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Tsipras presidente: arriva il sostegno di Albert Camus

Il Premio Nobel franco-algerino si schiera in vista delle prossime europee

di: andrea colasuonno,

11 Febbraio 2016

Categorie: Cultura, Filosofia Politica, La Sinistra

Se non fosse morto all’età di 47 anni in un incidente stradale, oggi, il Premio Nobel franco-algerino Albert Camus, avrebbe 100 anni. Immaginiamo che avesse avuto una vita lunga, che fosse riuscito a tenere a bada la tubercolosi che dalla nascita l’affliggeva, che fosse giunto ancora vispo alla vecchiaia, pensiamo che indubitabilmente alle prossime europee avrebbe appoggiato Tsipras. Lo avrebbe fatto perché Camus era un intellettuale “engagé”, ossia impegnato politicamente e socialmente, e mai si sarebbe tirato indietro di fronte al prendere parte per qualcosa. Lo avrebbe fatto anche perchè è stato per tutta la vita un uomo di sinistra (oggi diremmo “radicale”), e perchè era un “mediterraneo” per nascita e convinzione, e un greco al comando, vista la situazione della Grecia, l’avrebbe ben visto. Le ragioni però sarebbero state anche più profonde, del tutto in linea con le sue convinzioni filosofiche, in questa intervista immaginaria è lui stesso a spiegarcele.

 Come mai la scelta di appoggiare pubblicamente Tsipras?

 Camus: mi sembra l’unica possibilità di cambiamento concreto che ha l’Europa in questo frangente, ed è fondamentale che l’Europa cambi davvero. Nel mio L’uomo in rivolta, ormai tanti anni fa, avevo scritto che “forse il conflitto profondo di questo secolo si stabilisce non tanto fra le ideologie storicistiche tedesche e la politica cristiana, che sono in un certo senso complici, quanto fra i sogni tedeschi e la tradizione mediterranea”. Ecco anche oggi, nel XXI sec., io penso che ciò valga ancora e i rapporti di forza interni all’UE sembrano confermarlo. Da un lato l’Europa continentale, con la Germania in testa che cerca di governare sugli altri imponendo la sua ideologia dell’austerità, dall’altra i PIGS, eccetto l’Irlanda, tutti paesi mediterranei, che, Grecia in testa, da quella ideologia sono flagellati. Come può un osservatore in generale, ma ancor di più se di sinistra, non simpatizzare per un greco che della battaglia contro l’austerità ha fatto la sua battaglia campale?

Mi scusi lei parla di “ideologia tedesca”, “ideologia dell’austerità”, ma le ideologie non erano morte? Non a caso la nostra viene definita un’epoca post-ideologica, no?

Camus: Magari! (sorride) Questo può sembrare vero solo a uno sguardo superficiale. Diciamo che vi è ideologia ovunque vi sia una dottrina che promette agli uomini una salvezza futura chiedendo o imponendo loro di seguire dogmaticamente i suoi precetti al fine di raggiungerla. Viste così, allora, cosa sono la “crescita”, lo “sviluppo”, anche l’”austerità”, se non ideologie? Quello che dico è evidente se si considerano recenti clamorose vicissitudini come quella capitata agli economisti Rogoff e Reinahart, o quella che ha interessato Oliver Blanchard. I primi due, come è noto, sono quelli che hanno scritto l’equazione sulla quale si è costruita la dottrina dell’austerità. Avevano scoperto che i paesi con un debito basso crescono di più, quelli col debito alto di meno o alcuni niente, sarebbe bastato allora ridurre il debito, appunto con politiche di austerità di tasse e tagli, perché quei paesi tornassero a crescere. Questa equazione si è poi rivelata sbagliata, possono crescere sensibilmente anche i paesi molto indebitati, se pur, ovviamente, con meno slancio di quegli altri. Cosa simile è successa a Blanchard dell’FMI che faceva i suoi conti usando i moltiplicatori sbagliati.

Cosa vuole dire con questo?

