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Basta! Occupiamo il Mediterraneo

Restiamo umani

di: Carlo Marzo,

14 Giugno 2016

Categorie: Europa, Giustizia, Pace, Politica Estera, Società

Basta. Se siamo ancora degli esseri umani dobbiamo dire: “Basta!“, non c’è altra soluzione. Dire basta al genocidio del mare o non saremo mai diversi da tutti quei mostri ignoti della storia che hanno nutrito e fomentato i peggiori e terrificanti massacri della mitomania di un potere deviato e perverso o semplicemente annichilito dai soldi.

Dire BASTA, fermare corpi e menti e provare anche per un solo secondo la rabbia, la solitudine, la paura di chi scappa e fugge dal dolore di aver perso tutto per provare fino all’ultimo respiro a riguadagnarsi la dignità e la felicità.

Perché quanto accade, non sono solo navi che si capovolgono inghiottendo migliaia di corpi ma sono anche sogni, sentimenti, speranze che si perdono negli abissi purtroppo non solo del mare ma soprattutto delle nostre coscienze. Dobbiamo dire basta prima che sia ancora più tardi di quello che già realmente sia, siamo in ritardo clamoroso ed è un ritardo che conta migliaia di vittime.

Basta; lo dobbiamo urlare insieme quel semplice concetto che si è perso tra cavi, silicio, coltan, social network ed aperitivi mortiferi di risate: SIAMO TUTTI UGUALI.

Quegli occhi persi nelle correnti, morsi dalle onde sono nostri fratelli. Sognano, amano, ridono come noi, hanno le stesse strutture cognitivo percettive che li portano a provare lo svariato e bizzarro mondo delle emozioni. Sì, sono esseri umani in tutto e per tutto come noi e quando ognuno di loro affonda solo, soffocato dalle acque, lo fanno anche i nostri cuori e le nostre speranze.

Dobbiamo dire BASTA. Ma ne siamo capaci? O i morti devono essere bambini in bella posa mortuaria tra la risacca romantica delle onde? Per provare quella ignobile pietà degli impotenti?

Ne siamo capaci? Sappiamo o sapremo ritrovare la dolcezza, la rabbia e la ragione della giustizia? Dire basta e costruire processi politici fatti di azioni concrete volte a fermare questo idilliaco scenario cadaverico da cartolina estiva? Dove la bellezza del panorama è lo sfondo di tragedie indicibili e insopportabili?

Ogni giorno è un calvario di vortici e annegamenti e niente sembra poterlo fermare, ma quasi di sicuro è sbagliato affermare ciò. La storia più volte ha dimostrato che oltre agli orrori esistono gli splendori e sono quelle azioni quasi illogiche delle persone che stanche di morte e disperazione dicono: “Basta!” e fanno di tutto pur di fermare l’insopportabile degenerare della violenza.

Insomma è possibile davvero dire BASTA, urlare di essere ancora vivi, appassionati e liberi, ma è necessario ritrovare dolcezza, volontà e lungimiranza politica. Possiamo ancora lottare per la nostra dignità di essere umani, strappataci da vetrine, merendine, premi di produzione e un’insensata distribuzione delle ricchezze.

E la strada per ritrovare il cammino dell’umanità e della fratellanza, fatta di sacrifici e lotte, come sempre può solo partire da un sogno, da quella cosa che prima della fisica quantistica era considerata immateriale, ma oggi fatto energetico concreto e quantificabile nel contesto mutante degli universi. I sogni, quindi cose reali, con coraggio, fantasia, gioco e senso di giustizia devono ritornare al centro del dibattito e del processo di ritrovamento dell’unità di tutte le forze che lottano e cercano un altro mondo possibile. Poi se ci pensiamo alla fine sono stati proprio loro che da sempre ci hanno dato e ci danno la forza di combattere e conquistare nuove frontiere della coscienza e della società.

I sogni esistono, sono nel magma prossimo all’esistere di ciò che sarà: il futuro, ed aspettano solo noi, i nostri corpi, i nostri sguardi di speranza, i nostri abbracci di lotta e le nostre danze di liberazione.

Le tragedie del mondo sono tante ed il nostro lavoro, dovrà essere quello di dare voce ad ognuna di loro essendo il drammatico riflesso del nostro comodo benessere e bisogno di profitti. Ma come dicevamo all’inizio, c’è un solare genocidio poco lontano dal fantastico, caleidoscopico mondo dei consumi e delle carriere che con comoda e mortifera costanza continua nella più o meno attenzione di noi occidentali in un misto d’impotenza, menefreghismo e pietà, utile solo a voltare la faccia.

