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Sinistra, il Pensiero Lungo e l’ innovazione culturale #5

Un Futuro in cui credere

[…continua]  Da non sottovalutare l’apporto potenziale , per una rivoluzione socioeconomica Europea, della Teoria Monetarista Moderna (Modern Monetary Theory, MMT). Questa teoria, conosciuta anche come neo-cartalismo, è sostenuta da alcuni economisti post-keynesiani e trova sempre più riscontri positivi nell’opinione pubblica e nelle considerazioni degli insiders internazionali.
Secondo questa ipotesi, gli stati membri dell’UE potranno immettere una propria moneta “parallela” che si declinerà soltanto agli scambi economici interni. il denaro entra in circolazione attraverso la spesa pubblica. In altre parole, la moneta è prima creata e spesa dallo stato, e solo successivamente avviene l’esazione delle imposte. La tassazione viene impiegata per rendere effettiva l’adozione della moneta a corso legale, conferendole valore mediante la creazione di domanda sotto forma dell’obbligo dell’imposizione fiscale che può essere soddisfatto solo con la valuta nazionale. Di sicuro potrebbe essere utile provare una sperimentazione controllata in alcune zone d’Europa ad alta depressione economica, per comprendere meglio gli effetti, prima di un’introduzione definitiva. Una riflessione particolare va riservata al rapporto tra la costituente della nuova forza politica e le politiche energetiche sostenibili. I paesi dell’Unione europea nel loro complesso, costituiscono la principale potenza mondiale nell’ambito dello sviluppo ed impiego dell’energia rinnovabile. La promozione dell’impiego delle energie rinnovabili ha un ruolo molto importante nella proposta di un nuovo modello sociale, sia riguardo alla necessaria riduzione dalla dipendenza dall’estero da parte della UE, per il suo approvvigionamento energetico, sia all’inevitabile adeguamento agli obblighi imposti da trattati internazionali. E’ necessario concepire e promuovere un piano di indipendenza energetica nazionale sostenibile. Questo dovrà essere un tratto identificativo, identitario e non negoziabile della nuova forza politica.
Politiche di lavoro attive, che riportino il valore sociale dell’impresa e del contributo fattivo di ogni cittadino al centro del tema dell’occupazione in Italia. Investire sul presente attraverso una valorizzazione delle risorse territoriali nazionali. Dobbiamo utilizzare i Beni Storico-Artistici e le strutture di accoglienza turistica urbane, la ricchezza delle aree boschive e naturali e le strutture di accoglienza turistica extraurbane e la potenziale floridità dei terreni agricoli e di produzioni sostenibili, come nuovi ASSET STRATEGICI nazionali. Investire sul futuro, valorizzando il Made in Italy specializzato, attraverso un grande piano nazionale di investimento in ricerca e sviluppo, inserendo clausole e premialità nei bandi pubblici che incentivino l’innovazione e la competizione qualitativa. Perché questo avvenga serve una formazione costante degli amministratori pubblici e una formazione specifica per i cittadini che devono essere inseriti nei percorsi professionali di un nuovo sistema paese.
Elementi di GREEN ECONOMY sono stati già assorbiti e divenuti un valore imprescindibile delle sinistre europee, l’Italia ha molto da dire al mondo con la qualità dei suoi territori avanzando una programmazione basata su un’economia a misura d’uomo. Molto del lavoro di costituzione del nuovo soggetto politico passerà dalla capacità di restituire forma, senso, qualità e bellezza a un’economia orientata alla sostenibilità e alla sobrietà. Il necessario investimento in competitività e valorizzazione del capitale umano passa però per uno sviluppo economico direttamente proporzionale al rispetto dell’ambiente e dei diritti umani, ad un principio qualitativo di produttività e a una coesione sociale ristrutturata sulla contrattazione sociale. Si deve ripartire cercando di mettere “in rete”, organizzazioni e individui e organizzazioni del mondo della rappresentanza politica, certo ma anche della cittadinanza attiva, delle realtà territoriali, del mondo della cultura e del mondo economico e imprenditoriale. Ripartire quindi dalla proposta di NEW DEAL con una forte connotazione ecologista, che ha già visto proposte di legge comuni ai gruppi parlamentari di sinistra in parlamento, non come singolo provvedimento come un obiettivo identitario dichiarato, un pilastro di riforma delle politiche dello stato che può marcare “l’alternativa”, aumentando la riconoscibilità di una posizione Politica, largamente condivisa da quel pezzo di opinione pubblica che guarda a sinistra. Perciò, la riqualificazione delle periferie, le nuove sfide energetiche e il bene collettivo sono il fulcro del lavoro di molti intellettuali, artisti, tecnici e architetti provenienti da tutto il mondo.
Un forza politica quindi, che punti a riorganizzare le comunità, riconfigurando le Città fin nelle proprie strutture urbanistiche. La prima cosa da fare è non costruire nuove periferie, ma trasformarle, rigenerarle, riaggregarle intorno a motori sociali pubblici. Intorno a queste idee possono nascere nuovi mestieri, sbocciati dalla green economy, perché il nostro è un Paese fortunato, che non conosce né i venti gelidi del Nord né i caldi dell’Africa, ma presenta tutte le condizioni migliori dal punto di vista geotermico, eolico e solare. Da questo bisogna investire sul principio di coopetizione sociale, in un equilibrio di rapporto tra cittadini, che cooperano e competono allo stesso tempo per il perseguimento di un progetto comune per la nazione. Una condizione, in cui prevalgano la sussidiarietà orizzontale e il concetto alto di bene comune o di valore sociale di un’impresa rispetto alla comunità in cui opera, ancor prima che rispetto al mercato di riferimento. Un modello che lasci al libero mercato globale, governabile ma non arrestabile, radicarsi nuovamente nel tessuto socioeconomico nazionale, ma a determinate regole d’impatto sociale e ambientale. A questo fine diventa improrogabile intervenire con decisione, sul recupero delle risorse sprecate, quindi. [continua]

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