Camus: voglio dire che ancora una volta si è messa davanti la teoria alla vita e i risultati sono più che allarmanti. In un articolo di qualche tempo fa la vostra Barbara Spinelli, che ammiro per essersi attivata per Tsipras in Italia restituendo agli intellettuali un ruolo che ormai da anni avevano abbandonato, faceva notare come in Grecia proprio a causa delle prolungate politiche di austerità, fosse aumentata la mortalità infantile del 43%. Queste morti sono state considerate “dolore necessario” perché si potesse tornare a crescere, l’equazione parlava chiaro. Ma in una società sana e non intossicata dall’ideologia, di fronte all’aumento vertiginoso delle morti dei bambini, sono politiche che si sarebbero interrotte immediatamente, indipendentemente dal ritorno di un’ipotetica futura crescita economica o meno. Le misure di austerità vanno dismesse non perché si è scoperto che l’equazione alla loro base è errata (eppure, nonostante ciò, si continuano a perseguire), ma perché fanno morire più bambini di prima. E’ la vita che deve avere precedenza di fronte all’ideologia, alla teoria economica e sociale, e non il contrario. Per questo sosterrò Tsipras, perché i punti del suo programma sono volti a sostenere e proteggere la vita concreta e quotidiana delle persone, e non cercano invece di adattare questa ai modelli teorici preparati a tavolino ad esempio dalla Troika. Quando contrapponevo forse un po’ manicheisticamente, ma efficacemente, “ideologia storicistica” e “tradizione mediterranea”, era questo che volevo intendere: la teoria contro la vita.

Ma allora, se l’Europa è una delle maggiori cause dei mali delle singole nazioni che ne fanno parte, perché non fare un passo indietro e per esempio uscire dall’Euro come peraltro proporranno di fare molti partiti a maggio?       

Camus: perché sarebbe come buttare il bambino con l’acqua sporca. La moneta unica è una tappa fondamentale del processo federativo che ha portato ad esempio la generazione dei maschi europei ventenni negli anni ’70, ad essere la prima nella storia dell’umanità, ripeto “nella storia dell’umanità”, a non combattere una guerra. Io che sono vecchio e una guerra mondiale l’ho vissuta posso dirvi che non è una conquista da poco. E poi qualsiasi intervento che andasse nel senso di un ritorno alle sovranità nazionali, contro la federazione, sarebbe un errore strategico. La globalizzazione economica, che è ormai un dato di fatto, può essere gestita solo da una politica altrettanto coordinata dal punto di vista internazionale, altrimenti l’economia avrà gioco facile, e sappiamo che le regole del suo gioco sono quelle spietate del profitto. L’UE va solo riequilibrata. Io, come molti altri studiosi, ho sempre cercato di spiegare che alla base dell’Europa ci sono due anime, una continentale, di stampo giudaico-cristiano, orientata a un continuo oltrepassamento dei limiti, che è quella da secoli egemone sul  continente; e una mediterranea, di stampo greco, orientata alla convivialità e ad una ricerca di una misura nelle cose, oggi del tutto residuale nelle nostre società. Basterebbe che la seconda integrasse la prima nelle sue deficienze e l’Europa riuscirebbe a risolvere la metà dei problemi che oggi l’affliggono. Che poi dico “basterebbe” ma è più facile a dirsi che a farsi. Tuttavia Tsipras e le forze che in Europa oggi lo sostengono mi sembra che stiano facendo un primo timido passo in quella direzione, ed è per questo che si meritano anche le mie di forze, per quanto possano essere determinanti quelle di un vecchio di 100 anni. 

andrea colasuonno

Andrea Colasuonno nasce ad Andria il 17/06/1984. Nel 2010 si laurea in filosofia all'Università Statale di Milano con una tesi su Albert Camus e il pensiero meridiano. Negli ultimi anni ha vissuto in Palestina per un progetto di servizio civile all'estero, e in Belgio dove ha insegnato grazie a un progetto dell'Unione Europea. Suoi articoli sono apparsi su Nena News, Lo Straniero, Politica & Società, Esseblog, Rivista di politica, Bocche Scucite, Ragion Pratica, Nuovo Meridionalismo.

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