In Italia la lotta politica si è trasformata in una zuffa di tutti contro tutti fine a se stessa, e tal volta i toni rasentano il limite della cattiva educazione, che non è più espressione di idee e interessi sociali ma di interessi privati. I fenomeni filo fascisti non sono più degenerazioni folcloristiche ma preoccupanti azioni politiche. Si coalizzano con la destra della Lega Nord, si organizzano, si strutturano territorialmente. Praticamente, sino a qualche mese fa, abbiamo pensato che il fascismo fosse un particolare regime politico, e che fossimo ormai pienamente democratici. Non è così. Il capitalismo, invece, se guardiamo rayanhair, amazon, google, per fare qualche esempio, lo vediamo nel pieno del suo splendore e i capitali finanziari, multinazionali, accordi di libero commercio, sono mossi soltanto da avidità, accumulazione e profitto.
Ad essere minacciata oggi è la nostra Costituzione, nata appunto per ridare sovranità al popolo, per i diritti civili e politici, l’inclusione sociale, la redistribuzione della ricchezza, l’antifascismo e l’apologia. Oggi svuotata dai contenuti, viene a mancare la lotta politica vera e propria e non è la rissa, quella è un’altra cosa. Fatta questa premessa, l’interrogativo che mi sobbalza in mente è il seguente: cosa vuole la nuova sinistra? come si organizza? che programmi ha per l’Europa e per l’Italia?. Quello che c’è praticamente oggi è insufficiente, le sinistre che si organizzano in questi giorni portano a termine un operazione politica da pochi decimali. La sinistra non è più sinistra quando essa smette di lottare, quando ignora i trattati europei neoliberisti, quando ignora il movimento sindacale di base, quando dimentica la sua tradizionale forma di lotta.
Noi, e lo dico con franchezza, non stiamo più nei luoghi di lavoro e l’ Europa, al tempo stesso distrugge la socialdemocrazia. La sinistra non è più rivoluzionaria perché si è deciso, a mio avviso sbagliando, che la socialdemocrazia, oggi ostaggio dell’ Europa, fosse una via alternativa al socialismo e al comunismo. D’altronde bastano poche reminiscenze storiche per capire che lentamente, la sinistra negli anni si sgretola. Sogniamo tutti un unico grande partito da Sinistra Italiana ad Articolo 1, ma fatichiamo a concretizzare perché forse, ancora non abbiamo capito, che la sinistra o parte dalle lotte, dai territori, dai cittadini o non è sinistra. E se vogliamo un apparato elettorale o una qualsivoglia operazione di ceto politico come fu la famosa “sinistra arcobaleno”, noi perderemo ancora una volta. Perderemo perché non siamo riconosciuti. E se queste sono le premesse, la lotta politica in Italia la vedremo consumata tra i Cinque Stelle e Silvio Berlusconi (lega Nord e Casapound compreso) e non sarà un entusiasmante quadretto politico. Abbiamo già dato.
Tocca rimboccarsi le maniche, sporcarsi le mani, stare nelle lotte, magari attendere, rassettare le idee, organizzare le masse, agire di testa e di cuore, non basta un programma politico o un percorso di analisi intellettuale. Non possiamo permetterci il lusso di ignorare le disuguaglianze degenerate dalle politiche Europee, non possiamo permetterci di ignorare la critica al sistema capitalistico nella sua interezza perché ad oggi non abbiamo un idea di società e di partito popolare. Stare alle corde ed incassare i colpi è una strategia che potrebbe produrre una vittoria, se sappiamo cosa fare.
The Rumble in The Jungle è stato uno storico incontro di pugilato, disputato nel 1974, allo Stade Tata Raphaël di Kinshasa nello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), l’esempio lampante di lotta politica, perché sul quadrato del Ring, non c’era solo lo sfavorito Muhammad Ali a lottare contro il rampollo americano George Foreman. Al fianco di Alì c’era tutto il popolo dello Zaire, i giovani americani che rifiutarono di arruolarsi nell’esercito per le posizioni critiche verso la Guerra del Vietnam e la religione, c’erano i Black Panther. Alì, che non aveva nessuna possibilità di vittoria, restò alle corde incassando i colpi mortali del giovane Foreman, che però fu messo al tappeto all’ ottavo round. Per quale motivo? Perché Muhammad Ali agì con cervello, cuore, passione. Seppe aspettare, seppe essere inclusivo, capì che da solo non avrebbe mai vinto, per questo decise di lottare con tutta l’Africa, con l’America “negra”, capì che le vecchie strategie non erano sufficienti. Se oggi la sinistra, in Italia e in Europa, come Alì capisce questo, allora arriverà anche per noi il round decisivo, caso contrario resteremo immobili alle corde aspettando che l’arbitro suoni al più presto il Gong.
Sono nato nel 1985 a Nola, una cittadina della provincia napoletana, territorio vittima della camorra e dallo scellerato inquinamento ambientale definito "terra dei fuochi". Per questo ho scelto di lottare per una realtà diversa, a partire dalla realtà stessa. Scelsi di militare nel partito della rifondazione comunista e per circa dieci anni, ho intrapreso battaglie molto dure in un territorio molto complicato, in difesa del lavoro, a sostegno della legalità, a tutela dell' ambiente e dei beni comuni. Attualmente, insieme a tanti compagni, abbiamo dato vita ad un associazione politica culturale chiamata FRASTUONO, per la crescita del paese verso uno sviluppo armonico, sociale, culturale e morale. Seguo, con interesse i lavori costituenti per un partito della sinistra alternativa, conscio del fatto che essere comunisti e di sinistra è sempre stato difficile, oggi più che mai.
La Sinistra, Politica Interna,
di: Luigi Nappi,
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La Sinistra, Politica Interna, Società,
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