BASTA. Il Sogno è questo: fermare tale massacro che giorno dopo giorno rende sempre più nere le nostre anime di cinismo e indifferenza.

Ma come? Semplice: OCCUPIAMO IL MEDITERRANEO, facendo quello che non fanno gli stati e cioè in primis i corridoi umanitari, barche grandi e piccoli che legandosi l’una all’altra creano dei veri e propri corridoi nel mare dove far transitare le barche. Appunto un sogno che si scontra contro ogni logica, ma che profuma di lotta d’amore, d’umanità. Un gesto che urlerebbe a tutto il mondo, e al quale tutto il mondo e l’Europa, dovrebbero partecipare, che l’umanità solidale e di pace, esiste, si organizza, supera divisioni per questioni umanitarie arrivate al punto di massimo delirio e squallore. Ovviamente questo sogno di lotta dovrebbe essere sostenute da tutte le forze politiche fuori e dentro le istituzioni per garantire ai militanti copertura legale e soprattutto una battaglia legislativa sul diritto universale ad aiutare un altro essere umano in difficoltà senza incombere in sanzioni legali.

Inoltre, tutti i vari imprenditori con una certa sensibilità dovrebbero farsi carico di raccogliere fondi per finanziare l’intera operazione. Un chiarimento, il sogno in questione, dà per scontato che questa forza politca non sia meramente italiana, ma sia il terreno di preparazione concreto per costruire se non una forza globale sociale, per lo meno la stessa forza politica a livello europeo e rendere concreta la battaglia per una Europa di giustizia e pace, dove gli uomini valgono più dei numeri.

E soprattutto sarebbe bello vedere coinvolto anche il Papa intento a mettere a disposizione, mezzi, strutture e quanto altro possa essere utile per questo sogno di libertà. Caro Papa Francesco, Lei ha la forza e il cuore per rendere i sogni concreti e riportare dignità e dolcezza. Agisca.

Andando avanti, la nostra battaglia, oltre che servirsi dei nostri corpi e delle nostre azioni/emozioni, può utilizzare in maniera intelligente quelle che sono le tecnologie della nuova rivoluzione industriale e cioè realizzare un’applicazione che possa essere di supporto e aiuto dalla partenza fino all’attraversamento del mediterraneo per tutti i migranti: uno strumento per potersi scambiare  consigli, chiedere aiuto in caso di necessità, dare nozioni di diritto internazionale, rafforzare il numero dei migranti per difendersi da polizie, scafisti, mafie. Soprattutto, dovrà avere l’utilità di spiegare tragitti, difficoltà da affrontare, tipi di territori, climi etc, ma cosa più importante sul come comportarsi quando si è su barconi ricolmi all’inverosimile per evitare capovolgimenti dallo sviluppo drammatico.

La fantasia e la voglia di cambiare lo stato di cose presenti, mi spinge anche ad immaginare dei droni che seguano tutto il tragitto del barcone monitorando il viaggio per tranquillizzare i migranti e per offrire la rete per la trasmissione dei dati necessaria al funzionamento dell’app. Il tutto dovrebbe avvenire attraverso una triangolazione di spot posti su barche disseminate in mezzo al mare per garantire la continuità di segnale. Probabilmente ci saranno mille limiti reali a fermare questo sogno/progetto, come di sicuro ci saranno altri morti mentre aspettiamo non si sa cosa, a porgere le nostre mani, la nostra fantasia, la nostra volontà per fermare questo massacro in nome della libertà e della speranza che milioni uomini cercano altrove perché noi abbiamo assoggettato i loro paesi con guerre e instabilità per il nostro triste benessere.

Le possibilità esistono, quello che manca sono le nostre passioni, le nostre ambizioni, le nostre rabbie d’amore, la nostra volontà di rispetto e giocoso e sinergico ripensamento del mondo e soprattutto la tranquilla disciplina di rimanere uniti in nome della libertà e della giustizia internazionale.

La questione è semplice. Sapremo dire BASTA a tutta questa morte? Sapremo tornare a sognare e lottare? SAPREMO TORNARE UMANI?

 

Politica Estera, Società,

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