Come tutti gli ambiti teorici e pratici della civiltà occidentale anche la riflessione pedagogica viene investita dalla potenza ideologica del neoliberismo, che intende trasformare e rivoluzionare a partire dagli anni ’80 del Novecento tutte le forme in senso lato culturali sviluppatesi a partire dagli anni ’60 e ’70 del medesimo secolo. L’applicazione del principio della post-modernità, la fine delle grandi narrazioni, l’indifferenza rispetto alle differenze, l’anything goes di un Nichilismo sfrenato a-storico e a-prospettico, frantuma e dissolve progressivamente le prospettive di cambiamento precedenti, mette tutto assieme in un Melting pot irrazionale, disgregato, irrelato, unito solo in uno spazio fisico laddove, per esempio, troviamo, prossime, architetture estrapolate dai propri mondi e tempi (la città postmoderna, pensiamo a Las Vegas!!!), tanto non c’è alcun filo narrante, non c’è un prima e un poi, ma solo un coacervo indifferenziato, l’una cosa vale l’altra…Tale visione, che è assenza di visione, legittima di fatto il Presente, non lo discute perchè non afferma più alcun principio rispetto al quale si debba discutere, e con ciò essa assegna alla civiltà capitalistica, il Presente, un’esistenza assoluta ed immodificabile. L’esistenza delle città giocattolo, delle vetrine, dei consumi, di un tempo che corre all’impazzata unicamente all’insegna dell’accaparrarsi tutto ciò che, alla rinfusa ma ma accattivante e patinato più che mai, attrae e diventa vorace dei desideri: non il desiderio muove verso gli oggetti in mostra, ma gli oggetti desiderano che li si desideri, alienano il desiderare volgendolo tutto dalla loro effimera parte. Nemmeno più soggetti desideranti, ma oggetti il cui desiderio ci è stato estorto. E con l’apparenza della più illimitata libertà. Al contrario: la nostra libertà è stata fagocitata e ci viene rigettata addosso distorta e assoggettata.
Ad oggi sembra che tutti gli intenti che hanno di volta in volta dimostrato di voler moderare e limitare (o condizionare) queste pretese spossessanti, alienanti, manipolanti, non siano riuscite a raggiungere i propri scopi, favorendo al contrario la rincorsa regressiva operata dal sistema ideologico dominante, quasi un cedimento, un piegarsi verso logiche tanto invasive da togliere fiato alla critica, zittirla prima ancora che esprima il primo NO.
Allora mi viene da pensare che solo la ripresa di una concezione di nuovo rivoluzionaria può invece, proprio a partire da una rinnovata pedagogia radicale e democratica, risolvere i problemi di una civiltà che sia ancora umana, che ritrovi nell’Uomo il suo centro, e un Uomo che non sia anello di nessuna catena, non usato nè abusato, non strumentale alla crescita smisurata della ricchezza, non asservito alle logiche dell’efficienza e della iper-produttività, del consumo sfrenato, dell’arrivismo….Una concezione di nuovo rivoluzionaria, nel senso di critica, messa in discussione, relativizzazione, contestualizzazione dell’attuale mondo che abitiamo, una critica che metta in luce l’illimitata volontà di potenza del neoliberismo economico e finanziario.
Guardiamo ad un’intervista di Massimo Cacciari
…a proposito di SOCRATE e della sua Morte…
Cacciari sostiene
…Socrate non era innocente. Ma non in senso negativo: Socrate era un filosofo e come tale aveva portato in crisi l’assetto giuridico della città. In quanto rivoluzionario egli ha dovuto pagare il fio della sua rivoluzione: ma è morto felice, senza rimpiangere né contraddire se stesso e la propria ferrea razionalità.
La Sinistra, Politica Interna,
di: Franco Astengo,
di: Franco Astengo,