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Di sentenze, di vaccini e di altre sciocchezze

Una riflessione sul dibattito "vaccino si, vaccino no"

di: Luca Garau,

24 Maggio 2017

Categorie: Politica Interna, Salute

Il principio democratico può ritenersi una delle maggiori conquiste dell’uomo. Dalle polis greche a oggi, esperimenti letterari a parte, nessun metodo di formazione del processo decisionale relativamente, alla gestione della cosa pubblica, risulta essere più funzionale.
Che sia un’assemblea di condominio o uno stato di diritto, l’opzione che ottiene la maggioranza dei consensi, dei condòmini o dei consociati, viene assunta come decisione. Tutto ciò non impedisce alla minoranza di continuare a mantenere le proprie riserve sulla decisione, né tantomeno la distoglie dal provare a portare una nuova maggioranza sulle proprie ragioni.
È la bellezza della dialettica democratica.
Tuttavia, allo stesso modo, il principio democratico può diventare uno strumento pericolosissimo quando lo si travasa in contesti che necessitano di un’opinione qualificata e certificata.
È il caso delle scienze, del diritto applicato, delle arti.
In questi casi la maggioranza dei consociati non ha diritto a un bel nulla, né a decidere quale farmaco sia più indicato per una determinata patologia, né e sentenziare dell’innocenza o della colpevolezza di chicchessia, né di decidere cosa possa essere definito “bello” e cosa invece “brutto”.
Il rischio è una deriva “assemblearista” nella sua accezione peggiore, di ogni disciplina e nella pretesa di chicchessia di poter esprimere e pesare la propria opinione su qualsiasi argomento.
Alcune nefaste conseguenze sono oggi sotto gli occhi di tutti. La pretesa di decidere riguardo le vaccinazioni senza avere alcuna competenza medica; la tendenza a indicare plebiscitariamente, con la connivenza di un certo tipo di stampa, colpevoli e innocenti, senza alcuna competenza giuridica; la sempre più frequente confusione tra “bello” e “campione di ascolti o di incassi” relativamente alla musica, al cinema e alle arti in generale.
Questi sono solo degli esempi della degenerazione causata da una distorsione del principio democratico, i quali conducono ad affermare che la decisione da prendere, il giudizio da accettare non sia quella più corretta, ma quella che ottiene più consensi.
È la riproposizione uguale e contraria del 2+2=5 di Orwelliana memoria, dove a far passare per buona l’errata equazione non è il Grande Fratello, ma la Maggioranza, un antiLeviatano, altrettanto pericoloso.
O, detta più volgarmente, è la vittoria de “l’applausometro” come strumento universale dei giudizio.
La ricerca di informazioni, la sete di conoscenza, la semplice curiosità sono dei sentimenti nobilissimi che da sempre hanno spinto l’umanità a cercare di superare i propri limiti, migliorando la propria condizione. Ma ciò non va confuso con la pretesa di avere una qualche potestà decisionale in qualsivoglia ambito di dibattito.
Gli spazi di partecipazione democratica esistono e, ahinoi, spesso sono lasciati vuoti. Riappropriamoci del potere decisionale, riappropriamoci della partecipazione democratica, e rispettiamo il lavoro e le competenze specialistiche degli addetti ai lavori.
Ché di essere un popolo di allenatori possiamo pure permettercelo, ma pensare di andare oltre è folle presunzione!

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