Questo è il contributo che come compagni e compagne che da subito hanno aderito e dato vita a Sinistra Lavoro ci sentiamo di offrire alla discussione dell’assemblea nazionale.
La sinistra italiana, protagonista di una storia in passato gloriosa, rischia oggi di essere solo testimone inerme di fronte alle grandi sfide del nostro tempo. Sullo scacchiere della politica italiana si muovono rapidamente numerose pedine, purtroppo capaci di raccogliere consensi e di dettare l’agenda: si tratta dei paladini dell’austerità e corsivo della distruzione del sociale e dei valori democratici costituzionali, degli alfieri di un becero qualunquismo razzista e potenzialmente eversivo, dei megafoni di un populismo che abdica a dare risposte reali su problematiche di sistema. La sinistra, appare come antiquata e astratta, fossilizzata su pratiche e liturgie estranee alla quotidianità, grassetto poco comunicativa e generalmente autoreferenziale, soprattutto in riferimento alla sua attuale classe dirigente. All’incapacità di creare popolo, coscienza, cultura, sentire, si unisce la mancata rappresentanza delle istanze dei soggetti ai quali tradizionalmente dovrebbe rivolgersi.
Per questo serve un’inversione di rotta. La rottura del “tavolo unitario” di venerdì 11/12/’15 non deve significare una battuta d’arresto, un’interruzione del processo politico, ma deve anzi rappresentare un punto di svolta. Uno spartiacque tra chi è disponibile a mettersi in discussione, gettando il cuore oltre l’ostacolo, e chi no, nella costruzione di un nuovo Partito della Sinistra Italiana. Una spinta per partire subito con un processo largo di coinvolgimento e di valorizzazione vero delle energie esistenti e potenzialmente diffuse, un processo nel quale irrompa finalmente il nostro popolo: nuove soggettività, nuove generazioni, nuovi linguaggi, nuove pratiche sociali. Incompatibile con l’eterno ritorno dei soliti noti, con le forme pattizie e verticistiche, con gli accordi politicisti, con i cartelli elettorali e i patti federativi che hanno reso fallimentari la gran parte delle esperienze organizzate della sinistra italiana negli ultimi anni.
sono un testo preformattato
Un partito, perché crediamo che solo questo tipo di organizzazione possa ancora rappresentare il fulcro della vita democratica e l’elemento di cambiamento dello stato di cose presenti. Nuovo, non solo perché quelli vecchi hanno fallito l’obiettivo che si erano proposti esaurendo la propria funzione, ma per riuscire a declinare in un universo valoriale progressivo i cambiamenti del nostro tempo. Le tematiche del lavoro che ci interrogano anche sulle necessità di nuovi modi di sviluppo alternativi allo schema neoliberista; la porosità della nuova formazione politica a tutte quelle sollecitazioni positive di cui la nostra società è ancora ricca; la contaminazione con le difficili modalità comunicative e partecipative delle nuove tecnologie; una serrata e franca riflessione collettiva in merito ai temi riguardanti l’Europa e la geopolitica internazione e, ultimo ma non per ultimo, la necessità che una generazione oggi ai margini recuperi centralità in uno spazio politico contendibile e innovativo.
Crediamo che Sinistra Lavoro debba mettere la propria comunità a disposizione della nuove fase costituente con decisione, passione e chiarezza, da subito. Non si può titubare oltre nell’affrontare alcuni nodi politici, auspicando un affinamento della linea politica: l’investimento su di un processo costituente impone scelte precise. Non è pensabile proseguire nell’ambiguità nei confronti dei soggetti politici che per loro autonoma volontà si sono chiamati fuori dal processo costituente del Partito della Sinistra Italiana. Non è corretto considerare alla stessa stregua chi è disposto a spogliarsi delle proprie certezze e accettare la sfida e chi invece, troppo abituato a guardare il proprio ombelico, si tira indietro. Evitare di sciogliere questo punto, che è squisitamente politico, può significare un pregiudizio a danno di tutti e dell’associazione medesima nella fase cruciale che si apre. Nel progressivo e sempre più convinto convergere sul percorso che si è aperto, è anzi necessaria un’opera collettiva di tutti i compagni e le compagne per convincere anche i più scettici ad orientarsi verso una prospettiva che potrà presto valorizzare, più ancora di quanto accade ora, i loro sforzi e le loro preziose comunità.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, decisi di scomodare Dante, per creare una citazione
Nell’ottica, in conclusione, dell’evoluzione di un campo nuovo della politica e della sinistra nel quale tutti i compagni e le compagne a prescindere da trascorsi e appartenenze dovranno essere protagonisti, messi a confronto libero e aperto e messi in grado di decidere, ognuno elettore, ognuno eleggibile – la famosa questione dell’una testa un voto non può che declinarsi così – è necessario un supplemento di coraggio e generosità, senza residui. Sciogliere partiti, associazioni e movimenti di scopo aderenti al percorso, a partire da Sinistra Lavoro che già nel proprio atto fondativo conteneva questo impegno. Ciascuno, se è interessato, deve fare la sua parte, abbattendo i propri recinti.
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Sono nato nel 1984 a Treviglio, un centro operaio e contadino della bassa padana tra Bergamo e Milano. Ho imparato dalla mia famiglia il valore della giustizia e dell’eguaglianza, il senso del rispetto verso ciò che è di tutti. Ho respirato da qui quella tensione etica che mi ha costretto a fare politica. A scuola e all’Università ho imparato la grandezza della Storia e come essa si possa incarnare nella vita dei singoli, delle classi e dei movimenti di massa. A Genova nel luglio 2001 ho capito che la nostra generazione non poteva sottrarsi al compito di riscattare un futuro pignorato e messo in mora. Per questo, dopo aver ricoperto per anni l'incarico di portavoce nazionale dei Giovani Comunisti e avere fatto parte da indipendente della segreteria nazionale di Sel, ho accettato la sfida di Articolo 1 - Movimento democratico e progressista, per costruire un nuovo soggetto politico della Sinistra, convinto che l’organizzazione collettiva sia ancora lo strumento più adeguato per cambiare il mondo.
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