TITOLO: La verità sui neri irrita.
SOMMARIO: Furibondi attacchi a “Libero” per aver raccontato i motivi per cui la bimba di Trento, Sofia, è morta all’ospedale dopo essere stata vicina a una famiglia del Burkina Faso contagiata dallo stesso virus che poi l’ha stroncata.
Alcune osservazioni:
1. Il racconto dei fatti non è mai neutrale e non è mai privo di seconde finalità intenzionalmente perseguite o di conseguenze inaspettate. Per questo, è fondamentale operare secondo il principio di responsabilità, che impone di considerare ogni possibile conseguenza delle proprie azioni. La scelta delle parole, la scelta dei fatti, la scelta dell’ordine in cui essi vengono narrati, la scelta delle categorie esplicitate e di quelle volontariamente nascoste: si tratta di azioni che non sono mai innocue.
2. Per questo, riportare il fatto che la famiglia del Burkina Faso è “nera”, assimilare in maniera indistinta la parola “neri” alla categoria della migrazione, scegliere la vicinanza dei bambini malati (malati, non untori) alla bambina poi contagiata come unico fatto, nascondere ulteriori spiegazioni più scientificamente adeguate, non sono operazioni innocenti.
3. Ammantare le proprie farneticazioni di un’aura scientifica non significa essere competenti di scienza medica. Certo, parlare di “virus” fa più sensazione e risulta maggiormente accessibile al lettore medio di Libero, che ha bisogno di sentirsi al contempo impaurito, arrabbiato e protetto. Forse, tuttavia, l’informazione dovrebbe puntare ad altro: all’informazione per esempio. Prima di tutto: la malaria è provocata da un protozoo, non da un virus; la malaria non si trasmette da uomo a uomo; il plasmodio viaggia su zanzare che in Italia non ci sono da decenni, e le zanzare non migrano per migliaia di chilometri, mentre siringhe e dispositivi sanitari possono essere inquinati; e così via.
4. Che si sia trattato di malasanità, di distrazione (la bambina, essendo in ospedale per un sospetto diabete, avrà perciò avuto i polpastrelli frequentemente forati per praticare il test, cosa che aumenta in modo esponenziale le vie di accesso, specie per una bambina piccola che gioca e tocca tutto); che si sia trattato di una zanzara mutata o di una zanzara trasportata (anche se è più frequente che le zanzare siano trasportate in aereo piuttosto che in barcone); quale che sia la causa al fondo di questo evento, al più ci sarà colpa – dal punto di vista medico-sanitario – e non dolo.
Nessuno ha operato in maniera intenzionale, per infettare, per contagiare, per provocare epidemie. Gli unici che hanno operato in modo intenzionale sono i giornalisti criptofascisti di Libero, che travestono da lutto il loro opportunismo. Lo sciacallo racconta di non aver nulla contro il migrante, ma che è innegabile che il migrante è malato e ci costringerà a morire della sua stessa morte. Certo, è un fatto che due bambini malati fossero vicini a una bambina che poi, a sua volta si è ammalata; sì, in ospedale i malati convivono, ma confondere una contiguità spaziale o temporale per una causalità, caricandola di una valenza etnico-razziale, è un errore che solo un ebete di prima categoria può commettere. Certo, è un fatto che il migrante abbia abbandonato casa perché non ci poteva più vivere, probabilmente anche perché si trovava in condizioni sanitarie pessime: ma da qui a trasformare casi isolati e sporadici in pandemie, al fondo delle quali si può pure inventare una qualche figura di untore, ci passa il mare che separa la riva del giornalismo responsabile da quello idiota e razzista.
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Dottorando di ricerca in Filosofia politica. Collaboratore di Micromega: Il Rasoio Di Occam. Autore di: L'uguale dignità degli uomini (2013); e allora? (2014); Dialogare con il Solipsista (2015); Dal laicismo alla laicità (2016); Il non detto (2017).
di: Romana Rubeo,