La Sinistra, Politica Interna,
di: Franco Astengo,
di: Franco Astengo,